Pensieri e RiflessioniSpiritualità

Dalla forza della battaglia alla brezza leggera… ho cambiato prospettiva!

In questo periodo la spinta al cambiamento sembra messa in ombra da tutto quello che stiamo vivendo (Covid, lockdown, ecc.) ma è solo un’impressione superficiale, perché se guardo meglio dentro di me e faccio un po’ di spazio e silenzio in una confusione che vuole rubare la scena,

mi rendo conto che già quello che stiamo vivendo è l’inizio del cambiamento stesso.

Per spiegare meglio questo concetto, devo partire “dall’immagine simbolo” che sento che la mia anima mi ha suggerito a ottobre dell’anno scorso.
Uno dei miei detti che mi porto come “motivatore” per affrontare le varie situazioni che richiedono impegno è sin dai tempi della comunità, una frase che ho letto da qualche parte in cui Gesù dice a Santa Giovanna D’Arco:

Tu dà battaglia, che la vittoria te la do io.


Non so se Gesù abbia detto veramente questa cosa, però mi è piaciuta e l’ho fatta mia. Questo per dire che il mio “simbolo” è stato sempre caratterizzato dalla battaglia, dalla forza, da qualcosa che, come l’araba fenice, nascesse dalle rovine come forza di resurrezione, di cambiamento. 


Invece questa volta, ho sentito che per questo nuovo cambiamento c’è bisogno non del Dio degli eserciti, ma del Buon Pastore, del Dio della Pace che, come ci racconta Elia, non nella potenza di un terremoto e nemmeno nell’impeto di un uragano ma nella “brezza leggera” lo si può incontrare.

Quindi come “immagine simbolo” per questa nuova fase di cambiamento,

ho visto un piccolissimo “seme di senape” che è il più piccolo tra i semi della terra, ma che una volta piantato fa dei rami così grandi che gli uccelli del cielo trovano riparo e fanno il loro nido.

Ero indeciso, perché mi piaceva anche l’immagine del bruco che si trasforma in farfalla. Però pensando al seme, sento che il seme ha tracce antiche che da stagione a stagione rinnova semplicemente se stesso in un processo che lo porta a definire sempre di più se stesso, la sua natura, la sua vocazione e il motivo per cui è stato pensato e creato.
Il seme semplicemente rivela la sua vera natura, chi è nel suo profondo.
Allora questa è l’immagine della trasformazione della mia anima, che vuole essere uno sbocciare della motivazione per cui è stata creata, la sua vocazione.


Certo, il seme è anche il simbolo della piccolezza, della fragilità e del bisogno.

Perché il seme senza il seminatore non può nulla da sé.

È qui il tempo che sto vivendo trova il suo percorso di cambiamento già da subito. In un tempo dove un piccolissimo virus si è intestardito ad attaccarci tutti e ad arrivare fino a casa mia per farlo.
Non puoi fare nulla contro questo virus, ma a differenza sua io mi sono chiesto come potevo vivermi questo momento,  che scelte potevo fare, come potevo sfruttare questo tempo e farlo diventare un tempo fruttuoso di preparazione al cambiamento che comunque stava per arrivare.

Ecco che inizia la missione del piccolo semino, che si abbandona fiducioso nelle mani dell’agricoltore pronto ad essere gettato nel terreno buono. E il passaggio che sono chiamato a fare quest’anno è proprio questo. Dopo tanti anni che sono stato chiamato a fare tante cose pe rportare le comunità avanti, anche nonostante tanti impedimenti e difficoltà,

ora in questo passaggio il Signore mi chiede non di fare, ma di essere, di esserci semplicemente.

Lasciarlo fare e rimanere alla Sua presenza con fiducia filiale, con tutto il cuore e con tutta la gioia di chi sa che è in buone mani. E in realtà quello che non sapeva il virus è che in questa situazione mi ha dato la possibilità di ascoltarmi e prendere contatto con il semino che mi aspettava. Lui certamente non sapeva

che per lasciare che Dio ti trovi, devi fermarti.

Quindi penso che uno degli obiettivi che mi posso dare per quest’anno è dedicare maggior tempo alla preghiera di comunione e crescere nell‘In Manus Tuas senza mettere da parte le cose che devo fare, anzi, sempre di più imparare a farle con Lui cercando di rimanere nel Suo Amore.

Talvolta mi torna l’immagine di me che sono sul ciglio della montagna di Capri, e li devo fare il passaggio dal tenere la testa bassa e avere paura di cadere ad alzare la testa e godermi un panorama meraviglioso del golfo di Napoli. Sono pronto a rialzarla e a contemplare le meraviglie che Dio sta compiendo in me e attorno a me.

Ringrazio il Signore che continua a camminare nei sentieri della mia storia, lo ringrazio perché ancora una volta mi è venuto a cercare e mi ha rimesso davanti il progetto che vuole realizzare con me/noi, rinnovando così la Sua fiducia per me, il Suo amore, la Sua stima.
Certo, il passaggio dal fare all’essere per me è una morte, ma d’altra parte se questo semino vuole diventare un arbusto grande e offrire i suoi rami agli uccelli del cielo per dargli un riparo, una casa ai piccoli che non ce l’hanno, in qualche modo deve morire prima, per poi portare frutto, vita!

Diceva San Francesco che un solo raggio di sole è sufficiente a cancellare milioni di ombre.
E gioia sia! 

Tommaso Colella

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