Attualità
DIARIO del Campo di Formazione al Volontariato Internazionale in Brasile PARTE 4
Qualche giorno dopo ci rechiamo tutti assieme verso sera in una cittadina a qualche decina di km da Quixadà per una S.Messa.
La Chiesa è gremita di persone, abitanti del posto, persone che provengo dalle vicinanze. Sono davvero tante, credo arrivassimo quasi a 1000 persone. Padre Francesco inizia la celebrazione e già il canto iniziale è spettacolare: un onda di persone che si muovono tutti allo stesso modo, ballando e cantando e lodando il Signore.
Tutta la celebrazione si svolge in questa clima di festa unico, caratteristico di questa misteriosa terra. Al termine della messa Padre Francesco chiama tutti noi missionari sull’altare e Lidiana spiega cosa stiamo facendo in quei giorni a Quixadà e dintorni: uno scroscio di applausi ci accoglie e il loro “grazie” entra subito nei nostri cuori facendoci sentire per l’ennesima volta accolti.
Segue la processione eucaristica, sarà quello il momento che darà risposta alle mie molte domande.
Dopo l’esposizione del Santissimo una pioggia di “obrigada” inonda Gesù: tanti cuori che nonostante le fatiche, i dolori, le condizioni di vita, sono lì in ginocchio davanti a Gesù per dire con tanta semplicità “GRAZIE SIGNORE”!
Al termine del momento di lode, Padre Francesco prende l’ostensorio e inizia la processione benedicendo a destra e a sinistra le persone. Mi trovavo lungo la navata centrale e in quel momento le persone accanto a me vedendo arrivare Gesù iniziano a spingermi. Solo qualche istante dopo capii cosa stava succedendo: volevano toccare Gesù.
“Se riesco anche solo a toccare il suo mantello sarò salvata”: è questa la sensazione che sentivo in ciascuna di quelle donne al mio fianco. Tutte con le braccia alzate. Tutto ero rivolto a te Signore, il loro cuore, le loro forze, il loro corpo. Che lezione di fede!
Non appena riuscirono a sfiorare l’ostensorio che Ti accoglieva scoppiarono in una pianto silenzioso e gioioso e lentamente tornavano al loro posto.
Io ero completamente sbigottita. Mi sembrava davvero di aver assistito alla scena dell’emorroissa.
Padre Francesco ci raccontava in seguito che diverse persone avevano avuto guarigioni fisiche e spirituali dopo aver toccato Gesù durante quelle celebrazioni che avevano cadenza mensile.
Come un flash sfogliai nella mia mente le infinite volte che ho visto Gesù passare in una processione ma una fede così grande io in vita mia l’ho vista raramente.
Davvero, come ci dici Tu Signore, è la fede che salva!
E avere fede vuol dire mi fido di Te a tal punto da darti il posto d’onore nella mia vita, da metterti al primo posto nel cuore e nei fatti, da credere che Tu sei il Dio dell’impossibile.
In quel momento interiormente sentii uno stravolgimento.
Sentii che avevo avuto la risposta a quella domanda che mi ronzava in testa da diverso tempo. Queste persone vivevano nelle favelas, non avevano nulla, vivevano in condizioni disumane ma avevano Dio e per loro era tutto, avevano messo Dio al centro come loro tutto e questo dà loro il sorriso e la Gioia, erano così poveri che si erano spogliati anche interiormente e avevano fatto sì che Dio fosse il loro Tutto.
Capii quanto ero stata limitata ad arrivare lì pensando “poverini, guarda in che condizioni vivono, se solo avessero questo…se solo avessero quello…”. In quel momento ebbi la percezione che io ero la povera e loro i veri ricchi, i “ricchi del Regno dei Cieli”. Che meraviglia!
Ancora oggi nel cuore mi porto tutto questo esempio di fede cercando di concretizzarla nella mia vita di tutti i giorni.
Tornammo a Quixadà tutti con un cuore traboccante di Gioia e gratitudine!
Il racconto prosegue la settimana prossima…
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Grazie Valentina!
I tuoi racconti fanno davvero pensare,mercoledì ti ho vista anche a “Vita che rinasce” e tutto ciò che ho visto e sentito mi ha fatto molto riflettere.
Tutti noi dovremmo fermarci a pensare,prima di lamentarci troppo.Spesso non ci rendiamo conto di quanto abbiamo tra le mani di Vero e ci perdiamo per il nulla.
Un abbraccio,Tiziana.
Soffermandomi a leggere questa splendida testimonianza, ho avuto l’impressione di rivedere, in un certo modo, l’esperienza che ho vissuto 2 mesi faà, recandomi per la prima volta a Medjugojre. Certo il contesto è ben diverso. Tuttavia, ho avuto la grazia di capire davvero cosa significhi davvero liberarsi il cuore dalla materialità delle cose e sentirsi libero davvero a qualsiasi vincolo. Anzi, avvertire la libertà che Dio ci dà vivendo in essenzialità, cioè lontano da tutto quello che ci allontana da lui. Per trovarlo davvero, insomma, bisogna vivere in povertà materiale e spirituale, ossia in umiltà e tenerlo presente come unico bene.
Davvero un gran grazie Valentina per avere focalizzato cosi bene questa dimensione incredibile della vita di fede.
Salutissimi