Evangelizzazione

Le ferite di Bruce Springsteen

“Credo che il mio problema con la religione abbia avuto inizio quando mi s’insinuò il dubbio che tutta la storia del paradiso terrestre fosse stata organizzata a bella posta. C’era questo magnifico giardino, e Adamo ed Eva potevano andarsene a zonzo liberamente, ma non potevano toccare quell’unico albero. Andiamo, erano uomini! Quante passeggiate per l’Eden potevano fare prima di annoiarsi? Non era mica infinito; ogni tanto dovevano per forza passare davanti a quell’albero. E non è tutto qui; c’era il fatto che quello era l’unico albero del giardino con un serpente che parlava: era l’albero interessante”.


A parlare così è il cantautore americano Bruce Springsteen in un autoritratto intitolato “Inseguire quel sogno”, pubblicato nel libro “Bruce Springsteen. Come un killer sotto il sole” (Sironi Editore, 2007) a cura di Leonardo Colombati.
Il cantautore racconta anche di quando, da bambino, a scuola, le suore lo punivano chiudendolo in un vicino convento. “Così – racconta Bruce Springsteen – l’attesa di mia madre che tornava a prendermi coincideva con quel terribile puzzo di religione, quel nauseabondo odore conventizio che mi faceva vomitare”.
Dopo l’esperienza negativa della scuola delle suore, il racconto di Bruce Springsteen continua con quella dei corsi di catechismo “dove – ricorda il cantautore – c’era gente che faceva di tutto tranne che pensare alla religione. Fu così che diventai ateo”.
Bruce Springsteen racconta ancora che “loro” continuavano a trattenerlo. Il cantautore, citando una situazione simile a quella descritta da Al Pacino nel flm “Il Padrino – Parte Terza”, spiega nel suo autoritratto: “<<Loro>>, nel mio caso, erano i miei zii e tutti i miei parenti. Ogni tanto mi capita ancora oggi di assistere alla Messa: tutte le volte che c’è una prima comunione nei paraggi mi costringono ad andarci. Io continuo a dir loro che sono divorziato, e pertanto scomunicato, e in più non mi confesso. Ma loro vogliono vedermi inghiottire l’ostia: <<L’abbiamo riacciuffato! E’ tornato, l’abbiamo preso, te l’avevo detto!>>”.
Eppure, nonostante queste parole che sembrerebbero mostrare un Bruce Springsteen ateo e lontano dalla fede, la verità è ben diversa. Un incontro tenuto da Andrea Monda nella Pontificia Università Gregoriana ha messo recentemente in luce le radici bibliche e la ricerca di spiritualità di questo grande artista.
Per saperne di più consiglio la lettura di alcuni articoli: di Elisa Storace su “Romasette”, Luca Liverani su “Avvenire” e Franca Giansoldati su “Il Messaggero”.
Bruce Springsteen non è il solo musicista a mostrare questa sensibilità. Ricordiamo, solo per citarne alcuni, Bob Dylan, Johnny Cash, George Harrison, John Coltrane e Massimo Urbani. Ognuno di loro, in forme diverse, ha accarezzato Dio con le parole di una canzone o con il suono del suo strumento.
A volte sono proprio le persone ritenute, a torto, “lontane” a cercare con maggiore intensità qualcosa di più alto, di più profondo. E in questa loro ricerca mostrano di essere ancora più vicine a Dio di quanto possano esserlo i “vicini di professione”: noi cristiani, battezzati e militanti, ma troppo spesso assenti, spenti e pigri nel nostro vivere il Vangelo.
A volte alcune esperienze negative possono condurre le persone su strade diverse, ma il Signore non smette mai di bussare alla porta di ogni uomo e di ogni donna.
E’ impossibile conoscere fino in fondo i sentimenti di Bruce Springsteen. Per farlo bisognerebbe essere nel cuore di questo grande artista.
Forse mi sbaglierò… Ma la mia impressione personale, leggendo il suo autoritratto, è che ci troviamo di fronte ad un uomo che sente d’aver avuto delle ferite, ma che mostra di essere meno ateo di tanti altri credenti, spesso idolatri e confusi.
Forse le parole “atee” di questo artista non sono altro che una richiesta d’aiuto.
Probabilmente qualcuno potrebbe spiegare a Bruce Springsteen che le persone divorziate non sono affatto fuori dalla Chiesa. Non sono peggiori di noi!
Qualcuno potrebbe spiegargli che quell’albero del giardino con il serpente non è mai interessante. A volte, cadendo, lo si può “frequentare”. Ma non si sta mai troppo bene dalle sue parti!
Qualcuno potrebbe spiegare a Bruce Springsteen che nella Chiesa nessuno ti vuole mai riacciuffare. Ognuno è libero di entrare ed uscire quando vuole. La scommessa di Dio è proprio la libertà dell’essere umano!
Al di là del mito, del successo e degli onori, Bruce Springsteen è un uomo come tutti noi. Tutti noi abbiamo bisogno d’aiuto. A volte lo cerchiamo attraverso un grido disperato, che può anche essere una bestemmia. Ma dietro quella bestemmia si nasconde spesso un altro grido: Dio, dove sei?
Nei nostri momenti difficili, quando ci sentiamo “atei” e abbiamo smarrito il cammino, possiamo cercare il Signore con questa splendida preghiera di Sant’Ambrogio: “Vieni, Signore Gesù, ricerca la tua pecora spossata; vieni, pastore: la tua pecora si è smarrita. Vieni senza cattivi guardiani, vieni senza il mercenario, vieni senza aiutanti e non inviare messaggeri: io aspetto ormai che venga tu in persona”.

 

 

 

 

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3 thoughts on “Le ferite di Bruce Springsteen”

  1. Nel 1978 avevo 20 anni e penso fosse dicembre ,quando ascoltai un bootleg di un concerto tenuto a san francisco da
    springsteen,quell’ascolto cambiò il mio modo di intendere la musica e lasciato una traccia profonda in tutta la mia vita.Non avevo ascoltato mai qualcosa di così forte,nella sua musica lui ti comunicava tutto se stesso,tutta la sua gioia,tutta la sua sofferenza.Il merito di Bruce è di avere ridato una certa dignità al rock,che vuole il rockettaro sesso-droga ecc,mentre lui è riuscito a essere in controtendenza allo star system,propugnando valori positivi e parlando nelle sue canzoni dei problemi ,della gente ordinaria come è nella realtà.La sua visione di Dio risente del suo essere americano,per cui “The Lord” c’è, ma ognuno si costruisce il Suo Dio e la sua Chiesa,e in Usa lo fanno veramente.In molte sue canzoni c’è il richiamo alla fede a Dio,alla speranza,possiamo pregare perchè il Signore ,gli sia sempre più vicino e lo guidi alla riconciliazione.A bruce devo solo dire grazie.
    Grazie per il post.

  2. Bellissimo post, alla fine anche Bruce è una persona come tutte: quando incontriamo i giovani per strada, spesso si proclamano atei, ma se si riesce lo stesso a instaurare un piccolo dialogo e a parlare del Signore, spesso si vedono luccicare gli occhi e non di rado pure qualche piccola lacrima, segno di una fiammella acceso nell’anima

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