Evangelizzazione

Solo in Cristo c’è salvezza!

Ieri, partecipando alla Messa prefestiva della tredicesima domenica del tempo ordinario nella Cappella della Stazione ferroviaria centrale di Palermo, ho avuto modo di riflettere, nonostante il gran caldo, su alcuni importanti spunti offerti con grande perizia da frat’Alessandro Dibenedetto (Frati Minori). Il giovane amico francescano, che da anni conosco e che ammiro molto per il suo forte carisma, mi ha aiutato a fermare l’attenzione, durante la sua omelia, sulla donna del Vangelo che si avvicina per toccare il mantello di Gesù e viene guarita dalla sua malattia Cfr. Mc 5,25-34).

Tutti possiamo riconoscerci in questa donna, perché portiamo dentro di noi qualche ferita che ci logora nell’intimo. E’ la ferita del peccato che ci fa stare male e che spesso si aggrava perché ci rivolgiamo a falsi medici. Cerchiamo di risolvere la nostra infelicità con pseudosoluzioni che non fanno altro che aggravare la situazione, dimenticando che l’unico che può sanare le nostre ferite e può ridarci la gioia vera è Cristo. Eppure molte volte ci comportiamo come la gente che si accalcava intorno al Signore. Molti lo toccavano, ma solo la fede della donna riesce ad attingere alla “forza che era uscita da lui”. Anche noi tocchiamo Gesù quando ascoltiamo la Sua Parola, quando ci nutriamo del Suo Corpo e del Suo Sangue, ma potremmo con la nostra poca fede, con la nostra distrazione, essere come la folla che lo tocca, ma senza alcun effetto. Perché non basta andare a Messa. Il momento in cui ci incontriamo con Lui deve essere vissuto con grande fede, se vogliamo davvero che sani le nostre ferite, che ritorni nel nostro cuore la gioia che il peccato ci ha tolto.

C’è, poi, l’espressione evangelica molto interessante “udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello”. Davvero importante è la nostra testimonianza. In fondo noi, come battezzati e come Cavalieri della Luce, quando parliamo di Gesù, quando evangelizziamo soprattutto con le opere, non facciamo altro che condurre al Signore quanti hanno bisogno di essere guariti. Una volta sperimentata la guarigione del cuore, non possiamo chiuderci egoisticamente in una fede intimistica, ma dobbiamo indicare agli altri la Fonte della Salvezza.

Essere parrocchiano di fra’ Alessandro, in un luogo che vede passare tanti viaggiatori provenienti da ogni parte e che bene rappresenta il viaggio come metafora  della vita, mi ha permesso di riflettere molto su questi aspetti che ho voluto condividere con voi, cari lettori. Che la nostra fede sia così forte da toccare il lembo del mantello con la consapevolezza che solo Gesù ci salva e ci guarisce!

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