GiovaniPensieri e RiflessioniSocietà
«Prof, cosa rispondo quando mi chiede: chi sono?»
Progetto Punta in Alto
«Prof, alcuni incontri fa ci avete fatto una domanda, ma non abbiamo ancora trovato una risposta.» Sono state queste le parole di Giacomo (nome inventato) all’inizio delle 2 ore con noi. «Quale domanda?» gli chiediamo. «Ci avete fatto la domanda: chi sono io?»
Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo rigirato di nuovo loro la domanda. «Chi sei tu, Giacomo?» È stato un momento davvero bello per noi e per loro.
Si sono aperti, uno ad uno, ci hanno aperto il cuore, si sono donati, spogliati, si sono raccontati per davvero; li ascoltavamo con il cuore, ma soprattutto tra di loro si ascoltavano con cura, forse per la prima volta dopo 2 anni in classe insieme.
Poi, alla fine, hanno fatto la domanda a noi. È stato bello poterci raccontare un po’ anche noi, aprirci a loro, farci accogliere anche con le nostre storie, così come siamo; alla fine poi non così tanto diverse da loro.
Da quel giorno qualcosa è cambiato, tanti muri sono stati abbattuti e il progetto Punta in alto non è più un insegnamento per loro, ma è condivisione, volersi bene, camminare insieme, puntare in alto insieme.
Scoprire chi sono io davvero, essere pienamente me stesso è puntare in alto, scoprire la pienezza dentro di me, la meraviglia che siamo e accoglierci; volerci bene così.
È bello perché è un percorso che personalmente non sto facendo PER loro, ma CON loro, coinvolgendomi in prima persona, permettendomi di camminare senza fermarmi.
Quanto sarebbe prezioso poter parlare più in profondità in classe, aprirsi davvero, togliere le proprie maschere.
Credo allora che ogni giorno trascorso a scuola sarebbe diverso, che i compagni di classe non sarebbero semplici compagni, ma amici veri che si conoscono per quello che sono veramente. E allora anche l’affrontare un anno scolastico insieme avrebbe tutto un altro sapore.
Il mio invito è questo, ragazzi: voletevi bene davvero! Apritevi e accoglietevi per quello che siete veramente, senza nessuna paura. È un dono poterlo fare.
Se potessi tornare indietro lo farei; forse la scuola non sarebbe stata soltanto un obbligo, ma un percorso di crescita per la mia vita, da condividere con persone che apprezzo e stimo per quelle che sono veramente.
David Cusini