Evangelizzazione

Card. Van Thuan, per tredici anni rinchiuso in isolamento, ci spiega l’Eucarestia…

Per dire “come” avviene la presenza reale del Cristo nell’eucaristia, la dottrina sulla transustanziazione, il secondo canone del concilio di Trento sostiene che la presenza sostanziale del Cristo nell’eucaristia si realizza per la “meravigliosa e singolare conversione di tutta la so stanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, mentre rimangono solamente le specie del pane e del vino, conversione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione”. Con il termine “transustanziazione” (lett. cambiamento di sostanza) si vuole dire che il cambiamento avviene attraverso la trasformazione (conversione) sostanziale del pane-vino in corpo-sangue. Ciò che muta è la sostanza, realtà metaempirica (al di là di ciò che possiamo osservare scientificamente), non la composizione chimica delle specie che resta immutata.

Approfondiamo qualche aspetto teologico e lo facciamo ascoltando un santo dei nostri tempi: il Cardinal Van Thuan.

Il senso del “miracolo eucaristico” si trova nel fatto che in forza dell’invocazione dello Spirito (epiclesi) e delle parole consacratorie (vi verborum) le sostanze del pane e del vino sono convertite nelle sostanze del corpo e del sangue del Signore, senza mutamento degli accidenti, per cui il modo di presentarsi della sostanza rimane quello del pane e del vino. In una sola cosa gli accidenti condizionano la presenza: nel fatto che se essi scompaiono, scompare anche la presenza. Questo perché se non c’è più pane e non c’è più vino scompaiono i segni sacramentali che Cristo ha scelto per entrare in comunione con gli uomini e quindi non c’è più presenza. Così intesa la dottrina porta a non confondere le qualità degli accidenti (peso, forma, quantità, colore, odore) con la presenza di Cristo che, pur contenuto realmente nel pane, non è sottoposto alle sue limitazioni. Sul piano della localizzazione, poiché la sostanza di cui si parla è quella del Cristo attuale, che possiede un corpo glorioso, essa è sempre estensiva. Dire quindi che Cristo che viene spostato localmente attraverso lo spostamento dell’ostia o che viene chiuso nel tabernacolo, sono solo “modi di parlare” perché il corpo eucaristico non può essere limitato o ristretto dai confini dell’ostia consacrata. L’esempio classico è quello della presenza dell’anima nel corpo. Benché inoltre la terminologia eucaristica separi il discorso sul corpo e quello sul sangue, si deve ricordare che il Cristo eucaristico è sempre intero (Christus totus), presente in corpo, sangue, anima e divinità. In forza del principio di concomitanza (vi concomitantia) con il corpo diventa presente anche il sangue e con il sangue anche il corpo e attraverso essi la divinità e l’anima del Cristo. Per lo stesso motivo, proprio perché si tratta di una presenza sostanziale e non fisica, Cristo è lo stesso nell’intero e nei molteplici frammenti (tota in toto et in omnibus partis).

A questo proposito forse potranno risultare più chiare le parole di un grande testimone della fede, il card. Van Thuan, che per tredici anni fu rinchiuso in un carcere di isolamento a causa della sua fede cristiana. Il suo racconto fà comprendere, al di là delle disquisizioni meramente teologiche, la portata di ciò che accade nell’eucarestia e con l’eucarestia: Quando fui arrestato, non mi lasciarono niente in mano, ma mi permisero di scrivere a casa per richiedere vestiti o medicine. lo chiesi che mi inviassero del vino come medicina per lo stomaco. L’indomani, il direttore della prigione mi chiamò per domandarmi se soffrissi di mal di stomaco, se avessi bisogno di medicina e, alle mie risposte affermative, mi diede un piccolo flacone di vino con l’etichetta: “medicina contro il male di stomaco”. Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita! Così, ho potuto celebrare ogni giorno la Messa con tre gocce di vino e una goccia di acqua nel palmo della mano e con un po’ di ostia che mi davano contro l’umidità e che conservavo per la celebrazione. Poi, quando ero con altre persone di fede cattolica, venivo rifornito di vino e di ostie dai familiari che andavano a trovarli. Sia pure in modi diversi, ho potuto celebrare quasi sempre la Messa, da solo o con altri. Lo facevo dopo le 21,30, perché a quell’ora non c’era più luce e potevo organizzarmi affinché sei cattolici fossero insieme. Tutto il gruppo dormiva su un letto comune, testa contro testa, piedi fuori, venticinque per parte. Ognuno aveva a disposizione cinquanta centimetri, eravamo come sardine!

Quando celebravo e davo la comunione, sciacquavamo la carta dei pacchetti di sigarette dei prigionieri e, con il riso, la incollavamo per fame un sacchetto dove mettervi il Santissimo.

Ogni venerdì, era prevista una sessione di indottrinamento sul marxismo e tutti i prigionieri dovevano parteciparvi. Seguiva, poi, una breve pausa durante la quale i cinque cattolici portavano il Santissimo ad altri gruppi. Anch’io lo portavo in un sacchettino nella mia tasca e la presenza di Gesù mi aiutava ad essere coraggioso, generoso, gentile e a testimoniare la fede e l’amore agli altri.

La presenza di Gesù operava meraviglie perché anche tra i cattolici alcuni erano meno fervidi, meno praticanti… Vi erano ministri, colonnelli, generali e, in prigione, ciascuno ogni sera faceva un’ora santa, un’ora di adorazione e di preghiera a Gesù nell’Eucaristia. Così, nella solitudine, nella fame, una fame terribile, era possibile sopravvivere. In tale modo siamo stati testimoni nella prigione. Il seme era andato sotto terra. Come germoglierebbe? Non lo sapevamo. Ma piano, piano, uno dopo l’altro, i buddisti, quelli di altre religioni che sono talvolta fondamentalisti, e molto ostili ai cattolici, esprimevano il desiderio di diventare cattolici. Allora, insieme, nei momenti liberi, si faceva catechismo e ho battezzato e sono diventato padrino.

La presenza dell’Eucaristia ha cambiato la prigione, la prigione che è luogo di vendetta, di tristezza, di odio era diventata luogo di amicizia, di riconciliazione e scuola di catechismo. Il Governo, senza saperlo, aveva preparato una scuola di catechismo!

La presenza dell’Eucaristia è fortissima, la presenza di Gesù è irresistibile. L’ho visto io stesso e tutti i miei compagni di prigione lo hanno constatato”.

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4 thoughts on “Card. Van Thuan, per tredici anni rinchiuso in isolamento, ci spiega l’Eucarestia…”

  1. Ho ascoltato questo racconto dalla viva voce del Cardinale Van Thuan amico fraterno del nostro papà, il vescovo don Salvatore Boccaccio. Quello che colpiva di questo testimone della Fede che ha fatto davvero onore alla “porpora” era la sua semplicità e il suo sguardo pieno di gioia. E’ facile intuire da dove gli è pervenuta la forza di resistere per tanti anni alle torture e alle vessazioni dei suoi carcerieri… da quell’Eucarestia celebrata quotidianamente in quella cella assurta a sua cattedrale !

  2. E’ proprio l’Eucaristia che ci sostiene. Come potremmo vivere senza? Con la forza dell’Eucaristia il male è sconfitto.
    L’Eucaristia è scuola d’amore. Gesù si dona a noi per amore e nello stesso tempo ci invita alla condivisione dell’amore con i nostri fratelli.

  3. Caro Davide,
    questa testimonianza rieccheggia l’omelia del mio parrocco di domenica perchè ha focalizzato l’importanza della presenza del santissimo nell’eucaristia e soprattutto il legame nel “mangiare e rimugginare” la parola sentita nel silenzio della propria interiorità. L’analogia che mi colpisce consiste propria nella forza mistica e silenziosa della parola ma soprattutto del Santissimo che agisce nei cuori per convertirli. Ma un altro punto risalto moltissimo. Cioè l’umiltà e la gioia palpabile che procura la presenza viva di Cristo in noi. E’ proprio questa presenza che dà sostanza alla vita e trasforma un inferno in paradiso, la disperazione in speranza vissuta, la tristezza in gioia assoluta.
    E’ proprio quel Cristo che “fece udire i sordi e parlare i muti” che viene celebrato in particolare nel rito battesimale, come sottolineava il mio parrocco, che compie il miracolo di aprire gli occhi della mente e la bocca del cuore per saperlo mettere al centro della nostra vita e ritrovare la concreta via della salvezza eterna.
    Mi faceva piacere condividere queste riflessioni che a volte sento nel cuore ma non riesco sempre ad interpretare con la dovuta lucidità.
    Un salutone

  4. non riesco a commentare ma voglio lo stesso comunicarvi l’Amore che ha riempito il mio cuore nel leggere questa straordinaria esperienza. E come se avessi assoporato un po dell’Amore vissuto realmente in quel luogo senza sopportare la sofferenza.
    GESU’ TI AMO immensamente benedici i tuoi figli

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