Evangelizzazione
Come un bimbo in braccio a sua madre
Pubblichiamo un articolo scritto da Mattia Lanfranconi, che ci aiuta a non archiviare superficialmente le Feste di Natale appena trascorse, ma risulta essere un grande aiuto per far sì che quanto abbiamo vissuto della straordinarietà del Natale giunga a illuminare il quotidiano di questi nostri giorni. Buona lettura!!!
Passate le grandi Solennità natalizie, rientrati nell’ordinario della nostra vita quotidiana, cerchiamo di trovare qualche momento per fermarci, fare un po’ di silenzio, e immaginare Maria e Giuseppe che stanno andando a Betlemme (cfr. Papa Francesco, Angelus quarta domenica di avvento 2016). Nel capitolo secondo del Vangelo di Luca si legge che “un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra”. L’imperatore voleva quindi contare gli abitanti del suo impero e Giuseppe con la sua sposa Maria, quali abitanti di una provincia romana, dovettero sottostare a questa decisione. Nello specifico, si recarono da Nazaret, in Galilea, a Betlemme, piccolo villaggio della Giudea, poiché Giuseppe discendeva dalla stirpe del re Davide. “E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”.
Maria infatti affronta questo viaggio in stato di gravidanza avanzata; una gravidanza molto speciale. “Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”; poco meno di nove mesi prima, l’arcangelo Gabriele annunciava alla Madonna che sarebbe divenuta la Madre del Figlio di Dio. Come non temere, come non turbarsi di fronte ad una notizia del genere! La paura avrà sicuramente lambito l’animo della Vergine. Quante volte la paura mi tocca o addirittura domina la mia persona, questa emozione che è in grado sia di salvarti la vita che viceversa di togliertela. “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Maria di fronte alla potenza dell’Amore di Dio, al suo Spirito, si fa serva, probabilmente il timore non svanisce ma il progetto di Dio è infinitamente più grande. “Dalla tua bocca, o Vergine, è dipesa la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano” (San Bernardo).
Immaginate come Giuseppe e Maria vanno a Betlemme: il cammino, la fatica, ma anche la gioia, la commozione, e poi l’ansia di trovare un posto, la preoccupazione…, e così via. In questo aiuta molto il presepe. Sì, il presepe, dove però solitamente si rappresenta solo il momento della nascita, magari l’arrivo dei re magi, ma mai il viaggio di Giuseppe e della sua sposa. Maria, ragazza al massimo sedicenne, che forse mai era uscita dal suo villaggio, se non quando dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele si era recata dalla cugina Elisabetta per sostenerla nella sua straordinaria gravidanza, giunta nonostante fosse dichiarata sterile. “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”, le dice la futura madre del Battista: Maria è beata perché si è abbandonata al progetto di Dio su di lei, si è fidata, mettendo in conto che ci sarebbero state difficoltà ma che queste erano affrontabili in vista di un Bene maggiore. E a fianco a lei c’è Giuseppe: me lo immagino che dirige i passi suoi e quelli di Maria per non sbagliare strada, che cerca in ogni modo di non farla stancare troppo. E tra loro c’è già Gesù, nel ventre della Vergine, che cresce di giorno in giorno.
Cerchiamo di entrare nel vero Natale, e di vivercelo poi nella vita di tutti i giorni: quello di Gesù, il Dio-con-noi, vicino a noi, per ricevere la grazia di questa festa, che è una grazia di vicinanza, di amore, di umiltà e di tenerezza. Maria partorisce suo figlio Gesù a Betlemme, in una mangiatoia, perché nessuno aveva voluto accogliere lei e Giuseppe in qualche casa o alloggio. Il Figlio di Dio che viene nel mondo per salvarci ma nessuno apre la porta della propria casa per dar loro un posto dove nascere. E allora ai due sposi non rimane che una mangiatoia e Gesù viene alla luce lì, fra la paglia, nel luogo più umile del mondo. “Io sono come un bimbo svezzato in braccio a sua madre” (salmo 131): questo è il Natale per me, questa scena semplice ma densa di amore e pace. Il Figlio di Dio che si fa uomo, Gesù Bambino, in braccio a sua madre, in braccio a suo padre e intorno nulla. Ma questo basta, questo mi basta.
M. Lanfranconi