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Come ti posso salutare?

Clicco avvio più volte per riavvolgere questo video, è uno dei tanti che può scorrere veloce nei nostri smartphone. Ci sono tantissimi tipi di video: i più belli sono quelli che riescono a strapparti un sorriso, quel sorriso che arriva dritto al cuore, capace per un istante di farti uscire dalla scatola dei pensieri a volte pesanti e intersecati. Avete presente quando si dice: «Ho bisogno di staccare la testa»?

Questo breve e semplice video ha questo potere.

Una docente americana, con l’accento travolgente, il sorriso splendente e con calorosa energia saluta ogni suo giovanissimo alunno in un modo diverso. La professoressa ha chiesto ai bambini: «Come vorreste essere salutati prima di entrare in aula?».

Ogni bambino ha scelto il suo modo: chi voleva essere abbracciato, chi con un batti cinque, chi attraverso la realizzazione di un breve balletto. Sapete qual è la notizia?

La docente interagiva con passione in ogni saluto. Ciascun incontro, anche se molto breve, era pensato come un momento speciale per loro. Un tempo dove poterli vedere veramente, dove poterli accogliere prima di iniziare la giornata.

È normale che un docente si prenda la libertà di far scegliere agli alunni come vogliono essere salutati prima di iniziare la lezione? Cosa succederebbe nelle scuole italiane se tutti i docenti decidessero di fare questo? Probabilmente gli alunni si sentirebbero un po’ più visti, un po’ più amati. Forse è scandaloso parlare di amore nelle aule, ma la verità è che nel nostro cuore tutti: bambini, giovani e adulti, abbiamo bisogno di questo amore.

Spesso raccolgo nelle scuole testimonianze di giovani che con un po’ di sorpresa dichiarano: «Voi ci guardate!». Basta davvero un saluto fatto con il cuore per dare una svolta alla giornata e questo vale sia per chi riceve il saluto sia per chi lo dona!

E a voi che ora state leggendo, come vi piacerebbe essere salutati prima di entrare in ufficio, a scuola, a casa? Come potrebbe cambiare la vostra giornata se ci fosse almeno una persona che, guardandovi con attenzione e accoglienza, vi chiedesse: «Come vorresti essere salutato e accolto oggi?». Senza troppe domande, ansie e riflessioni preventive c’è oggi per te una persona che gratuitamente ti dona un saluto affettuoso.

Mi chiedo quante volte noi adulti riusciamo a cogliere davvero queste piccole cose come fanno i bambini.

Ci lasciamo trasportare da ansie e stress quotidiani oppure ogni tanto riusciamo a cogliere davvero piccoli gesti premurosi per il nostro cuore? Che lo si voglia o meno, ogni essere umano ha bisogno di questo, anche negli ambienti di lavoro, anche nelle scuole!

Si può pensare che ciò non sia professionale, che nessuno lo fa o non si usa fare. Bene! Perché non iniziamo noi a salutare gli altri in questo modo? Perché non provarci?

Allargando il punto di vista, possiamo riflettere sul fatto che basta poco per sentirsi visti anche in un luogo di lavoro. A volte è necessario un semplice sorriso non falso ma fatto con il cuore per ricevere una carica positiva. Andiamo talmente tanto di corsa perché dobbiamo finire il programma a scuola, perché abbiamo una riunione al lavoro e alla fine ci dimentichiamo chi abbiamo davanti.

È solo nutrendo attraverso le piccole cose il rapporto con il nostro collega, tra docente e alunno, con il nostro vicino di banco che riusciremo a vedere miglioramenti negli uffici, nelle classi ed è importante che questa docente abbia deciso di trasmettere questo messaggio ai suoi giovanissimi alunni.

Oggi, anche se mi farai un po’ arrabbiare, anche se ci saranno dei momenti stressanti, ti saluto come tu desideri, perché tu sei importante anche per il solo fatto di ritrovarti di fronte a me qui su questa terra!

Pensate che in italiano la parola ciao deriva dalla parola schiavo. Salutare dicendo schiavo può sembrare strano, ma così come altre espressioni di saluto, si usava per esprimere rispetto profondo che si desiderava rinnovare ad ogni incontro, mettendosi simbolicamente a disposizione dell’altro. Già questa semplice parola possiede sentimenti importanti: rispetto, accoglienza. Ogni giorno possiamo scegliere come dire questo ciao.

Quindi, dov’è la felicità in tutto ciò? È nelle piccole cose, negli occhi di chi ti saluta con un sorriso, di chi ti chiede se può salutarti con un abbraccio, di chi ti racconta una barzelletta per farti sorridere, di chi decide di guardare l’altro con occhi non giudicanti, di chi guarda la persona andando oltre, non fermandosi all’apparenza anche se quella persona a volte non la sopporti proprio, di chi ti chiede come stai e di chi soprattutto accoglie i piccoli gesti.

Da oggi, come decido di salutare chi ho di fronte?

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