GiovaniSpiritualità

Abbraccia il dolore e poi lascialo andare

È questa la frase che mi veniva in mente più volte alla fine di ogni videochiamata organizzata durante il “camp on-life”.

Spesso noi giovani ci sentiamo incompresi e perciò incapaci di andare oltre le nostre capacità, non perché qualcuno ce lo vieta, ma proprio perché sentiamo in noi un limite, che ci reca un dolore a volte inutile, a volte troppo pesante persino se legato ad una piccola cosa.

Iscrivendomi sotto suggerimento di mia madre, non ero assai convinta che online il campo si potesse effettivamente svolgere, perciò le aspettative non erano alte, ma il programma è risultato interessante e coinvolgente sin dalla prima mattina. Questo programma, infatti, si divide in due sezioni: sezione mattutina e sezione serale.

Nella sezione mattutina, per prima cosa ci si saluta e poi si legge il Vangelo del giorno, ricercando quale parola o quale frase ti abbia colpito di più, una volta scelto, si discute di esso approfondendo, così, anche i rapporti personali di un soggetto. Personalmente ho trovato questo atto affascinate, prima non ero molto interessata a questo genere di cose, poiché pensavo che la preghiera fosse qualcosa di intimo, invece ho imparato che qualche volta uscire dalla propria comfort-zone aiuta.

La sezione serale era aperta da ragazzi che si esibivano cantando e devo dire che le loro voci ti avvolgevano in un caldo abbraccio; dopodiché si continuava con le condivisioni e con l’aiuto da parte degli educatori, nel superare diverse preoccupazioni.

Il clima generato in quei giorni era davvero piacevole, nonostante la mattina ti ritrovassi con gli occhi gonfi e la tazza della colazione ancora in mano. Peraltro, i ragazzi che hanno partecipato anche in precedenza,

hanno descritto l’unione che si è venuta a creare come una famiglia che, al di fuori del tuo nucleo abituale, non riesci a trovare.

Dopo aver preso parte a questo campo, dopo aver ascoltato con cautela le condivisioni e dopo aver sentito le parole degli educatori 

– persone che in realtà in soli quattro giorni mi hanno insegnato che al mondo c’è Qualcuno che ci tiene a me anche se non sembra – 

ho finalmente capito che rimanere nella solitudine, sebbene a volte sembrerebbe piacevole, non sempre porta ad un fine utile, magari puoi sentirti a tuo agio con te, ma la persona umana non riesce ad essere se stessa se prima non si confronta con un’altra persona.

Per mia esperienza, posso dire che nonostante il campo si sia svolto online, è stato capace di sollevare il peso dei miei problemi e trasformarlo in qualcosa di positivo.

Ho cercato svariate volte di auto-consolarmi e ci sono riuscita, ma sapere che c’è qualcuno per te, anche dall’altra parte dello schermo di un computer, rasserena le tue giornate.

Per questo è importante abbracciare qualsiasi tuo problema per capire come risolverlo, lasciandoti aiutare da persone che farebbero di tutto pur di vederti sorridere anche solo per pochi secondi.

Vale davvero la pena aspettare qualcuno che ti ascolti, anziché rimanere nella tua stanza a rimuginare sui tuoi pensieri e a chiederti che cosa tu stia facendo.

Buttati!!! Perché là fuori c’è qualcuno che ti sta aspettando… e ricorda che sei una persona bellissima anche nelle tue insicurezze.

A.G., 17 anni

Questo campo e insieme alle condivisioni giornaliere, in soli 4 giorni, ha suscitato in me emozioni che in precedenza esitavano a mostrarsi; gli educatori, sensibili e preparati, mi hanno insegnato come gestire queste emozioni e ad apprezzare anche le più piccole cose che a noi sembrano quasi insignificanti.

(A.G. 15 anni)

L’ansia era a mille, non conoscevo nessuno, avevo paura di non riuscire a fare amicizia. Invece appena arrivata lì sono stata accolta da tutti in un modo fantastico, il secondo giorno sembrava già che ci conoscessimo tutti da un sacco di tempo.

(C.S. 16 anni)

Questo campo mi ha dato una nuova consapevolezza di me stessa e ha ravvivato in me la fede che ultimamente avevo un po’ perso. Gli altri ragazzi mi hanno donato le loro storie e le loro esperienze che mi hanno fatta sentire compresa e non sola.

(M. B. 15 anni)

All’inizio non pensavo che questa esperienza fosse così arricchente. Ma, con le varie condivisioni dei ragazzi, ho potuto comprendere che ci sono molte persone oltre a me che hanno delle “difficoltà “. Voi, poi, sapevate come aiutare a risolverle e a mettere il cuore “in pace”.

(A.R. 15 anni)

Mi è piaciuto moltissimo il fatto che nonostante la lontananza sentivo ogni persona del gruppo vicina a me. Sento di essere cresciuta e mi ha fatto molto bene ascoltare gli altri ragazzi.

(E.G. 15 anni)

In realtà questo campo non me lo immaginavo così bello, perché pensavo che era più una sorta di catechismo come si fa nel gruppo di adolescenti del mio paese, dove si fa una preghiera e il catechista parla.

[…] La cosa che mi ha colpito in particolare sono state le prime due testimonianze che nonostante era la prima volta che partecipavano al campo, come me, hanno avuto il coraggio di farsi avanti e di condividere. Mi è piaciuta molto anche l’adorazione perché non avrei mai pensato che attraverso uno schermo mi potesse comunque percepire l’amore del Signore.

(C. S. 16 anni)

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