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“Il tuo papà ora è in Cielo, anche se era ateo”

È troppo forte l’esperienza di essere davanti al Santo Padre per un bambino con una vita così densa di sofferenza. È la storia di Emanuele, un bambino di pochi anni che, in occasione della visita pastorale di Papa Francesco nella parrocchia di Corviale, estrema periferia di Roma, ha avuto la possibilità di incontrare faccia a faccia il Vescovo di Roma.

Per un bambino le parole sono l’ultimo strumento per esprimere le emozioni.

Si trova davanti ad un microfono quasi più alto di lui, il silenzio di molti presenti che aspettavano qualche piccolo o grande discorsetto, l’emozione di trovarsi davanti a niente di meno che Papa Francesco e non ce la fa, le parole non escono. Ma perché?

Nessuno affretta il momento. C’è un silenzio pieno di presenze, di sguardi. E nulla, Emanuele dirompe in un pianto che dice molto più di tante parole. Oltre a questo si copre il viso, come se quello che sta esprimendo è per pochi, solo per coloro che lo conoscono intimamente e con la stessa intimità lo sanno accogliere.

È una vergogna sana la sua, un atteggiamento che racconta tutto il suo dolore e tutto il suo bisogno di essere accolto da un padre.

La risposta non si è fatta attendere. Papa Francesco lo invita sul palco e lo abbraccia lungamente. È un abbraccio che raccoglie le lacrime di questo bambino e ascolta il grido di un’anima innocente: “Mio papà non c’è più! È in Cielo anche se era ateo?”.

Emanuele ha consegnato con le lacrime e qualche parola il suo più grande dolore che come tutte le più grandi sofferenze dell’uomo si racchiudono in una domanda, in un interrogativo.

I bambini in questo hanno molto da insegnarci: il mio dolore può trovare risposta solo se ho il coraggio di esprimerlo con una vera domanda.

Magari tutti noi potessimo piangere come Emanuele quando abbiamo un dolore come ha lui. Ha avuto il coraggio di farlo davanti a noi!”.

Emanuele non poteva più parlare con il suo padre terreno, ma ha trovato un altro uomo capace di rendersi padre per un figlio: Papa Francesco. Ha pianto per il suo papà ateo, che però ha avuto il coraggio di farlo comunque battezzare, ovvero dargli la possibilità di diventare non solo figlio suo ma figlio di Dio in pienezza. È come se, conscio della caducità della natura umana che oggi c’è e domani non si sa, ha lasciato al figlio il più grande testamento che un padre può lasciare a chi ama: non sei solo figlio mio, ma sei figlio di Dio; non sono solo io tuo padre, ma ti dono un Padre che si manifesterà in tanti volti, in tanti abbracci; non ti lascio orfano, ma con il battesimo ti permetto di avere una grande famiglia perché non ti si chiami mai orfano; tu un Padre ce l’hai!

Tuo padre non aveva il dono della fede ma ha fatto battezzare i suoi bambini. È Dio che dice chi va in cielo. E davanti a un papà non credente che è stato capace di battezzare i suoi bambini Dio sarebbe capace di abbandonarlo? Dio sicuramente era fiero di tuo papà, Emanuele. Prega per tuo papà, parla con tuo papà. Questa è la risposta”.

Questa è la risposta! Emanuele ha avuto il coraggio di piangere e porsi la domanda giusta. Questa è la via per non sentirsi mai soli, per non sentirsi mai orfani. Abbi dunque il coraggio di versare le tue lacrime, coprirti il viso da quella vergogna ingenua che vuole solo consegnare il dolore a un Padre e non a chiunque. Lì poi grida il tuo dolore e alla domanda che viene da un cuore puro la risposta non si fa attendere.

Grazie Papa Francesco!

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