Spiritualità
Il Papa denuncia gli errori post-conciliari sull’Eucarestia
Carissimi amici, riporto di seguito un articolo di Zenit sull’omelia del Papa in occasione del Corpus Domini. E’ molto importante comprendere appieno quale grande Mistero ci viene presentato nell’Eucarestia: mistero da celebrare, contemplare ed adorare.
Santo Padre nella Solennità del “Corpus Domini” di Massimo Introvigne
ROMA, venerdì, 8 giugno 2012 (ZENIT.org).- Proseguendo nella sua opera di correzione di un’interpretazione erronea del Concilio Ecumenico Vaticano II secondo una «ermeneutica della discontinuità e della rottura», che ha letto il Concilio come ripudio di tutto il Magistero precedente, Benedetto XVI ha tratto occasione il 7 giugno 2012 dalla Solennità del Corpus Domini per pronunciare a San Giovanni in Laterano un’importante omelia sull’Eucarestia, tutta intesa a denunciare «visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato».
Il Papa ha preso in esame in particolare due errori.
Il primo è la vera e propria guerra alla pratica dell’adorazione eucaristica scatenata in nome della centralità esclusiva della celebrazione.
«Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II – ha detto il Pontefice – aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo». Certo, «è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione», ma questa centralità «va ricollocata nel giusto equilibrio». Altrimenti «per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro». E nel post-Concilio è successo proprio così: l’accentuazione «posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione». Ma questo «ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli» e ha provocato gravi danni. «Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come “Cuore pulsante” della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività».
In effetti, «è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. È proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’“ambiente” spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia». Senza adorazione si rischia di capire male la stessa Messa. «Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre».
Ricordando le grandi esperienze di adorazione eucaristica con i giovani alle Giornate Mondiali della Gioventù,Benedetto XVI ha osservato che «comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale». Chi combatte l’adorazione eucaristica finisce per sottovalutare e negare la presenza reale anche nella Messa.
E questo ci porta al secondo errore post-conciliare che il Papa ha denunciato: la negazione della «sacralità dell’Eucaristia». Anche qui «abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura» e del Vaticano II. «La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso». Anche in questo caso, non tutto è falso nelle sottolineature degli ultimi decenni: con la venuta del Signore «è vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale». Ma attenzione: «da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo».
La cosiddetta de-sacralizzazione dimentica che laLettera agli Ebrei presenta Gesù Cristo come «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), «ma non dice che il sacerdozio sia finito». Cristo non ha abolito il sacerdozio e «non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio». Sbaglia quindi chi pensa che il sacro, i simboli, i riti, siano finiti con Gesù Cristo. No: «grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente!».
Anche qui, i danni di una certa vulgata post-conciliare sono stati notevoli. Infatti, «il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe “appiattito”, e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita». E in quante città le processioni del Corpus Domini sono state abolite!
O ancora – ha detto il Papa – «pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli». Ogni nuova generazione ha bisogno di riti e di simboli. Se le si tolgono quelli cattolici, cercherà altre esperienze religiose. Dio non ha tolto i riti, «non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso». «Con questa fede – ha concluso il Pontefice – noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo».
GRazie Don Ciro di questo articolo che ci conforta e ci esorta a continuare ad adorare il Signore Gesù nei tabernacoli dele nostre Chiese e di vivere alla Sua Presenza in ogni attimo della nostra giornata. E grazzie anche a tutti i sacerdoti che ci propongono settimanalmente l’adorazione Eucaristica nelle loro parrocchie.
Un abbraccio a tutti
Antonello
Grazie papa Benedetto, grazie!! Magari molti adesso lo tacceranno di atteggiamento preconciliare, ma che dire: i frutti dell’adorazione eucaristica sono talmente belli ed evidenti là dove si pratica! Provare per credere 😉
Il cristiano autentico non ascolta più se stesso e nemmeno gli altri. Dall’alba al tramonto ha Gesù nell’anima, nella mente e nel cuore. Per non cadere in errore, ascolta la Chiesa, Madre e Maestra. Tutta la sua vita appartiene a Dio e il discernimento costante è il frutto maturo della Grazia. ” Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me!” L’identità precisa lo mette in grado di dialogare meglio con tutti. La persona umana, infatti, è ” relazione!”: con Dio, il prossimo e il creato. Fondamento della salvezza è la legge morale, la rivelazione: Antica e Nuova Alleanza. Il ” Sì ” di Maria ha dato inizio alla legge dell’Amore: ” Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato “. La famiglia umana, riconoscente, alza gli occhi al Cielo e prega: Ave Maria, piena di Grazia, il
Signore è con Te !… Il momento più bello dei cristiani è sempre questo che stiamo vivendo in compagnia di Gesù Eucarestia!. Ieri, domenica, uniti come un cuor solo e un’anima sola, in Chiesa, il Signore ci ha nutriti con la Sua Parola e con il suo Corpo e il Suo Sangue. Benedetto XVI ci
aiuta a riflettere sugli errori che possiamo commettere se ci
allontaniamo dalla Chiesa e dal Suo insegnamento. Grazie di cuore, Santo Padre! Viva Gesù, Giuseppe e Maria!!!