Attualità
Missione Brasile – note di viaggio 2
Ciao a tutti qui da Quixadà. Scusate il silenzio stampa, ma qui “l’immersione” è stata profonda e i ritmi di lavoro intensi! Oggi vi lascio la condivisione a caldo di Rossana, nostra sorellina e missionaria qui con noi:
“E’ ufficiale siamo in Brasile !
Un cartellone colorato all’aeroporto di Fortaleza recita “Se jam Bem Vindos!” I nostri fratelli e sorelle missionari sono venuti a prenderci e a farci festa! Conosco i loro volti dalle tante trasmissioni passate i TV , nei reportage dal Brasile, ma c’è qualcosa in più: subito ci sentiamo una cosa sola come se ci conoscessimo da sempre e quest’incontro fosse solo un ritrovarsi e riconoscersi; Rosy, Dania, Francisco e Muniz ci hanno preparato un accoglienza meravigliosa al CEU.
Il giorno dopo partiamo con il pulmino “Kombi” Wolkswagen, per Quixadà. Un ventilatore piccolo inchiodato sul cruscotto che si attacca all’accendisigari ci ricorda che qui quello che non c’è si inventa; è un ritorno all’essenziale partendo dalle cose esterne fino ad arrivare al cuore della propria chiamata personale ed unica. E’ come se tutto dicesse: “lascia tutto quello che non è necessario, la dove è il tuo cuore lì è il tuo tesoro”, “A che serve guadagnare il mondo se perderai la tua anima?”
In Brasile tutto è esagerato.
La gioia esplode all’improvviso e contagia tutti. La musica è dappertutto. La messa è una festa, una festa del cielo. I ragazzi potano con sé una cassa dove inseriscono direttamente il pen-drive per ascoltare la musica mentre fanno quel che devono.
I sorrisi sono grandi, il nome di Dio e di Jesus sono dappertutto, scritti sui muri, sulle insegne dei negozi, degli alimentari, delle officine, sulle labbra dei poveri che non hanno più niente altro che lacrime e il nome di Dio sulle loro labbra. Nelle baracche di fango e di legno scrivono il nome di Dio su pezzi di cartone e lo appendono al muro vicino ai propri sogni: immagini di bellezza e libertà, dei loro beniamini che prendono dalle riviste o le foto dei propri cari.
“Deus es fiel” : “Dio è fedele” ma siamo fedeli noi? Se loro stanno male è perché tanti di noi si girano dall’altra parte. Una donna ci racconta che nel periodo delle elezioni i politici passano per le favelas promettendo la casa e tanti aiuti, regalano parabole per il satellite – anche nella baracca più povera la televisione non manca, nessuno rinuncia a sognare – dopo le elezioni tutti spariscono. “Deus es fiel” Dio però non ti abbandona mai.
Sì in Brasile la gioia è esagerata come è esagerato il dolore, l’abbandono, la disperazione di chi non ha più lacrime per piangere e siede sulla propria rassegnazione verso qualcosa di troppo grande e mostruoso per essere cambiato. Questi sono gli sguardi di quelle donne che si sono arrese, circondate dai tanti figli che hanno partorito e che si aggrappano con tutte le loro forze a chi gli ha dato la vita: “a mae” “ la mamma” sempre, comunque anche se schiava della droga, della prostituzione o solo semplicemente abbandonata da questi uomini quasi sempre assenti.
Mamma è anche questa donna che ha partorito dieci giorni fa e che ha ancora i punti del cesareo fresco, si è fatta tanta strada per venire da noi al censimento dei bambini: “u cadastro”, che ha la mia età e sembra mia nonna, il volto segnato dalla sofferenza, con la sua creatura in braccio, minuscola; le chiedo come si chiama il piccolo, mi risponde che non ha avuto tempo di pensare ad un nome. Le chiedo se lo battezzerà, mi dice: “ si lo farò”. E’ il suo decimo figlio. Questo piccolo Gesù bambino senza un nome dovrebbe averlo un nome! Penso che tutto questo dovrebbe iniziare a cambiare partendo dalle donne. Siamo noi mamme che educhiamo i nostri figli perché siano uomini. Bisogna partire dalle mamme, dalla loro maternità, dalla loro femminilità distrutta e ferita…”