Attualità
DIARIO del Campo di Formazione al Volontariato Internazionale in Brasile PARTE 5
Dopo una decina di giorni a Quixada rientriamo su Fortaleza per continuare la nostra missione per le strade, le piazze, le carceri e gli ospedali.
Salutare i bimbi, e le bambine in modo particolare, è stato davvero doloroso.
Le bimbe una ad una mi abbracciavano forte forte e avrei voluto non lasciarle più.
Mi chiedo se ha un senso arrivare per poi andarsene; quanto farà bene a questi piccoli cuori che già hanno vissuto l’abbandono?
Non ho una risposta in merito. So solo che il mio e il loro cuore sono arricchiti di affetto, di sorrisi, di abbracci infiniti, di sguardi. E so solo che una persona il cui Sì ha generato anche il mio Sì ha scritto un libro che dice “Tutto passa solo l’Amore resta”. Nel cuore dunque ho questa consapevolezza: quell’Amore che ho dato e ricevuto in Lui e con Lui non può che essere dolce balsamo che profumerà sempre nei loro cuori anche quando io non sarò più lì con loro.
Una ragazza, Novia, non si avvicinava e quando le chiesi “perché non vieni a salutarmi?” lei mi rispose in portoghese “non ti saluto altrimenti piango”. La fissai e con un sorriso le dissi: “Allora vieni qui così almeno piangiamo assieme”. Novia mi corse incontro e si gettò tra le mie braccia. Fu bello piangere insieme.
Alla partenza del furgone tutte le bimbe erano schierate lì davanti a fissarci con gli occhi lucidi.
Ancora una volta non riuscii a trattenere le lacrime. Alzai il finestrino oscurato che mi separava da quegli sguardi. Il furgone partì.
Grazie Quixada!
Rientrati a Fortaleza prima di partire per le carceri, gli ospedali, le strade ricarichiamo i cuori da Lui, l’unico e vero agente della missione: lo Spirito Santo!
Un momento meraviglioso tra noi missionari italiani e brasiliani ci attendeva: le preghiere gli uni sugli altri.
C’è stata una vera e propria Pentecoste! Tra noi abbiamo sperimentato un’unità grande, un Fuoco che animava il nostro cuore da accendere in tutto il mondo.
La prima tappa della missione a Fortaleza fu il carcere.
Io scelsi di andare nel manicomio criminale.
Al mattino ci accompagnò Gesse. Andavamo a celebrare la S.Messa in questo luogo cercando di portare un po’ di Gioia.
Una volta consegnati i documenti la guardia carceraria ci fece strada.
La direttrice del carcere ci spiegò che i detenuti erano persone che avevano commesso gravi reati, spesso omicidi, a seguito di malattie psichiatriche.
Man mano che ci accompagnavano nel luogo dove c’erano i detenuti i corridoi si facevano sempre più tetri, sporchi, grigi.
Superato l’ultimo cancello entriamo in questo grande spazio a cielo aperto. Una guardia mi si avvicina e dice a me e a Maria Vittoria: “Voi due non allontanatevi mai da noi guardie. Qui i detenuti non vedono spesso ragazze”.
Mi guardai attorno.
Mi sembrava di essere un film, ma aimè quella era realtà dinnanzi ai miei occhi.
I detenuti avevano vestiti stracciati e bucati, erano sporchi, con gli occhi consumati dal dolore e dalla disperazione. C’era chi camminava lungo il perimetro del giardino, chi era buttato sotto il sole cocente su di un materasso, chi faceva i bisogni in un angolo, ignorando chi gli stava attorno, chi ci fissava chiedendosi chi eravamo e cosa volevamo.
Tutto era così grigio, così triste.
Al centro del piazzale una cosa attirò la mia attenzione ridandomi luce: l’altare preparato per la S.Messa.
Eri proprio lì Signore, “come Luce venuto nel mondo perché chiunque crede in Te non rimanga nelle tenebre”, eri lì pronto a farTi accogliere, a farTi toccare, a farTi mangiare.
Iniziò la S.Messa, iniziò un vero e proprio “rendimento di grazie”. Ad ogni canzone, dopo il Vangelo, dopo l’omelia scattava sempre un applauso da parte loro. I loro occhi si erano trasfigurati durante la celebrazione e la loro attenzione era lì, su quell’altare. L’Amore era Amato!
A loro interessava solo RE-STARE lì con Te.
L’altare, proprio l’altare scoprii solo alla fine che era una barella rivestita da una tovaglia e adornata con tanto tanto amore. Qualche fiore delicato, un crocifisso e Tu che hai scelto di farti carne lì, Povertà delle povertà, dolce Signore.
Lo scambio della pace fu l’ennesima occasione per riscoprire che anche nel carcerato tu Signore sei lì. Come ci dice Papa Francesco “Dobbiamo toccare la carne di Cristo. Una Chiesa povera per i poveri incomincia andando verso la carne di Cristo”.
Il loro cuore si era spalancato e il nostro con il loro.
Ancora una volta gli ultimi ci indicavano la via per il Regno dei Cieli!
Il racconto prosegue la settimana prossima…
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