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UN PAPA: GIOVANI, URLATE…
Un frammento di memoria: mi vedo piccola delle elementari mentre alcuni maschi più grandi stanno inscenando il solito “rito” della forza dell’urlo e delle braccia. Mi vedo mentre fuggo come una scheggia. Non sopporto gli urli, le grida, le forma aggressive, non ne sono abituata. Non mi appartengono. Sono delicata, si dice. Eppure ho dovuto fare i conti anch’io con il mio grido, i miei gridi. Quelli che urlano dentro, che chiedono di uscire. È difficile affrontarne la prova. Ma se non lo fai, fuggirai sempre come una scheggia di fronte ad altri gridi, ad altre urla. Ho dovuto ripescare il mio bisogno di urlare che si era ficcato da qualche parte del mio cuore, che non aveva potuto dirsi perché nessuno gli aveva detto come farlo. Ho dovuto rintracciarlo, riconoscerlo, avvicinarmici con circospezione, ammansirlo per un po’ e poi dirgli: “Ok, sei stato zitto troppo. ora devi esprimerti altrimenti non so che strada prendere. Ora puoi dire tutto quello che hai da dire con tutta la forza dei polmoni e del corpo! Puoi protestare con tutte le tue forze, purchè tu ripeschi dentro la tua voglia di vivere, di gioire, di progettare, di gridare… ”.
Ed è stato così. Da allora non ho più paura di sentire giovani e adulti urlare con forza dolore, gioia, disillusione, rabbia, speranze… e ho imparato a conoscerne il timbro e la diversità dei contenuti.
Ecco perché è così difficile ascoltare il grido dei giovani. È chiaro che è un grido inascoltato! È un grido che strozza la gola! Chiara lo vive su di sé questo urlo inespresso da tanti anni, troppi e chiede a tutti di metterci in questa lunghezza d’onda perché non è più possibile tergiversare. Il suo libro IL GRIDO INASCOLTATO, da pochi giorni pubblicato, è letteralmente attraversato da grida di aiuto che straziano il cuore, ma anche da urla di gioia e di liberazione che ti fanno rapire l’anima!
E poi – davvero sorprendente – la perfetta sintonia del discorso del Papa ai giovani, ieri, domenica della Palme, come se continuasse la sfida che da giorni Chiara sta lanciando a tutti:
Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili. Molti modi di anestetizzarli e addormentarli perché non facciano “rumore”, perché non si facciano domande e non si mettano in discussione. “State zitti voi!”. Ci sono molti modi di farli stare tranquilli perché non si coinvolgano e i loro sogni perdano quota e diventino fantasticherie rasoterra, meschine, tristi.
È proprio così: a quanti giovani è stato tolta la voce, la voglia di gridare, di esprimersi, unico mezzo per diventare se stessi. Ne abbiamo esperienza qui, nelle nostre comunità, quando arrivano senza parola, senza espressione, avvolti da un silenzio di morte e di rinuncia ormai totale. Ma abbiamo una potente esperienza di giovani che, attraversati i loro gridi di dolore, scoprono quella potente forza sorgiva che spinge da dentro e scoppia in urla di gioia, di vitalità, di lode, di canto, di festa. Gridano di gioia perché hanno incontrato Chi è la Sorgente viva di questa gioia: Gesù, la Gioia Piena!
E a voi, cari giovani, la gioia che Gesù suscita in voi è per alcuni motivo di fastidio e anche di irritazione, perché un giovane gioioso è difficile da manipolare. Un giovane gioioso è difficile da manipolare!
Un giovane gioioso è libero, creativo, protagonista e aperto alla vita.
E poi, spettacolare quella sfida che ancora il Papa lancia proprio ai giovani dopo aver espresso con lucida verità:
se noi anziani e responsabili – tante volte corrotti – stiamo zitti, se il mondo tace e perde la gioia
voi griderete?
Un forte senso di sospensione ci prende! È una domanda che ti inchioda.
E poi quel:
Per favore, decidetevi prima che gridino le pietre.
Sì! Il Papa ci inchioda a una decisione da prendere: quella di gridare. Di gridare la gioia di sentirci amati, perdonati, di aver ritrovato fiducia e speranza. Vogliamo gridare. Gioire. Vogliamo esprime con tutti noi stessi la Gioia insopportabile, intollerabile, la Gioia esplosiva che invade i nostri corpi, le nostre vite, i nostri ambienti, le nostre città…perché è una Gioia che viene a noi come Dono Benedetto del Risorto.