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…è solo la possibilità di non perdere chi siamo!

…Per un momento tutto tacque, l’orologio sembrava essersi interrotto. I miei occhi erano chiusi e privi del desiderio di aprirsi, nessuna sensazione poteva appagarli maggiormente che non quell’abbraccio…

Mi persi nel mondo delle emozioni che mai si erano rivelate più sincere.

Era un abbraccio che poteva durare per sempre, un abbraccio dentro cui trovavo rifugio dai pensieri, dalle preoccupazioni, dai giudizi…

I nostri cuori effondevano una luce senza eguali, che a poco a poco andò a illuminare ogni linea del gesto. A quel bagliore si aggiunse una lacrima che si accese lieve prima di scivolarmi sul viso piccola e leggera, eppure tanto intensa.

Quelli erano gli attimi in cui ogni rancore, ogni ferita, ogni pianto del cuore si riversava in un buco nero destinato a sparire per sempre, ricucito di quella luce che sovrastava ogni cosa quasi per magia… quella magia che si crea solo con le amicizie, con l’affetto e con l’amore.

Poi un suono piacevole giunse alle mie orecchie interrompendo l’atmosfera che si era creata in quell’intreccio di braccia e cuori.

Era il canto di un passero che sostava lì accanto, e fu in quel momento che un raggio di sole ridente si intromise nella scena. Gli occhi mi si schiusero e tutto si disperse in un soffio. Ancora una volta una bella giornata, eppure costretti nei confini delle mura di casa, della solitudine e della quotidianità…

ancora una volta mi ero trovata a ricordare in sogno ciò di cui più percepivo la mancanza e il disperato bisogno della possibilità di trovare ristoro nelle persone a cui io volevo bene e che me ne volevano a loro volta.

Ma purtroppo per la società questo era l’ultimo dei beni che si dovesse desiderare.

Si parlava di emergenza: Paesi interi, nazioni, continenti caduti uno dopo l’altro come pedine di un domino.

Il mondo unito sotto lo stesso dramma… così unito ma mai come ora così diviso e isolato.

Nessuno si aspettava si potesse giungere a tanto… nessuno credeva che in così breve tempo l’emergenza sanitaria potesse mettere in crisi i singoli come le istituzioni, l’economia, la politica, tutti gli ambiti a noi vicini e lontani. Famiglie messe in ginocchio davanti ad aperture delle scuole a singhiozzo; professori costretti ad accettare la precarietà dell’istruzione dei propri alunni nascosti dietro ad uno schermo; ragazzi impossibilitati nel loro bisogno di spazi e movimento…

L’uomo è un essere sociale, improntato sul bisogno irrevocabile di affidarsi ed essere in relazione con gli altri.

Da questo si crea una fittissima rete di intrecci che ci lega al mondo intero, e in una situazione simile ciò si dimostra fatale. E’ sufficiente continuare la propria vita in tutte le sue sfumature a portare alla ribalta la salute fisica di tutti. Il sistema sanitario collassa non essendo più in grado di curare moltissimi malati, e non possiamo non tacere e soprattutto non agire.

A questo punto il rimedio è distruggere le vie di contatto, è porre limitazioni e misure di contenimento su tutti gli ambiti.

Purtroppo, però, è un’altalena in cerca di equilibrio dinamico… nelle restrizioni prendono vita paure, incertezze… si anima una continua ricerca destinata a fallire. In questa tensione la società si logora, i negozi chiudono e l’economia arrestata ha il volto di famiglie che popolano la nuova fascia di povertà.

Ma la vera povertà che si è creata è nell’individuo.

Nel cercare di uccidere il virus, senza fare distinzione tra ciò che è bene e ciò che è meglio, abbiamo intanto fatto morire tanto altro…

Disorientati nel luogo che meglio conosciamo; catapultati in una vita opposta alle libertà di cui sempre si è stati padroni; scombussolati e privi di una rotta dove dirigerci; appesi al filo delle decisioni politiche… In qualche modo tutti ci siamo ritrovati a vivere un periodo ricco della necessità di avere sempre di più, nulla era mai abbastanza; tutti ci siamo ritrovati a porci domande incapaci di trovarvi risposte; tutti abbiamo scoperto cosa sia la solitudine, ma una solitudine non solo dovuta dalla distanza dagli altri… ma anche alla distanza da noi stessi, da quei tratti del nostro carattere di cui pensavamo di essere padroni e sovrani.

Ciascuno, nel momento in cui ha davvero aperto gli occhi a questa realtà ed è stato costretto ad accettarla, ha reagito in modo diverso.

In situazioni familiari già precedentemente difficili ci si è trovati a vivere l’Inferno senza vie di fuga; c’è chi non ha potuto dire l’ultimo addio ad un malato che non si poteva andare a visitare; chi non ha saputo difendersi dalle proprie ansie e si è lasciato impossessare da un timore sempre crescente che lo ha portato a vedere l’amico come un possibile nemico. Qualcuno è caduto in mano alla noia spegnendo quella forza di vita che prima lo animava; qualche altro ha preferito l’indifferenza passando sopra a sentimenti e percezioni arrivando al punto di non saperle più riconoscere né potersene riappropriare, estraneo a tutti e ora anche a sé stesso… C’è chi ha avuto la fortuna almeno della compagnia della primavera e della vita che nessuno ha sottratto alla natura, ma altri hanno dovuto rinunciare persino a quella visione cadendo nella depressione di un mondo senza segreti da svelare.

A poco a poco, senza neppure rendercene conto, lamentela dopo lamentela

abbiamo perso la capacità di ringraziare.

A poco a poco ci siamo abituati alla facilità che c’è nell’essere apprezzati attraverso la tecnologia, al non poter origliare male parole sul nostro conto e ad essere spigliati e divertenti nelle relazioni. Abbiamo incominciato a non disdegnare l’idea di poter lavorare comodamente seduti su una poltrona, o di non doverci svegliare ore prima per sorriderci allo specchio ma apparire comunque perfetti. Quanto ci ha rilassati non dover essere sempre in ritardo per qualcosa, non doverci preoccupare di niente e di nessuno fuorchè noi stessi…

ma la verità è che se non aiutiamo gli altri non saremo in grado di soddisfare neppure la nostra ombra.

Per fortuna tra tutti qualcuno è rimasto desto, ha digrignato i denti e si è liberato degli schemi imposti dalla società.

E’ salito su un tetto per osservare ogni cosa da una prospettiva nuova e altrettanto vera. Chi mai avrebbe pensato si potesse trovare un severo allenatore nelle scale del proprio palazzo? Chi mai si sarebbe seduto a tavola con la propria famiglia a ogni pasto del giorno? Chi avrebbe provato a dare un senso alla moltitudine delle cianfrusaglie che si hanno in casa scoprendone l’ingegnosità?

Ci sono così tante cose che definiamo banali eppure non lo sono affatto.

Quanto è scontato oggi dire “grazie”,

e quanto invece non lo è soppesare davvero il carico di significato che ha questa semplice parola rendendoci conto realmente dell’amore e del sacrificio che le persone che ci sono accanto nella quotidianità fanno per noi ogni giorno, dedicandovi anima e corpo, che ci inducono a dirla.

Quanto ha perso valore dire “ti voglio bene”

guardandosi negli occhi, e scegliere di mettere qualcuno davanti a te per prendertene cura e tenere allenato l’amore che è carburante della nostra vita… ma senza farne un vanto, bensì un continuo susseguirsi di piccole azioni silenziose che senza il nostro comando possono guarire cicatrici secolari provocate per errore o distrazione.

Anche nel litigare perché portati all’esasperazione nel convivere settimane con le stesse persone ci ha permesso di rivelare quei lembi piegati che nascondevano mondi.

In una simile situazione non esisteva più vicino o lontano, ma anzi abbiamo ripreso più frequenti contatti con persone che prima sentivamo meno poiché più distanti rispetto ad altre di cui potevamo godere la compagnia in qualsiasi momento.

Abbiamo scoperto passioni che non sapevamo di avere nei tempi morti da riempire; abbiamo forse per la prima volta dedicato del tempo a pensare e realizzare regali di compleanno che potessero davvero disegnare un sorriso sul volto del destinatario, anziché comprare la prima cosa nel negozio dietro l’angolo; ci siamo accorti di cosa nella nostra vita di tutti i giorni davvero ci appagava e cosa no… e soprattutto siamo stati costretti a passare in esame ogni nostra fede o credenza, e a mettere alla prova noi stessi nel conoscere i nostri limiti più profondi che sempre abbiamo mascherato agli atri e al nostro riflesso.

Alla fine di tutto sappiamo di non potercela davvero cavare da soli, ma non per questo non possiamo provare a camminare sulle nostre gambe ed essere qualcuno anche nel nostro piccolo.

Al primo riaprire di scuole e barriere ci siamo riversati nelle strade, ma non senza mantenere un più profondo distacco dovuto forse alla consapevolezza di alcune fragilità, incertezze… in qualche modo siamo rimasti segnati in modi differenti da questo isolamento, non sappiamo più se fare affidamento a noi o agli altri.

Abbiamo timore di esporci al mondo ora che ne avevamo costruito uno che girasse intorno noi… e abbiamo bisogno di riprendere confidenza con la salita in cordata.

Ma ricordiamoci sempre che comunque si scelga di camminare per arrivare alla vetta bisogna guardare prima dinanzi a noi, e passo dopo passo si allungherà lo sguardo e accorcerà il cammino.

Nessuno è perfetto e non tutte le strade facili, ma qualunque sia il sentiero che si salga, prima o poi arriveremo su quella cima. E da lì potremo fermarci a godere un panorama mozzafiato che rimarrà sempre nel nostro sguardo a rendere positiva anche la fatica di aver portato uno zaino sulle spalle. Ciò che conta è non rimanere seduti a valle, e il resto verrà da sé.

Cercare il positivo in una situazione che è apparentemente solo che negativa non è voler fuggire la realtà, non è essere insensibili, neppure non combattere perché si possa risolvere questa verità, ma è solo la possibilità di non perdere chi siamo, di tener desta la grinta per lottare, di alleggerire il carico a noi stessi e a ciascuno, è permettere che tutto possa concorrere al bene ed è continuare a camminare anche là dove si presenta l’ostacolo.

Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché chi davvero ama ha altro a cui pensare piuttosto che soffermarsi sulle proprie paure.

L’amore attende, non è invadente e non grida mai;

se parli ti ascolta, tutto sopporta, crede in quel che fai…

E chiede di esser libero alle volte,

e quando torna indietro ti darà di più…”


“Se non ami” (Nek)

Lucia Rota
Vincitrice I premio

Nell’ambito del concorso annuale del Rotary “Legalità e Cultura dell’Etica” quest’anno il Concorso Nazionale era sul tema:

“Emergenza sanitaria ed economica tra diritti, libertà sospese, solidarietà e interessi comuni: il ruolo delle istituzioni e dei cittadini”
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