E ‘questa l’esperienza che il mio cuore ha fatto in questi anni; ho sempre amato la moda, l’apparire, il mostrarmi ma mai, e dico mai, mi sono sentita bella, vista, stimata.
Anni cercando di creare secondo dei miei parametri una mia identità che più si gonfiava, più si svuotava del contatto con la realtà. E poi è arrivato Dio, come un fulmine a ciel sereno, una chiara consapevolezza della Sua esistenza e di conseguenza, la necessità di lasciare che la mia vita fosse riparametrata.
Non è esatto dire che ho lasciato tutto, il mio lavoro, le mie abitudini, le mie comodità…io ho solo smesso di stringere i pugni su queste “certezze” e, per quanto erano futili, sono scivolate via come polvere in decomposizione.
Ho lasciato il lavoro perché non potevo smettere di ascoltare quel “fidati di me, seguimi”, anche se non sapevo con esattezza dove né come, ho pian piano lasciato l’attaccamento alla mondanità perché avevo sperimentato una semplicità ed una purezza che aveva trasformato ogni concetto di relazione, ho aperto il cuore a persone diverse da me perché ho conosciuto la ricchezza, la preziosità dell’altro.
E’ iniziata la mia esperienza a Nuovi Orizzonti e, certo, si è trattata anche di una folle spensieratezza, permessa però da un incontro sempre più profondo con un Padre che amorevolmente custodisce la mia vita.
E poi, quella che per me è stata una sconvolgente conferma, un realizzarsi di una teoria in cui speravo ma la paura che mi accompagnava era segno che non ci credevo fermamente: ho fatto l’esperienza della concretezza della chiamata di Dio, per ciascuno, per tutti e quindi anche per me. Dio che è Padre e che ci vuole cristiani dignitosi, rivestiti della Sua dignità, immagini riflesse della Sua luce.
Insomma, quando era chiaro che ero chiamata al matrimonio, quando sentii che l’uomo che avevo a fianco mi era stato affidato da Dio, ed io a lui, ed ho iniziato a temere che non avrei potuto sposarmi perché la mia famiglia era contraria, non avevamo un lavoro remunerato, non potevamo permetterci una casa, invece di scappare o di disperarmi o lamentarmi, seppur con la mia ansietta, non ho mai smesso ( né io né colui che sarebbe divenuto mio marito) di affidarmi al Padre del cielo e della terra e di fidarmi della sua chiamata.
Ed ecco che il Cielo si è aperto sulla mia vita, che vino nuovo è stato versato nell’otre nuova, che una nuova veste mi è stata donata.
Matrimonio, lavoro, casa e tanto altro, questi i doni immensi che fin ora Dio ha affidato alla mia vita ed è talmente chiaro che sono doni della Sua Provvidenza (perché lontani anche solo dalla mia immaginazione), che anche se c’è qualcosa o qualcuno che manca, qualche stanchezza o obiettivo da raggiungere, qualche scomodità o sacrificio, non va via dal mio cuore questo profondo senso di gratitudine, di tenerezza di un Padre verso sua figlia, di speranza che tutto concorre alla Sua glorificazione ed al nostro cammino di libertà e perfezione.