Evangelizzazione

Cosa significa vivere la centralità eucaristica (parte prima)

Non basta stare davanti all’eucarestia in adorazione, non basta andare alla celebrazione eucaristica e comunicarsi. Se il nostro cuore, la nostra mente sono sempre distratti in mille occupazioni, anche sante, il Signore non può condurci passo passo e noi non possiamo portare avanti l’opera che ci è stata affidata secondo i suoi disegni. Vivere la centralità eucaristica è il trarre forza da questi momenti, che ci devono assolutamente essere e che devono essere vissuti col cuore, per poi custodire in ogni istante della giornata Gesù nel cuore, alimentare la sua divina presenza in noi, ascoltandolo, pregandolo, permettendogli di agire in noi e attraverso di noi. Significa orientare tutta la giornata al momento culmine che vivremo, se ancora non siamo andati a Messa, oppure custodire quanto vissuto, se già ci siamo andati. Significa permettere a Gesù di dimorare in noi in modo sempre più costante e definitivo perché sia Lui a vivere in noi definitivamente.

Giovanni Paolo II, parlando ai giovani missionari che a Roma nel centro storico hanno vissuto un’intensa missione di strada nell’ottobre del 2004, ha detto:

Non stancatevi mai di celebrarla e di adorarla, insieme con tutta la comunità cristiana, soprattutto alla Domenica. Sappiate metterla al centro della vostra vita personale e comunitaria, affinché la comunione con Cristo vi aiuti a compiere scelte coraggiose. In secondo luogo, la passione missionaria. Non abbiate paura di rendere ragione della speranza che è in voi (cfr 1Pt 3,15), una speranza che ha un nome ben preciso: Gesù Cristo! Questa speranza va trasmessa ai vostri coetanei andandoli a cercare, offrendo loro vera amicizia e accoglienza, conducendoli a scoprire il grande dono dell’Eucarestia. Infine, per facilitare l’incontro del mondo giovanile con una vera spiritualità eucaristica, non stancatevi mai di formarvi alla scuola dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera, della celebrazione dei sacramenti. Ricordate sempre che il primo luogo dell’evangelizzazione è la persona umana, verso la quale l’Eucarestia ci spinge, chiedendoci capacità di ascolto e di amore. Così anche i vostri amici potranno accogliere come Maria, “donna eucaristica” (cfr Ecclesia de Eucarestia, n. 53), nel proprio cuore, il Verbo che si è fatto carne e ha posto la sua dimora tra noi (Discorso di GIOVANNI PAOLO II ai giovani della diocesi di Roma partecipanti alla missione “Gesù al centro” sabato, 9 ottobre 2004).

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5 thoughts on “Cosa significa vivere la centralità eucaristica (parte prima)”

  1. Si , don Davide , non bastano determinati gesti se questi non sono quel seme , quella virtualità , che impregna poi tutta la vita …;noi laici conosciamo la difficoltà di agire contemplando , nello stesso tempo , Cristo che vuol farsi presente nel nostro vivere…; Theilhard de Chardin – gesuita scienziato e mistico – capiva che il lavoro umano può divenire il Corpo stesso di Cristo ( ebbe la visione di un’Ostia grandissima che si allargava e prendeva il posto del mondo intero…)

  2. Sì, ” Gesù al centro ” se, diventando docili come bambini,
    permettiamo l’effettiva Azione dell’Eucaristia che ci spinge
    verso: ” il primo luogo dell’evangelizzazione è la persona umana “. Il nostro Sì, con la Grazia del Signore, sia totale!
    ” Totus Tuus ” , come la Vergine Maria “Donna eucaristica” Più siamo vuoti del nostro io, più siamo dimora benedetta, accogliente e privilegiata, del Verbo di Dio, Gesù Cristo;
    che si è fatto carne… Grazie Don Davide!!! E Gioia Sia !!!

  3. Se malgrado metti Gesù Eucarestia al centro della tua giornata e delle tue azioni, con fatica ti trascini ogni giorno perché hai perso la gioia e la speranza a causa di grandi tribolazioni, cosa fare se non offrire la tua sofferenza a Gesù e dirgli quasi a denti stretti:” Signore fa che riesca a bere fino all’ultima goccia questo calice del tuo sangue”, e allo stesso tempo il mio cuore viene squrciato maggiormente, ma non riesco ad offrire con generosità, amore e fiducia ma con paura. Le parole le tiro fuori con la tenaglia, tra una lacrima e l’altra. Che Dio mi faccia la grazia di donarmi con amore.

  4. Cara Maria Rita, anima eletta e prediletta da Dio sentire tutta la natura che si ribella non è peccato……imitare Cristo è anche dire al Padre di passare il calice senza berlo per poi subito dopo dire sia fatta la Tua volonta. Anche se non ti sembra così per offrire la propria sofferenza a Cristo bisogna essere generosi,amando e fiduciosi
    Dio ti benedica

  5. Maria Rita la tua esperienza è anche la mia,ora ti ricoderò nella Santa Messa ogni giorno…Qui a Sassuolo abbiamo l’adorazione perpetua del Santissimo 24 ore su 24 nella Cappella dell’ospedale,una Grazia,quando finisco l’ora notturna di preghiera,non è che materialmente cambi la mia situazione,il travaglio rimane lo stesso,ma c’è nel profondo una certezza,uno sguardo diverso sulla giornata,un qualchecosa di bene che non è mio,viene ad abitare in me e ti spinge nel bene a vivere ogni azione della giornata.
    Gesù mi aiuta a vivere una situazione che non riuscirei ad affrontare…

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