Attualità
UN DIO SCOMMETTITORE Una riflessione a partire da una pericolosa realtà: il gioco d’azzardo
La vita è sempre più dura, la crisi ci massacra, l’incertezza sul futuro è pesante: perché non tentare la fortuna? Perché non giocare qualche soldino alla slot machine dietro l’angolo di casa? Poco tempo fa, facendo una ricerca sulle nuove dipendenze, sono rimasto colpito dai numeri allucinanti della spesa relativa al gioco d’azzardo in Italia. Udite, udite…
nel 2000 la spesa degli italiani per il gioco è stata di 14,3 miliardi, nel 2004 di 24,8, nel 2008 di 47,5. Si calcola che nel 2011 la spesa in questo settore sia arrivata a sfiorare gli 80 miliardi. Ogni italiano (neonati compresi) in pratica ha sborsato lo scorso anno circa 1260 euro pro capite. Si stima che 800.000 persone in Italia siano dipendenti dal gioco d’azzardo e 2 milioni lo stanno diventando. Secondo dati Istat nel 2010 le famiglie italiane hanno acquistato meno cibo a causa della crisi, mentre si è impennata vertiginosamente la spesa per il gioco. Ben il 56,3% del fatturato totale è stato raccolto da slot machine e videolotterie, seguite da Gratta e Vinci (12,7%), Lotto (8,5), scommesse sportive (4,9), Superenalotto (3%), Bingo e puntate ippiche. L’Italia è quindi al primo posto in Europa come fatturato e terza nel mondo. Senza contare tutto l’investimento che la criminalità organizzata riversa in questo settore nel riciclaggio di denaro sporco e il fatto che tante società concessionarie del gioco d’azzardo hanno la sede principale all’estero e per giunta in Paesi caratterizzati da una scarsa trasparenza fiscale.
Proprio mentre stavo scrivendo queste righe per evidenziare la pericolosità di questo problema, viene da me un ragazzo di 22 anni, accompagnato da un sacerdote, un ragazzo di parrocchia, sano, bello, pieno di qualità, stimato da tutti. Mi racconta il suo dramma: “Dall’età di 15 anni ho il vizio del gioco. Ho sempre condotto una doppia vita che solo ora ho deciso di svelare alla mia famiglia e a persone che possono aiutarmi. Non ce la faccio più!”. “Qual è la conseguenza negativa più grande di questa dipendenza per te?”, domando io per saggiarne le sue motivazioni. “Guarda, è vero che ho perso un sacco di soldi, ma il brutto è che in questa vita sono piombato in una solitudine allucinante. I rapporti con gli altri hanno perso intensità, bellezza, calore. La mia testa sin dalla mattina è occupata da altro, a causa di un perverso meccanismo che mi porta a rincorrere ossessivamente le perdite reinvestendo sempre più denaro. Adesso voglio smettere, anche se da solo non ce la faccio”.
Pur non essendo un grande esperto di queste problematiche, mi sono permesso di aiutare a rafforzare in varie maniere la motivazione al cambiamento, di farlo riflettere sulle conseguenze dannose di tale dipendenza e di proporgli strumenti adeguati alla situazione fra cui un iniziale controllo esterno di persone fidate nella gestione delle sue finanze oltre all’aiuto di una specie di personal trainer a cui aprire il cuore nella verità su tutto ciò che riguarda il faticoso combattimento per uscire dall‘uso compulsivo del gioco e delle scommesse.
E poi va riempito il vuoto che non è più occupato dal gioco. Quel giovane aveva aggravato la sua dipendenza proprio nel periodo di mancanza di lavoro che purtroppo in questa fase storica attanaglia molti altri giovani. È proprio vero che l’ozio è il padre di ogni vizio. Occorre uno stile di vita arricchito da attività sane e anche in qualche modo faticose: sport, volontariato, studio, hobby, cura della dimensione spirituale, ricerca di nuovi rapporti di amicizia. Spesso per uscire da problemi di dipendenza è deleterio concentrarsi troppo sul punto problematico: occorre aumentare nelle giornate lo spazio dato alle cose buone, antagoniste al vizio corrispondente.
Insomma… Adesso è un periodo davvero brutto sotto tanti punti di vista per milioni di persone in Italia e nel mondo. Ti viene proprio da tentare la fortuna sognando una vita diversa, una qualità di vita migliore, senza eccessivi affanni nel dover arrivare a contare gli spiccioli a fine mese. E allora? Che facciamo? Scommettiamo?
Sotto, sotto nell’aumento così massiccio di queste nuove abitudini non c’è forse un desiderio di fuga da un reale percepito sempre più ostico e opprimente? Ogni debolezza, limite, angustia della vita va fuggita ad ogni costo! L’arte di scommettere su tutto, la passione per il gioco, l’emozione della puntata in fondo possono essere legate a tutto ciò, quando si superano certi limiti, sono il sintomo di un malessere profondo mai così diffuso come in quest’epoca.
E il cristiano come deve comportarsi? Uno che vuole seguire Gesù Cristo può scommettere e giocare sempre e comunque? Quanto? Come? Dove? Non sono in grado di rispondere. Mi limito a due considerazioni.
Nella prima prendo spunto dal catechismo della chiesa cattolica che non fa certo una trattazione approfondita del tema anche se mette chiaramente in guardia sia da una facile demonizzazione del gioco in sé, sia sul pericoloso rischio che, superando certi limiti, possa diventare un grosso problema.
Al n. 2413 si legge infatti:
“I giochi d’azzardo (gioco delle carte, ecc.) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù”.
La seconda considerazione, posta in modo ironico, prende spunto dalla parola di Dio.
Credevo infatti di trovare nella Bibbia un aiuto per affrontare questo problema; invece scopro che anche Dio in fondo è un grande scommettitore. Anche Lui ha il problema del gioco. Solo che, invece di farlo con le monete, lo fa con gli uomini deboli (Mosè, Isaia, Geremia, Pietro, …), lo fa con noi, lo vuol fare ancora con me nonostante tutto. Invece che giocare per fuggire il limite, il precario, la solita noia come facciamo noi, Lui sulla nostra misera realtà umana ci scommette ed è capace, in coloro che aprono la mente e il cuore al Suo gioco amoroso, di far sperimentare vincite mai sperimentate: Gioia piena, Pace profonda, Paradiso già su questa terra. Sentire che Qualcuno ha scommesso su di te nonostante tutto ti riapre alla fiducia nella vita, alla fiducia negli altri sui quali anche tu puoi scommettere a tua volta.
L’arte dello scommettere, se fosse trasferito dalle partite di calcio o da una fredda roulette ai rapporti personali, potrebbe davvero rinnovare un mondo che la mancanza di amore sta accompagnando inesauribilmente verso un baratro senza ritorno.
Ma una speranza c’è! Tu ci credi? Scommettiamo?
Franco Tobia
capisco bene quel ragazzo, il gioco è un vero e proprio demone che si impossessa delle persone ed uscirne è molto difficile ma non impossibile
Il gioco,come qualsiasi altra dipendenza,è una bestia che si impossessa di noi e ci fa fare ciò che vuole,allontanandoci dagli altri, imbambolando la nostra mente e le nostre azioni,portandoci a non essere più padroni di noi stessi…E’ anche vero che siamo portati ad avere una”dipendenza” dal vuoto che si sente dentro,un vuoto che se nessuno ci dice Chi può riempirlo veramente,lo riempiamo come ci capita prima(sesso,gioco,internet,alcol,droga) e più diventiamo dipendenti più allarghiamo il vuoto e la solitudine dentro noi…Rendendoci sempre più schiavi ma esiste la Persona capace di liberare da queste catene!
Molto bella la riflessione su Dio che scommette sugli uomini,scommette sulla nostra povertà per farci fare cose inimmaginabili per farci gustare le gioie celesti e il suo Amore misericordioso! Spero che molti colgano l’invito che hai fatto di scommettere che una speranza c’è e c’è per tutti!
Bella riflessione davvero!