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Io ho un grido, e tu?
Vi è mai capitato di aver voglia di gridare? Io l’ho fatto, attraverso la pagina di un diario, attraverso la musica, lo sport, la pittura, l’arte, con la mia voce o in silenzio, ma in qualche modo ho gridato.
Non serve avere un passato drammatico, di tossicodipendenza o alcolismo per avere dentro un grido. Tutti stiamo gridando qualcosa; la società e l’umanità intera grida. Io che pensavo di essere una persona “normale” con una vita “normale” e delle relazioni “normali” ho scoperto di avere dentro anch’io un grido. Leggere il libro “Il grido inascoltato” mi ha permesso di ascoltarlo meglio. Attraverso le storie degli altri tante volte ritroviamo qualcosa di noi stessi; grazie alla testimonianza di Elena ho ritrovato un pezzetto del mio grido:
Ho cominciato a cercare sempre più conferme, sentivo il bisogno vitale di essere confermata dagli altri, di sentire che andavo bene, di sentirmi amata, considerata, apprezzata”.
Queste poche parole mi sono risuonate dentro, come a richiamare un suono familiare. E poi ancora tra le frasi di Elena: “Ho cominciato ad essere e a comportarmi come pensavo volessero da me gli altri, perdendo quello che ero, non ascoltando quello che volevo davvero”. Eccolo il mio grido! “Ascoltami! Se ci sei guardami, esisto anch’io e ho anch’io bisogno di te”.
Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la tua giustizia rispondimi” (Sal 142,1).
Il mio grido purtroppo è rimasto inascoltato per tanto tempo, inascoltato dagli altri, ma in primis inascoltato da me stessa. Siete mai rimasti ad ascoltare una persona che grida? Facile tapparsi le orecchie e il cuore per non sentire, trovare soluzioni immediate, dire di no all’ascolto, rimandare a qualcun’altro la responsabilità di ascoltare; quando qualcuno grida la reazione più immediata ed istintiva che viene a me è cercare di farlo smettere il prima possibile.
Lo stesso ho sempre fatto come me stessa, privandomi per anni di quell’ascolto profondo che prima di tutto doveva venire da me. Quante volte faccio fatica ad ascoltare e ad accogliere il grido di qualcun altro?
Questo perché non voglio ascoltare in primis il mio che risuona dentro e fa eco con il mio dolore, la mia sofferenza; solo ascoltando o leggendo il grido dell’altro mi sono accorta di avere dentro anch’io qualcosa che stride.
Se mi fossi messa prima in ascolto di quel grido forse avrei fatto meno danni, avrei cercato prima una strada migliore che mi portasse alla felicità, magari mi sarei messa prima alla ricerca di un gruppo di amici dove potermi sentire accolta pienamente per quella che sono, mi sarei messa prima alla ricerca di Dio, magari avrei iniziato prima un percorso di conoscenza di sé e avrei scoperto prima di avere un po’ di cosette anch’io da sistemare per poter sentire quella gioia piena di cui parla il Vangelo di Giovanni.
Grazie a “Il grido inascoltato” oggi posso prendermi l’impegno di fermarmi ad ascoltare quel grido! Prima di tutto il mio e poi quello del fratello che ho accanto perché in fondo non è diverso dal mio e l’ascolto è forse uno dei modi di amare più belli.
Quindi io ho un grido, e tu?
Laura Camagni