Attualità
DIARIO del Campo di Formazione al Volontariato Internazionale in Brasile PARTE 6
Il giorno seguente andammo all’ospedale pediatrico.
Sembrava che il cuore non avesse il tempo di riprendersi da un’esperienza forte che subito ne seguiva un’altra.
Per rallegrare i bimbi ci coloriamo il viso da pagliacci, chi con il naso rosso, chi con i fiori disegnati sulle guancie, chi sembrava più un indiano che un pagliaccio!
C’e chi di noi si ferma nel piazzale di ingresso, dove molti bimbi con le mamme sono riuniti, per fare il teatrino.
Io assieme a qualche altro missionario andiamo invece per le stanze a far visita a quei bimbi che sono impossibilitati a scendere al piano terra.
Ancora una volta la prima cosa che rimbomba nel cuore è il niente.
I bambini hanno diverse età, dai 10 anni circa a qualche mese. Sono con le loro mamme, papà non se ne vedono. Forse tanti non sanno nemmeno chi è il loro papà.
I lettini sono di ferro, talvolta arrugginito, i materassi sporchi, consumati, le stanze in condizioni totalmente non igieniche. Molti bimbi sono sul loro lettino con la flebo attaccata al braccio e ci guardano. Qualcuno impaurito cerca le braccia della mamma, molti altri ci sorridono, giocano, ridono e scherzano con noi.
Regaliamo loro qualche caramella e lecca-lecca e per loro è subito motivo di festa enorme.
Ma la caramella senza di noi non aveva lo stesso effetto. Ancora una volta questi piccoli cuori ci chiedevano di RE-STARE con loro, giocare con loro o semplicemente abbracciarli dolcemente sorridendogli.
Non si può pensare di arrivare in questa terra cercando di portare via da lì questi bimbi o queste persone con il loro dolore. Non si può perché il loro grido è “RESTA qui con me, nel mio dolore, nella mia povertà. Vieni qui”. La paura è quella di sporcarsi, di contagiarsi, di non reggere il colpo o più profondamente di sentirsi nudi, senza soluzioni, disarmati, impotenti.
Ho scoperto che la “potenza” è quella di RESTARE semplicemente con loro, nella mia povertà, nella mia semplicità. Lì avviene uno scambio d’Amore pazzesco, oserei dire misterioso, lì due cuori poveri si incontrano e scoprono che quella povertà per Qualcuno è ricchezza.
Il Brasile non ha filtri: il dolore mio diventa anche il tuo perché non lo devo mascherare, non lo devo nascondere, non è motivo di vergogna ma è motivo di umanità, è qualcosa che mi rende preziosa. Così come il bisogno di amare e di essere amata.
E’ una terra che condivide, è una terra in cui non ci si tiene le cose per sé. E’ una terra con mani vuote ma aperte.
Ancora una volta alla scuola dei poveri.
Il racconto prosegue la settimana prossima…
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