Evangelizzazione
“Desidero che, anche per voi, la croce sia gioia” (Medjugorje)
In questo mondo non può esserci luce senza ombra, riposo senza fatica,
guarigione senza malattia, autentica gioia senza dolore e quindi neppure
risurrezione senza morte.
Pertanto Gesù con la sua croce ha voluto umilmente
sottomettersi alle normali, ma difficoltose e non di rado assai crudeli,
condizioni dell’esistenza terrena. E l’ha fatto anzitutto per rispettare la libertà
di ogni essere umano, come egualmente fu di ogni puro spirito creato a suo tempo;
poiché senza libertà non può esserci né bene né male.
Egli però si è servito delle condizioni e delle leggi di questo mondo corrotto per
infondervi l’antidoto della purificazione, del rinnovamento. Ha perciò lasciato agire
il male: non ha sterminato i demoni, non ha incenerito gli empi. Anzi, da loro si è
lasciato condurre persino al disprezzo e alla solitudine della morte in croce; ma per
poter risorgere nella gloria, da vero Dio e vero uomo, ed aprire in tal modo a tutti
le porte del Paradiso.
Così ha vinto il mondo e senza apparentemente cambiare nulla! I dolori – infatti –
le ingiustizie, le croci di ogni genere e pure la morte, continuano ad esistere.
Ma, con la sua croce, Gesù ha messo definitivamente nelle nostre mani l’arma
della vittoria; anche se ancora a tutt’oggi rimane sempre un’arma assurda,
incomprensibile e nascosta, per coloro che hanno la disgrazia di avere poca fede.
“La Croce, dice Gesù, è il trono del mio Amore, della mia Misericordia, della mia compassionevole Bontà. Un Re, quando è a palazzo e deve ricevere, riceve nella sala del trono, seduto sul trono” (Suor Benigna Consolata Ferrero)
«Quanto è dolce… il nome “croce!”; qui, appié della croce di Gesù, le anime si rivestono di luce, s’infiammano d’amore; qui mettono le ali per elevarsi ai voli più eccelsi. Sia dessa croce anche per noi sempre il letto del nostro riposo, la scuola di perfezione, l’amata nostra eredità> (P.Pio).
Nella mia miseria non trovo parole adatte per onorare questo glorioso vessillo, ma ai piedi del trono del mio Re chiedo la grazie di accettarla, quando ne sono caricato, e abbracciarla con amore così come donata dalle mani del Padre mio e porre in essa il mio unico vanto. Al mondo non esiste segno glorioso e vittorioso più grande di essa.
Grazie Paolo per averci ricordato questo grande appuntamento e per le verita così bene esposte
“Desidero che, anche per voi, la croce sia gioia”…
Ma – siccome si tratta di una straordinaria forma di gioia predisposta dall’Altissimo – per ben comprenderla, occorre tenere presente quel versetto dell’Antico Testamento, in cui si dice: “La gioia, che dà il Signore, è la nostra forza” (Neemia 8, 11). Vale a dire che ogni nostra sofferenza, se di cuore offerta all’Onnipotente, finisce sempre con il tramutarsi in gioia (come i dolori del parto); e che, da tale gioia, ci deriva la forza necessaria per il superamento di ogni ostacolo al fine di produrre “frutti buoni e duraturi”.
Grazie Paolo Dio ti benedica…
caro paolo,ho letto i tuoi due articoli come promesso. Devo dire che hai la grazia della sintesi. Gli argomenti, cioè l’intercessione e l’offerta della sofferenza, mi stanno molto a cuore. ho visitato anche il tuo blog. Insomma, GRAZIE|