AttualitàPensieri e RiflessioniSpiritualità
Dio prende dimora vicino a noi
Ero intenta ad ascoltare l’omelia di Papa Francesco durante la messa della vigilia di Natale, quando a un certo punto, tra le tante parole meravigliose, vengo fulminata da queste: “Dio prende dimora vicino a noi”.
Mi fermo e inizio a guardarmi attorno, c’erano mamma e papà, mio fratello e i miei nonni, e subito mi viene da chiedermi:
ma come possono essere loro dimora di Dio?
Per carità, nulla è impossibile a Dio, ma proprio loro… Così mi sono messa a pensare sul serio e mi son detta: ok, andiamo oltre, vediamo cosa c’è dietro questa storia.
Siamo nel mezzo delle festività natalizie, il Natale è passato, ma siamo sicuri di aver chiara la vera essenza di questa festa?
Spesso purtroppo, ci ritroviamo a parlare del Natale come una semplice tradizione fatta di regali, abbuffate e tombolate e ci dimentichiamo che il vero protagonista di tutto è Gesù, la Sua nascita, lo straordinario miracolo dell’Incarnazione.
Ma come può una cosa così infinita scegliere di incarnarsi in un bimbo con tutta la sua fragilità e tenerezza, nato in una mangiatoia?
Gesù nel Natale si è donato completamente a noi, si è messo a nostro pari, anzi anche meno, si è fatto piccolo, umile per rendersi arrivabile.
invece è stato Lui a raggiungere noi, entrando nel corpicino di un bimbo, annullando ogni barriera, entrando dolcemente nella nostra normalità e nella nostra quotidianità.
Sì, ogni giorno possiamo fare esperienza dell’incarnazione, soprattutto in questi giorni, anche chiusi in casa, perché Dio si può incontrare ovunque senza il bisogno di andare chissà dove, è più vicino di quanto crediamo. Spesso le persone sono il Suo volto, negli sguardi, nelle parole,
Lui ci parla attraverso le persone, dobbiamo solo fare attenzione, imparare a riconoscerlo, fidarci, proprio come ha fatto Maria quando ha detto quel fatidico SI.
“La nostra vita è concretamente il luogo dove Dio si manifesta” e una volta sperimentato non puoi più farne a meno, diventa una relazione vera e propria.
Venivo da un periodo particolarmente difficile, ero in un vortice di emozioni negative tra perdita di persone care, malattie, tradimenti e fallimenti personali, non sembravo neanche più io.
Sono sempre stata credente, ma in quel periodo non sapevo neanche cosa fosse una chiesa, non volevo più entrarci, mi faceva male.
Finchè un giorno mi convincono a partecipare ad una giornata di spiritualità, non sapevo neanche bene cosa fosse; quella mattina c’erano tutti i buoni propositi per non andare, non mi andava, non stavo bene, ero un misto tra acidità e apatia, ma alla fine, quasi costretta, sono andata.
Percepivo la presenza di Dio ovunque, anche nell’aria che respiravo. Non conoscevo nessuno eppure mi sentivo già amata, accolta; gli occhi delle persone erano pieni di luce, erano familiari e rassicuranti, e poi quell’abbraccio che sembrava interminabile, proprio a me, che in quel momento ero intollerante a tutto, eppure mi faceva sentire a casa, al sicuro.
Più passava il tempo e più dentro di me scendeva una pace indescrivibile; ogni parola durante l’adorazione sembrava fosse riferita a me, non avevo più lacrime.
Per la prima volta quel giorno ho sentito quell’Amore di cui tanto si parla e la presenza di Dio papà che mi fa sentire protetta e amata incondizionatamente.
Ecco, la nascita di Gesù che festeggiamo ogni anno ci ricorda anche questo,
Ora più che mai quel Bambino ci chiede di essere accolto nella semplicità delle nostre giornate, tra le mura di casa, nelle relazioni più vicine, affinchè possiamo sperimentare sempre quel senso di ri-nascita che ci dona il Natale.
Il Natale è dentro di noi, dobbiamo solo lasciare aperte le porte dei nostri cuori e lasciare fare a Lui perché
“non ci si sente mai pienamente liberi se non quando ci si affida a qualcuno”;
solo così riusciremo a provare quella gioia incontenibile che solo la nascita di un bimbo può donare.
Rachele