Evangelizzazione

Noi, malati di tumore col bisogno di raccontare !

“Goccia dopo goccia senti il veleno che entra nel tuo corpo e resti esterrefatto, perché sarà proprio quel veleno a decretare il successo o meno dell’intera terapia e quindi la possibilità stessa di sconfiggere il male. Per farla breve, quella oncologica è una partita per la vita, una delle poche partite che non ammette pareggio, o si vince o si perde, in palio la vita”.

Sono le parole di Matteo Mastromauro, amico di un viaggio, quello della sofferenza e del dolore, che proprio l’11 febbraio, Giornata Mondiale del Malato e della Vergine di Lourdes, gli si sono aperte le porte del cielo.

Ne sono convinto, perché la sua appassionata voglia di vivere, lo aveva messo con le spalle al muro ma senza perdere il coraggio di continuare a lottare. Sì per il cancro è una malattia assai strana, entra ed esce dal tuo corpo, donandoti mille speranze, ma allo stesso tempo piega in due il tuo corpo.

Un giorno, durante una puntata di Matrix, seduti accanto, abbiamo raccontato le nostre esperienze, con quella semplice voglia di condivisione, senza falsi tabù e omertosi silenzi.

A riflettori spenti, abbracciandomi mi ha detto: “Andiamo avanti con forza, è dura, ma parliamone, sempre”. Queste parole le custodirò gelosamente, perché sono un  tesoro per chi rimane su questa a terra a combattere con trattamenti terapeutici che ogni giorno ti danno l’idea vera della tua precarietà.

La testimonianza, insieme al coraggio, sono l’antidoto contro chi, come il cancro, che io ho chiamato Scarafaggio, ti vuole spento, senza forze e chiuso nel tuo silenzio.

Oggi non ho voglia silenzio, non posso e non devo. Oggi più che mai devo avere la forza di testimoniare la mia Resurrezione giornaliera che mi accompagna da 14 anni senza mai abbandonarmi.

Il cancro entra ed esce della mia vita come a tanti che incontrano questa malattia, che ancora oggi consideriamo il male oscuro, non curabile e che ci pone in quella posizione di falsa omertà e silenzio che uccide ancor prima di morire qualsiasi uomo segnato dalla Croce della sofferenza. Il finto e tremendo tabù del non parlarne, del non pronunciare quelle sei lettere “cancro”, che fanno più paura a chi non l’ha incontrato rispetto a chi ci convive quotidianamente.

Non amo i numeri, ma quello che sta accadendo è davvero agghiacciante: dal primo gennaio del 2012 sono morti 11.121  italiani di tumore con una media giornaliera di circa 240 persone. Tutto questo non deve far impietrire i nostri cuori, ma spalancare le porte dell’anima e slegare bende dagli occhi e dalle orecchie e essere accanto a chi soffre.

Senza falsità, con amore, senza falso pudore o pietà.

Questa è la vita di chi soffre, questa è la vita di chi incontra il cancro. Io l’ho incontrato all’età di 22 anni e da 14 anni, ogni giorno provo a raccontare la mia vita da malato.

Anche Matteo l’ha fatto. Da oggi non ci sarà e come lui, tanti. Ma proprio per tutti quanti loro, dobbiamo impegnarci partendo dalle nostre case ad accogliere e condividere la sofferenza, perché il cancro non è solo di chi lo vive ma anche e soprattutto di chi ci circonda.

Il cancro non può annientare il copro e l’anima.

Ci sia concesso di essere liberi di vivere come meglio crediamo e concepiamo il dolore.

Nessuno può dettare il tempo umano della nostra sofferenza se non la scienza e il nostro coraggio.

Testimoniare e raccontare è la terza via della malattia, preceduta, da prevenzione e diagnosi. Non possiamo, nessuno esclusi, rimanere inermi di fronte al cancro.

Il cancro uccide e lo fa ancor di più se cerchiamo di essere omertosi. Di cancro si vive, non si muore soltanto e nel nostro paese, se pur tartassato da scelte sanitarie sbagliate, il 61% dei malati guarisce completamente da questa malattia, che nessuno ama chiamare per nome.

Quante volte mi sono sentito un peso, quante volte mi è stato difficile far comprender l’importanza della parola, della condivisione, di una semplice carezza. Quanto è bello farsi asciugare le proprie lacrime. La solitudine ti mangia in ogni dove e al cancro fisico subentra il cancro dell’anima. Sono convinto che più forte della morte è l’Amore, che riesce sempre in ogni circostanza, anche la più tremenda a stringere le nostre mani e abbracciare la nostra vita.

Io continuerò a testimoniare e a essere testimone di questa Croce che Gesù mi ha donato e con amore cercherò di portarla avanti, senza paura, senza timore e con la voglia di vivere la mia sofferenza.

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5 thoughts on “Noi, malati di tumore col bisogno di raccontare !”

  1. E’ vero che dobbiamo abbracciare la croce e camminare sulla strada indicata da Cristo, ma abbracciarla con giubilo come fai tu è grandioso. Grazie infinitamente per l’ esempio e l’ ardore che metti e trasmetti nelle tue testimonianze.

  2. Si caro Fabio, condivido in pieno tutto ciò che hai scritto!Ricordiamoci che PIù FORTE DELLA MORTE è L’AMORE..e se lo strappo,il distacco dalle persone a cui abbiam voluto bene è doloroso diventa un’occasione di incontro col Cielo nella misura in cui ci si affida!Non scordiamoci che.. CI BASTA LA SUA GRAZIA!Ho un pò di cose da condividere, ti scriverò poi in privato,grazie per la tua testimonianza , per quello che sei! uniti nella preghiera e sempre IN MANUS TUAS, Giulia

  3. Concordo pienamente ma non per tutti potrebbe essere semplice, conosco una persona che gli è appena morto un figlio di tumore. E per me è un esempio di forza perchè ha una fede talmente grande che quando gli sono andata vicino per fargli le mie condoglianze mi disse grazie ma sono serena e successivamente con una calma e serenità incredibile ha voluto sapere di me del mio lavoro. Sinceramente mi ha spiazzato mai nella mia vita ho incontrato una mamma così, con una fede talmente grande che con gioia ha accettato la morte del proprio figlio. E il figlio, per chi lo ha conosciuto, io purtroppo no, era uguale a lei aveva la stessa forza anzi c’è persiono chi mi disse che non sembrava ammalato. Comunque per me è importante avere esempi come te che riesci con la tua sofferenza a testimoniare la gioia, grazie di cuore. Io di fede ne ho tanta ma purtroppo non sò come mi comporterei di fronte alla croce vera e propria.

  4. Mio carissimo e AMATISSIMO fratello!!!
    …forse non ricordi,( …anche se te l’avevo già raccontato) ma HAI risvegliato in me un’ANTICA SOFFERENZA … DAPPRIMA leggendo i tuoi libri e successivamente AVENDO persin PAURA di avvicinarmi a te, di guardarti, frequentarti, per non conoscerti e LEGARMI affettivamente a te!…per non continuare a SOFFRIRE!
    POI la vita ha scelto, ed io ho scelto di non NEGARMI ad essa,…e ora sei mio fratello, amico, …AMICO!
    Ora che anche la mia mamma è un ANGELO,… sono umanamente,… COMPLETAMENTE ORFANO…e…ti chiedo di accogliermi, come un esule, nel tuo cuore!
    So di essere poca cosa, rispetto al DIRITTO d’ASILO che DIO bussa al tuo cuore! si percepisce questa priorità,…ma non voglio rinunciare: io ora sono uno di quei familiari di cui parlavi,…a cui il CANCRO ha tolto l’origine della vita, prima il padre (quando avevo 5 anni) e ora anche la mamma ( e aveva soli 65 anni).
    Se ne avessi la FORZA e la VIRILITA’, forse mi arrabbierei con DIO, ma accetto la sua volontà…ANCHE perché conosco il SORRISO! …ma nel cuore, a volte,…ho un pò di solitudine; e poi c’é quell’ALTRO che sta tentando ( e a volte ci riesce) il COLPACCIO finale!
    … fare “marameo” a volte mi aiuta,… ti sorrido Fabio! ma ho più BISOGNO di un tuo abbraccio!
    STRINGI forte la coroncina del rosario anche per me!
    Tienimi LEGATO a te! io ti voglio bene!
    E ho un disperato bisogno di volertene! Ciao, amico, fratello…e piccolo della GIOIA …ti SORRIDO, di cuore! TVB. 😉

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