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La condotta missionaria nel mondo multireligioso

E’ innegabile: la nostra società occidentale diventa sempre più multiculturale e multireligiosa. Tale dato non può essere ignorato da chi, come noi Cavalieri della Luce, vuole impegnarsi in azioni di evangelizzazione illuminate e sagge.

A partire dal Concilio Vaticano II, il dialogo interreligioso ha visto un crescendo che ha fatto passare dall’ostilità all’incontro. Certamente molti passi sono ancora da compiere. Tralasciando per un attimo le altre religioni non cristiane, basti pensare che nemmeno in casa nostra siamo uniti! Forse il più grande scandalo dei cristiani è che, dopo duemila anni dalla venuta di Cristo, ancora siamo divisi: un discorso troppo lungo e complesso da affrontare ora.

L’aspetto positivo di questi ultimi cinquantanni di dialogo ecumenico e interreligioso è stato lo spostamento dal notare quello che ci divide all’evidenziare quello che invece ci unisce.

Nella prassi delle nostre serate di evangelizzazione di strada, anche in una città che non sia metropoli, è sempre più facile incontrare persone non cristiane o non cattoliche. Come relazionarsi con loro senza svendere la nostra fede, ma senza nemmeno arroccarsi o peggio ancora voltando le spalle?

Ricordo con commozione un giovane ragazzo di 17 anni, nato in una famiglia musulmana (anche se non molto credente), incrociato in una serata di “La Luce nella Notte”. Alla sua giovane età era già stato due volte in carcere e un enorme bagaglio di sofferenza appesantiva il suo cuore. Lo ricordo ai piedi di Gesù Eucaristia, in lacrime, che continuava a ripetere “Gesù… Gesù”.

Come dissero gli apostoli al sinedrio “Noi non possiamo tacere”!

È finita l’epoca delle crociate, ma non quella delle buone battaglie. In passato, per la verità si ammazzava. Oggi, per la verità è forse necessario imparare ad amare, nel rispetto reciproco delle diversità e delle sensibilità culturali.

All’interno della Chiesa esistono alcune realtà che si occupano primariamente del dialogo, promuovendo incontri e offrendo spunti di riflessione alle varie autorità religiose.

In particolare segnalo il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e l’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA). Assieme raggruppano circa il 90% dei cristiani nel mondo. Negli ultimi cinque anni hanno lavorato assiduamente per stilare un documento che indicasse il modo migliore di gestire l’azione missionaria, sapendo che, ormai, l’intero Occidente è nuovamente terra di missione: è stato da poco pubblicato il breve testo Christian Witness in a Multi-Religious World: Recommendations for Conduct”.

Il documento afferma che annunciare la Parola di Dio è essenziale per il cristiano. Detto diversamente, se un cristiano non annuncia la Parola, è un cristiano “inutile” a se stesso. L’annuncio va però fatto in maniera coerente con i principi evangelici che si professano, con amore e rispetto verso tutti. Il documento prosegue in maniera molto concreta, indicando che nell’agire del missionario cristiano deve esserci anche un’attenzione specifica ad atti di servizio, come fornire istruzione, assistenza sanitaria, servizi di assistenza e atti di giustizia. Le parole non bastano, servono i fatti!

Il testo indica poi alcuni atteggiamenti che chi vuole compiere azioni di missionarietà deve tenere a mente: studiare, costruire, incoraggiare, cooperare, esortare e pregare.

Credo che lo studio sia non a caso il primo: troppi cristiani dimenticano in fretta il catechismo, non sapendo poi “rendere ragione della speranza che è in loro” (1Pt 3,15). È divertente seguire i quiz televisivi: spesso gli autori inseriscono delle domande di carattere religioso. Alla risposta del concorrente spesso mi chiedo dov’è quel 90% di italiani che si dichiarano cattolici. Possibile che solo in quel 10% siano pescati i candidati al gioco???

Il documento invita però anche ad informarsi sulla fede altrui, cosa semplicissima nell’era dell’informazione e della condivisione informatica. Spesso, con un piccolo sforzo di umiltà e di ricerca, avremmo quelle minime nozioni che ci permetterebbero di vedere quanto stupidi sono certi pregiudizi e potremmo evitare di condannare tante persone senza processo, con l’unica colpa di essere nati in un villaggio dove non esisteva la chiesa parrocchiale ma sale di preghiera di altre confessioni.

Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel presentare il documento ha ricorda che i cristiani hanno il dovere di “proporre una visione più ampia del dialogo”, ricordando che “non respingere nulla che sia vero e santo in ogni religione” è un principio cattolico.

Per quanti volessero approfondire possono cliccare qui.

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6 thoughts on “La condotta missionaria nel mondo multireligioso”

  1. Troppo spesso mantenersi nel contesto di un impegno ripetitivo su alcuni punti, senza approfondire, anichilisce lo slancio stesso della fede e dell’incontro con Gesù Eucaristia. Basta leggere la noia sui visi dei “parrocchiani” che “frequentano” la messa la domenica.
    Il vero impegno è, appunto, il continuo approfondimento e soprattutto la voglia d’impegnarsi, già su stessi, senza attendere che lo facciano gli altri. Ho sperimentato spesso lo scoraggiamento di fronte all’indifferenza, mascherato tanto da perbenismo ipocrita o meglio definito come “Politically correct”. L’incontro poi con confessioni diverse, specialmente quelle che sono rimaste vincolate ad una dimensione trascendentale della vita terrena che a noi oramai sfugge (perchè “indottrinati” dal “tutto subito a poco prezzo e secondo il mio capriccio”) ci spaventa e ci lascia spiazzati. Il non sapersi confrontare è una grave lacuna di identità. La sfida di oggi ed i continui richiami alla conversione che la Madonna ci manda nei messaggi di Medjugorje consiste proprio a ritrovare questo slancio “primitivo” ma primordiale.

  2. Grazie, Don Giacomo! Hai espresso perfettamente ciò che penso. Occorre informarsi, studiare, conoscersi, approfondire la propria e altrui fede per poter davvero dialogare. Altrimenti di cosa REALMENTE parliamo?
    In questo periodo sto leggendo un libro che mi è stato suggerito da un’amica musulmana (che ha un cuore grande come il cielo e un’apertura mentale davvero straordinaria). Non l’ho ancora terminato ma credo possa essere un utile strumento di approfondimento della questione del dialogo fra ebrei, cristiani e musulmani: François Jourdan Dio dei cristiani, Dio dei musulmani. Che cosa ci unisce, che cosa ci divide?

    Ogni volta che esco in strada durante la Luce nella Notte, il Signore mi fa incontrare fratelli musulmani che puntualmente, scavalcando in un secondo montagne di differenze e diffidenze, entrano in Chiesa con gioia! Ciò non significa che ci siano differenze, ma significa che tutto, di fronte alla grazia di Dio, può essere in un attimo superato.

    Grandi cose fa l’Onnipotente!

  3. Grazie don Giacomo! Una riflessione preziosa! Essere cristiani comporta in primo luogo amare Dio e amare il prossimo e credo che conoscere Dio e interessarsi all’altro nella sua totalità siano i primi passi da compiere.

  4. Grazie, don Giacomo. Essenziali sono il dialogo, il rispetto e, soprattutto per noi che siamo testimoni del vangelo di Cristo, l’amore che Lui ci ha insegnato. Ma per essere davvero cristiani, cattolici, occorre conoscere profondamente quello in cui crediamo, altrimenti, la nostra fede rimane sterile e non porta frutto. Davvero un’ottima riflessione, la tua.

  5. Grazie mille Don Giacomo!!!
    Le tue parole mi saranno di aiuto!
    In particolare perchè vivo questa divisione in famiglia. Mio papà è testimone di Geova.
    Ti chiedo una preghiera per la sua conversione e per la mia testimonianza.
    Un abbraccio

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