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Nuova evangelizzazione: due provocazioni

Molti sono intervenuti sul tema della nuova evangelizzazione, ma vorrei accostare due voci che mi hanno fatto riflettere nelle loro affermazioni.

Eugenio Scalfari, laico non credente, grande amico del Cardinal Martini, parla spesso dell’importanza di proseguire il dialogo tra la chiesa e la modernità, ‘un’epoca che ha combattuto l’assoluto mettendo al suo posto il relativismo. Ha detronizzato la metafisica, ha sottolineato l’autonomia della coscienza e il desiderio della conoscenza. Ha affidato l’etica all’autonoma responsabilità dell’individuo’.

Egli afferma anche, a mio parere, in modo provocatorio: ‘Il tempo delle evangelizzazioni è finito ed è cominciato invece il tempo delle fertili contaminazioni tra diversi, animati da sentimenti di carità. La carità come la intendeva Gesù quando esortava ad amare il prossimo come si ama se stessi. Per lui quello era il solo modo di adorare il Dio di tutti e di ciascuno. Per noi è la visione del mondo dei giusti, un’utopia che può realizzarsi se ciascuno di noi lo vorrà’ (La Chiesa. Il dialogo possibile tra fede e modernità, in La Repubblica 25 ott 2012).

Una visione certamente discutibile la sua, ma che ci richiama con forza alla necessità di assumerci la responsabilità in prima persona, metterci in gioco e lasciarci animare da una carità che ha radici divine.


Anche Marco Guzzi, poeta e filosofo, parla da anni di questa epoca di crisi definendola un impantanamento, ma il suo sguardo riesce anche a intravedere un futuro di risurrezione: ‘Noi cristiani però siamo chiamati ad apportare in questa discussione il contributo straordinario della nostra lettura messianica di questa fase, e cioè la considerazione che questa Nuova Umanità, meno bellica (separativa-oppositiva) e più relazionale, che sta tentando di emergere in noi, non nasce dal nulla, ma è la medesima figura di umanità che il Cristo Gesù ha incarnato, testimoniato, e inseminato in noi duemila anni fa, e che proprio adesso si mostra come l’unica possibilità di sopravvivenza per la stessa specie umana. Si apre perciò un tempo di annuncio dialogante o di dialogo annunciante, […]’.

Aggiunge, poi, con tanto realismo: ‘Siamo noi cristiani cioè i primi destinatari di questa Nuova Evangelizzazione, siamo noi per primi chiamati a fare un’esperienza più radicale e più profonda del mistero della rigenerazione trans-egoica della nostra identità umana, per poter spiegare e testimoniare questo miracolo in modo credibile ai nostri contemporanei, che sono inconsciamente pressati nella stessa direzione’ (www.marcoguzzi.it Globalizzazione e Nuova Evangelizzazione, 13 ottobre 2012).

Anche in queste affermazioni si sottolinea l’importanza di un’esperienza di risurrezione che per primi come cristiani siamo chiamati a fare e poi a trasmettere.

Nuova Evangelizzazione: fertile contaminazione tra diversi, animati da sentimenti di carità tempo di annuncio dialogante o di dialogo annunciante… nuove grandi visioni che ci permettano ‘di guardare al domani con gli occhi della speranza, senza le lacrime della disperazione’ (Sinodo dei Vescovi XIII Assemblea Generale Ordinaria, La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, Lineamenta, n 24).

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1 thought on “Nuova evangelizzazione: due provocazioni”

  1. Il dialogo come lo intende il signor Scalfari è l’annullamento di ogni verità in uno scambio in cui ogni idea ,ogni opzione è sullo stesso piano in cui ogni cosa che l’uomo liberato pensa può fare. A noi Cristo ha detto “io sono la via , la verità e la vita”, quindi per il Cristiano qualsiasi tipo di dialogo-comprensione deve essere fatta in questa luce.Poi la nuova evangelizzazione, non deve essere altro che un radicarsi sempre di più in Gesù nella sua parola e nel magistero della Chiesa. La crisi-la fine di un tempo che oggi è in atto poi, non è altro che fine di un mondo e di un modo di pensare,in cui l’uomo a creduto di potere operare escludendo Dio, il mondo “MODERNO” nato dall’illuminismo
    di cui Scalfari è stato un alfiere e propagatore di idee.Anche noi Cattolici moderni siamo imbevuti di queste idee,restiamo-ritorniamo ad ancorarci a Cristo e tutti ci comprenderanno ,come tutti compresero gli apostoli a Pentecoste.

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