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Mascherati per amore… Mascherati per paura…
DCPM, procedure, mascherine per cercare di allontanare il più possibile non il virus, ma la paura di ammalarsi… già, perché il virus si può anche curare e ringraziando Dio la medicina ci sta aiutando tanto… ma non si cura la paura.
La paura di ammalarsi o che qualcuno vicino a noi si ammali, la paura di perdere il controllo e le sicurezze e non poter far niente o meglio… non saper far meglio… la paura, a volte, anche di alcuni medici di prendersi la responsabilità, mentre altri invece, in modo eroico si espongono per non lasciare da soli i propri assistiti.
La paura del contagio diventa più forte del contagio stesso.
Positivi da 10 giorni, a casa con febbre alta e dolori al petto, due figli adolescenti che bloccati in casa per quarantena, si sentono impotenti di fronte ai genitori a letto… malati, sofferenti…
Questa tosse! Questa tosse che sconquassa il petto, affanna, un dolore che comprime il petto, ma ancora di più comprime l’anima…. “Gesù, ti prego, pensaci tu!”.
Già, pensaci tu, Signore, anche quando per la febbre alta il papà sviene… “Solo tachipirina” – dice il dottore.
E’ venerdì sera: chiamano l’ambulanza, ma l’ambulanza non arriva… ospedali in tilt.
Ecco. Un quadro reale, uno fra tanti, in un paese che, come in molti piccoli centri, il Covid è come la “peste”:
chi lo prende non è più fratello o amico, ma un appestato. Si chiudono le persiane, si serrano i battenti del cuore… indifferenza, omertà. Non sei un problema mio, stammi lontano!
Ma non: “Stammi lontano, perché potremmo contagiarci a vicenda e lo faccio per amore reciproco”, ma “Stammi lontano, perché tu sei un possibile o reale appestato, un problema, un pericolo”.
Vi chiedo, solo per un istante, di entrare nel cuore di questi due genitori, nel loro petto contratto e affaticato, perché… “basta la tachipirina” mentre dovrebbero somministrarti anche antibiotico e cortisone e poi eparina o quanto prescritto; ma un petto e un cuore contratti soprattutto dal vedere i figli affrontare da soli, chiusi in casa, questa situazione.
Vorrei chiedervi di entrare nel cuore di quei medici che non ce la fanno ed hanno loro stessi paura; nel cuore di questi ragazzi chiusi in casa con i loro genitori malati… Fermiamoci un attimo tutti.
Prendiamoci il tempo per entrare in questi cuori attraversando il cuore di Gesù e portiamo una goccia di consolazione, di amore, di pace perchè per un attimo il petto di molti non sia più compresso ….
Invochiamo lo Spirito Santo sui medici che si prodigano fino allo stremo e soprattutto su quelli che lasciano i pazienti al loro destino.
Prendiamoci cura l’uno dell’altro, ma veramente, per Amore e non per paura.
Stefania Giglio