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Zaini, scarpe e una manciata di sorrisi

Zaini, scarpe e una manciata di sorrisi. Ecco come posso descrivere questo cammino insieme a tanti giovani verso l’incontro con Papa Francesco a Roma, nella semplicità con cui è stato percorso, nella Grazia che ci ha travolto, scuotendoci, cullandoci, accarezzandoci dolcemente fino a farci perdere l’uno nelle vite dell’altro. Ora mi impegno e provo ad esprimere con le parole quello che il mio cuore ha sperimentato in questi 109 km di vita percorsi .

Camminare per me è stato semplicemente percorrermi dentro. Nella mia stessa carne viva, ferita, straziata e non curata. Nella mia anima in lacrime tra le sue strade tortuose fatte delle mie fragilità e delle mie paure, scendere giù nel profondo buio di un’anima incarcerata nel suo dolore…fino a ritrovarmi. Riscoprirmi alla Luce vera, più bella di prima e ancora piena piena di amore.

Incroci di vite sotto un sole d’Agosto che surriscalda i corpi passo dopo passo, ed il sudore è acqua che purifica, lavando via la polvere che aveva seppellito da tempo il tuo cuore mentre tu, distratto dal rumore del mondo, avevi perso il dono del silenzio, il senso dell’ascolto.

Le gambe vanno avanti da sole e la fatica non la senti, sotto quel sole che picchia e brucia forte ma non lo senti. Cammini un passo dopo l’altro, con l’anima anestetizzata da un dolore più grande. Impari camminando a fidarti di chi è fuori da te ma in te vuole entrare; aspetta solo il tuo permesso.

La Bellezza dei passi falsi; ecco la verità che impari camminando. La Bellezza della vita è fare passi falsi, quelli in cui sei tu, autentico, messo a nudo con tutte le tue fragilità, esposto al vento, al caldo, al sole che brucia, al ginocchio che cede ed i piedi che scottano, vulnerabile. Pronto a ricevere, ad accogliere. Spogliato del superfluo, riconosci l’essenziale.

E scopri che non c’è sogno più grande di quello che nascondiamo in fondo al nostro cuore. Per proteggerlo dagli altri e da noi stessi, primi traditori vinti e venduti dai nostri stessi compromessi. Ciechi e sordi ai nostri stessi desideri. Per paura del giudizio degli altri, di ammettere a noi stessi che quella vita che abbiamo scelto, sentito nostra, amato, in realtà non è abbastanza, non ci completa. Difficile, difficile, difficile ammetterlo. Essere incompleti è qualcosa che solo chi ha occhi che guardano nel profondo può vedere.

Gesù è il cammino. Cosa mi chiede per queste strade sterrate, sotto questo sole che non concede ombre né fughe? Di uscire da noi stessi, dai nostri ruoli voluti o costruiti che siano ed andare nel mondo, per strada.

Non di rinchiuderci nelle nostre gabbie dorate di certezze, effimere illusioni di una felicità fatta su misura per noi, a volte banali maschere borghesi di un ruolo che abbiamo sentito nostro ma che poi si è piegato a ciò che gli altri si aspettano da noi, senza guardarci dentro, senza renderci conto che noi non siamo più gli stessi di prima.

“Non è la vita a cambiare, ma siamo noi…” mi ha detto un giorno un uomo nel cammino. “Perché io sono ancora in cammino e camminando cambiano gli occhi e le prospettive…”

Gesù ci chiede di rischiare. Di farli quei passi falsi dettati dal nostro cuore, di non essere sordi. Di rincorrerla quella felicità che ci indica con i suoi segni, di non restare fermi per paura, guardandola passare. Ci chiede di avere coraggio.

Ci chiede di guardarci dentro e di averlo quel coraggio per dire a noi stessi cosa c’è davvero nel nostro cuore! Senza più paura. La verità vi renderà liberi! Ci chiede di ascoltarlo e di seguirlo il nostro cuore, senza certezza alcuna e senza conoscere la meta.

Ho imparato ad invertirle le regole del gioco, in questo cammino. Ho imparato a vivere la mia vita con una logica invertita a quella umana, fatta di calcoli, ragionamenti, previsioni, giudizi, sostituendola con la logica dell’amore. Ho imparato ad ascoltare il mio cuore e ho imparato a fidarmi di lui. Perché ciò che sento lì lo ha messo Lui.

Simona

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