Famiglia
Follia o baratro umano: cristiani e formazione
Sconvolti da notizie che raccontano drammi familiari, se cerchiamo un po’ di capire, ecco che emergono dettagli incredibili: il profilo del presunto assassino di S. risulta essere quello previsto…quarantenne, padre affettuoso e cristiano ‘praticante’. Qualcuno ha verificato che era sempre presente alla Messa domenicale a Sotto il Monte e che frequentava anche i sacramenti!
L’assassino di moglie e figli (5 anni e 20 mesi) era padre da cinque anni, sposato da sei, aveva celebrato matrimonio e altri sacramenti e giocava ancora con gli amici dell’oratorio, di certo non è mai diventato né maturo, né padre: «Quando ha ucciso i figli – spiega il prof. Mastronardi – ha provato un senso di liberazione: voleva tornare a giocare da solo… ma il fatto che l’uomo abbia sterminato la famiglia e poi sia andato a vedere la partita dell’Italia, dimostra quella insensibilità che è stata tracciata» (ilmessaggero.it)
Trattandosi di ‘padri’ e mariti e, persino di ‘cristiani’ o apparentemente tali, lasciatemelo gridare, di quale paternità e cristianesimo si tratta, quali principi umani o evangelici, quale incontro con Cristo è stato loro proposto durante infanzia, adolescenza, preparazione a ricevere sacramenti, ma anche quali segnali educativi sono stati colti della loro personalità, in famiglia, negli anni o durante un tempo di fidanzamento? Il ruolo dei referenti educativi in particolare, della comunità ecclesiale, dei Sacerdoti e dei Parroci, in paesi di poche migliaia di abitanti appare relegato al ‘lisciare le pecorelle’ come diceva il Santo Padre, non certo incisivo e determinante come un tempo, specialmente in provincia, dove condizioni e possibilità maggiormente umane dovrebbero favorire il dialogo, gli incontri, la carità sotto ogni forma. Ma se il parroco non riesce a conoscere, a tenersi informato dei problemi della sua comunità, forse preso da altre faccende, confessa anche sommariamente e durante un certo orario. Se un Sacerdote non può certo tradire il segreto ministeriale, dopo aver ricevuto simile confessione, mentre il tempo passa e la comunità spreca denaro e risorse per dare risposte al dolore di un’altra famiglia, quanto altro potrebbe e avrebbe potuto fare per convincere un penitente ad autodenunciarsi invece di assolverlo, forse in modo troppo sbrigativo…Trattasi di nuovi aspetti della formazione pastorale e spirituale, di nuove forme di confronto che i seminari non contemplano, di matrimoni celebrati secondo criteri che non richiedono o forniscono aiuto alla persona, che non prevedono nessuna valutazione psico-vocazionale, che incentivano numeri, offerte e modalità esteriori.
Non credo alla pura follia in chi programma lo sterminio di tre innocenti da effettuare durante la partita di calcio, non posso neppure pensare che certi segnali e certe responsabilità non appartengano ad una comunità cristiana, qualsiasi essa sia, se presente sul territorio. L’omertà non alberga solo negli anfratti: è quel silenzio che sembrerebbe ‘non mi impiccio’, ‘non mi riguarda’, è quel continuare impassibili ad occuparsi dei propri interessi mentre ‘suona la campana’ a morto, troppo spesso. Mai come oggi la parola ‘padre’ invece di riportare a Dio fa inorridire, dopo assenza atavica non solo ‘di fatto’ durante gli ultimi decenni. La distruzione e la morte si sono sostituiti al ‘procurare pane e protezione’ del termine ‘pater’. Nello sgomento, anche senza fiaccole in mano, preghiamo e meditiamo, esaminandoci seriamente sulle responsabilità dei ‘cristiani’, di ognuno, ogni volta che, accanto, un altro arriva a rinnegare se stesso, la vita e l’amore in modo talmente indegno dell’uomo da farci inorridire e tremare. I rintocchi di quelle campane e quell’assordante silenzio che ancora non si apre alla Verità, alla confessione e alla richiesta di perdono sono monito per educatori, sacerdoti, cristiani e società…per ognuno di noi, specialmente per chi riconoscendo i bisogni, indugia, distoglie lo sguardo, si occupa di ‘collette’…Un disperato grido, bisogno di crescita ordinata, di ausili alla formazione, di condivisione di mezzi e strumenti adeguati, di restare accanto a bambini, giovani e adulti disorientati e confusi. Se invochiamo la misericordia di Dio essa a noi richiede opere di samaritani e non insipienti giustificazioni delle nostre ‘omissioni’…ma chi di noi si ‘accusa’ di omissioni? Qualche Avemaria di penitenza risolve tutto, neppure in ginocchio davanti al Crocifisso!
Il nostro suffragio per i piccoli innocenti e per l’ennesima donna/moglie, diventati peso di cui liberarsi…Intensificando preghiera e sacrificio per la Famiglia, da ogni parte attaccata dal male.
Ciao, Concetta! Non c’è da meravigliarsi per tali notizie sempre più frequenti; e tutto ciò peggiorerà ancora per un certo tempo… Spiego meglio tale mia affermazione tramite l’articolo in questo link:
http://paolomorandi.wordpress.com/2014/06/15/la-legalizzazione-dellimmoralita/