Attualità

La nostalgia delle stelle

… di Diego Puricelli, il nostro amato filosofo-scienziato!! Grazie, Diego!

“Che cosa desideri?”

Forse é la più profonda e allo stesso tempo più concreta domanda che si possa fare ad un uomo.

“Oh, guarda, mi piacerebbe avere l’iPhone 5! Questo Natale farò di tutto per averlo”.

Chiedilo ad un adolescente (ma non solo) e all’iPhone aggiungerà mille altre “cose” ritenute necessarie dalla società per essere cool e, proprio per questo, adombrate di un’aura sacra,  quasi celassero in se stesse l’accesso segreto alla felicità.

Sì, perché questo è il fine ultimo: essere felici e – oso aggiungere – per sempre!

Il desiderio di cui parliamo infatti è qualcosa di ben diverso da un bisogno. In psicologia il bisogno infatti è la mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il benessere della persona.

Il desiderio  in quanto tale non ha un contenuto specifico. La molla del desiderio é infatti il finito che si proietta verso l’infinito. Un esempio?

“Desidero” una bella casa, e investo tutte le forze per realizzarla. Quando ho completato la mia opera, noto però che ci sono margini di miglioramento e mi rimetto al lavoro, in una tensione di autosuperamento che non ha fine, dal momento che ci sarà sempre qualcosa da cambiare affinché la casa possa rispecchiare a pieno  il mio ideale di “bellezza”. Insomma, siamo condannati all’insoddisfazione? Sembra che, come direbbe Eugenio Montale, “tutte le immagini portino scritto: più in la”.

Ma proviamo a guardare la questione da un’altra angolatura:

Cartesio, il padre della filosofia moderna, afferma che l’idea dell’infinito é il marchio del Creatore sulla creatura, è quel contenuto che supera le possibilità dell’atto che lo pone, l’uomo.

Insomma ci troviamo di fronte ad un bel paradosso, se consideriamo l’uomo come lo considera il pensiero dominante, ovvero  come prodotto di una cieca evoluzione che ha a che fare con un materiale biologico di per se stesso finito.

Quale dignità si cela nell’uomo!

Un essere finito che per sua natura tende all’infinito.

Ma cosa accade nella nostra società?

Vengono invertiti i termini della questione e si dipinge l’uomo come un essere infinito che trova il suo appagamento nel finito: é il superuomo nietzschano, che si situa al di là del bene e del male, aitante e sempre giovane e che, allo stesso tempo,  rifugge terrorizzato alla vista dei propri limiti, compreso il più grande tra questi:  la morte.

Ecco come la nostra società trasforma il desiderio in bisogno!

L’anelito all’amore incondizionato viene soffocato dalla momentanea soddisfazione di un piacere egoista, il desiderio di una comunione piena viene anestetizzato dall’alcool, la tensione alla beatitudine eterna castrata in angusti paradisi artificiali prodotti dalla droga.

E lentamente ma inesorabilmente l’uomo dimentica la sua dignità regale e non spera più.

Uccidete la speranza e avrete ucciso l’uomo!

Stiamo attenti a tutto ciò che blocca il desiderio dei ragazzi e vigiliamo su noi stessi per non cadere in queste trappole infernali, in queste “morti a piccole dosi”.

 

Vi invito allora a compiere una azione concreta:

in  una di queste serate invernali provate ad uscire di casa e alzate gli occhi al cielo stellato. La, dove tacciono le luci artificiali, si presenterà uno spettacolo che vi lascerà senza parole…e, magari, dal profondo del cuore, potrà sorgere  una dolce inquietudine.

Non temete, é segno che in voi il desiderio dell’infinito (dal latino ‘de siderum’:  ‘nostalgia delle stelle’)  ancora c’è!

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