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E’ natale, ricominciamo!

Presa da un forte stimolo, ho iniziato a pensare seriamente a cosa fosse il Natale per me.

Spesso e volentieri sono andata avanti negli anni a fare le cose perché andavano fatte, perché erano di tradizione, ma non certo per il senso, per il significato o il valore che avevano per me.

In questo periodo così difficile e frenetico, ho deciso di cogliere al volo un invito: due ore di adorazione il sabato sera, nel periodo di Avvento, in preparazione al Natale.

Ho cercato di staccare completamente da tutto per trovare un momento di silenzio e mettermi in ascolto.

All’inizio, la mia mente sembrava un minestrone di pensieri, paure, incertezze, gioie e domande. Nel mentre cercavo di prendere singolarmente tutto ciò che mi passasse per la testa, all’improvviso ho sentito arrivarmi come un tuono questa frase che veniva letta:

“I corpi raccontano la vita”.

Questa frase mi risuonava dentro, mi ha riportato alla realtà e all’attenzione su quanto veniva letto.

Da qui ho iniziato a pensare al Natale per me. Perché si stavano leggendo queste cose e soprattutto perché mi risuonavano così tanto dentro e cosa mi volevano dire?

Il Natale si, è una festa cristiana che si celebra il 25 dicembre con la nascita di Gesù Bambino… E poi la veglia di Natale, il pranzo con i parenti e i regali sotto l’albero, ma soprattutto con il tesoro più grande che abbiamo:

la famiglia! La gioia e la felicità nell’attesa di quel giorno da passare tutti insieme… abbracciare, ridere e scherzare con le persone che più ami e che più ti amano.

Mentre sentivo e pensavo tutto questo, mi ritorna di nuovo quella frase: I corpi raccontano la vita.

I nostri corpi raccontano quella vita che hai vissuto, o che invece devi ancora vivere, quella che vorresti rivivere o dimenticare. Il mio corpo racconta le scelte che ho fatto, il corpo è la mia storia.

Ho rivissuto nello stesso momento tutte le mie sofferenze, paure, ferite, tradimenti, fallimenti e quelle relazioni “usa e getta” che cercavano di compensare i vuoti e le ferite che tanti hanno contribuito ad aumentare.

Un silenzio dilagante mi ha avvolto, quasi da fare paura.

Poi ho capito che in quel silenzio c’era Lui, colui che nasce a Natale e che viene a prendere i miei pesi, le mie fatiche e le mie ferite, cioè tutta la mia storia per riaccenderla e trasformarla in luce.

E mi ritrovo a cantare a mente quella canzone:

“io sono qui, non ti lascio mai, guardami sono io, non temere, spezzerò per te tutte le catene, tornerai a volare… tornerai da me…”.

Mi sono sentita invasa da un senso di pace e fiducia raramente provato dopo tutte quelle sofferenze rivissute in poco tempo.

È l’amore, l’amore vero e profondo, spensierato e disinteressato, quello che ho sentito in quel momento ed è lo stesso che trasforma un bambino in un adulto. Quell’amore che dobbiamo provare per noi stessi, per i nostri corpi e per tutto ciò che ci viene donato ed è proprio attraverso questo che posso sperimentare la gioia di amare, di prendermi cura non solo di me stessa, ma anche degli altri.

Natale significa che, se Lui torna di nuovo, possiamo ricominciare da capo a condizione che riusciamo ad affidare tutto nelle sue mani.

Lui ci prenderà, ci curerà, ci darà importanza e ci modellerà in visione della Pasqua.

Vorrei tornare con quella luce negli occhi che avevo da bambina. Il Natale per me è ricominciare.

Rivoglio quella luce, voglio ricominciare!

Valentina Talevi

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