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DIARIO del Campo di Formazione al Volontariato Internazionale in Brasile PARTE 3

E’ arrivato poi il momento del workshop sui Micors. Lucia nella prima ora ci ha praticamente incantati chiamando in causa il nostro Santo Padre, direi anche lui Micors!

“Per incontrare il povero dobbiamo incontrare la nostra povertà e accoglierla”. Lucia ci ha quindi invitato a rappresentare con i colori in un foglio bianco la nostra povertà e poi a condividerla liberamente.

Lì avvenne un miracolo di cui io ero ignara fino a qualche minuto prima.

Non avevo voglia di disegnare ma mi misi in obbedienza e lo feci, di pancia, di getto senza pensarci troppo.

Presi tre colori: il giallo (gioia), il blu (pace), il rosso (amore) e iniziai a disegnare.

C’erano tanti bambini  e più ne disegnavo più ero felice, più sentivo nel cuore gioia.

Non riuscivo a identificarmi in uno di loro, ma sentivo semplicemente che ero uno di loro, non importava quale. Piccola tra i piccoli.

Disegnai poi il cielo con tante linee oblique, sempre con gli stessi colori scelti all’inizio.

Al centro del foglio tanti cerchi concentrici sempre di quei colori.

Solo alla fine mi resi conto che tra quella folla di bimbi c’era una persona “rossa” più grande di tutti.

OSPEDALE PEDIATRICO BRASILEIn quei giorni stavo facendo un’esperienza pazzesca della Paternità di Dio, esperienza che continuerà anche nella missione di Riccione. Pensai allora a quella figura come il Padre ma subito mi resi conto che il cuore mi riportava ad altro. A un padre sì, ma a mio padre, mio padre terreno che non a caso era lì in missione con me.

La mia povertà? Quella del chiedere di essere figlia proprio a quel padre che 4 anni prima mi aveva detto : “Tu non sei più mia figlia. Tu non hai più un padre e io non ho più una figlia.”

Arrivò il momento della condivisione.

Dopo alcune condivisioni iniziai a sentire dentro: “E’ il tuo turno. Tocca a te”.

Il mio corpo mi stava rimandando la grandezza di questo evento perché iniziai a sentire il cuore che batteva all’impazzata, lo stomaco mi si chiudeva, le mani mi iniziavano a tremare e addirittura a formicolare.

Ad un certo punto mi alzai in piedi quasi inconsciamente.

Ora ero li, con tutti i missionari italiani e i brasiliani davanti e con mio padre in fondo alla stanza che mi guardava.

MISSIONE BRASILE 2013Non appena iniziai a parlare lui mi disse con tono austero: “Voce” come a dirmi “Sii forte, non mostrare la tua debolezza”. Io vado avanti nello spiegare il disegno fino a che con la voce spezzata e le lacrime agli occhi, rivolgendomi non più a tutti ma a mio papà dissi “la mia povertà oggi è dirti che ho bisogno di essere piccola, di essere figlia, dirti che ho bisogno di te, che ti voglio bene e che ho bisogno di un tuo abbraccio.”

Corsi incontro a mio padre e lui mi abbracciò forte. Per la prima volta mi sono sentita davvero piccola, davvero figlia.

Mi resi conto che fino a quel momento con mio padre non ero mai stata pienamente libera, avevo sempre indossato una maschera.

Hai spezzato una catena Signore. Ho sentito una guarigione nel cuore immensa, ho sentito spezzarsi una catena. Ho sperimentato una libertà fuori misura, mi sono sentita come un palloncino che vola libero nell’aria. Mi sono sentita pienamente figlia di Dio. Un filo diretto mi ha portata a te, Padre.

E’ stata una guarigione per me ma anche per chi era lì presente: ricordo solo il volto di tante persone in lacrime che applaudivano e che poi a distanza di giorni mi han rimandato quanto questo episodio era stato guarigione anche per la loro storia.

Lode a Dio!

FURGONCINOIl racconto prosegue la settimana prossima…

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