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Natale. Cos’è per me?

Molte sono le festività che viviamo, ma se in assoluto pensiamo a quella più legata al calore dei familiari, questa è senza dubbio il Natale.

E mi domando:

come fare, nella situazione di questi giorni, a viverlo con la stessa intensità e gioia degli altri anni?

È pressoché impossibile far finta di niente o non sentire la mancanza di qualcosa o qualcuno.


Credo che, in primis, mi possa servire a prendere consapevolezza del valore di ciò che ora manca, dell’importanza della celebrazione comunitaria del Natale.


Tuttavia non dovremmo nemmeno lasciarci demoralizzare, perché credo che Natale non sia solamente questo, ma anche accoglienza gioiosa e grata della venuta di Cristo, volontà di accogliere in noi la sua potente presenza che cambia il volto del mondo.

Insomma, un sentimento di comunione con il resto dell’umanità, tutta unita nella celebrazione di un unico grande evento.


Quest’anno dunque, se anche non avrò occasione di vivere il lato della convivialità, potrò sicuramente concentrarmi sul secondo aspetto, quello più profondo e originale, per riscoprire quella gioia che nessun decreto potrebbe far svanire, perchè è radicata nel cuore di ogni credente che augura a suo Dio-Maestro: “Buon compleanno!”

Elisa Bastoni

Cos’è per me il Natale?

Ammetto sia difficile rispondere a questa domanda senza cadere nel banale.

Si sa, il Natale è il cibo buono in tavola, gli affetti familiari e non, lo scambio dei regali, le luci sui balconi, i sorrisi per strada.
Ma quando (o per chi) non è possibile tutto ciò? Quando non è possibile il Natale?
Scontato dire che queste cose concrete non ne esauriscono il significato più profondo; in fin dei conti sono solo conseguenze tangibili dell’unicità di questa festa e non la sua essenza.


Ma cos’è allora quel qualcosa di più?


“Il Natale vive nei nostri cuori” mi sentivo continuamente ripetere da piccola; ma mi sembrava una frase fatta, una risposta che non rispondeva.
In cosa differisce realmente rispetto alle altre occasioni di festa?

Spesso mi è capitato, la sera della vigilia, di scappare un po’ con la mente e immaginarmi i milioni di persone che in quello stesso istante stavano gioendo con me: espressioni simili su volti estranei, cuori vicini in corpi lontani.
Se però la differenza si limitasse a questo, allora anche Capodanno dovrebbe rivestire la medesima importanza, no?

Qui dunque subentra il motivo di questa gioia.

Si tratta di una felicità completamente diversa da quella che caratterizza le normali ricorrenze: è la gioia data dal gesto divino più grande, che si traduce nel gesto umano più umile e silenzioso,

è la bellezza di una logica che esce dalle nostre logiche, è la pienezza nel rivivere quell’Amore non come “memoria” di un fatto passato, ma come piena attuazione di un Dio che ha preso per sempre dimora in mezzo agli uomini.

Condivisione di Salvezza. Ecco cos’è per me il Natale.

Giulia Bastoni

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