Attualità
IO SONO VALERIO!
Domenica 11 u.s. abbiamo concluso a Capiago (CO) il seminario Sei uno spettacolo! Esso nasce dal bibliodramma* del brano di Mt. 25, 14-30.
Ogni volta io stessa mi stupisco circa la potenza della Parola di Dio quando è posta nelle condizioni di essere incarnata fin dentro la nostra persona. I nostri Statuti all’art. 13 dicono proprio così:” La parola di Dio sarà sempre al centro della loro vita e si impegneranno a meditarla, incarnarla, annunciarla”. La Parola ti obbliga a fare i conti con tutta la tua persona perché è un spada a doppio taglio (Eb. 4,12) che arriva e ti misura fin nelle profondità del tuo cuore. Se lasci che ti provochi e ad essa rispondi in verità, allora diventi testimone sorpreso di resurrezioni improvvise…
La testimonianza di Valerio trova la giusta luce di comprensione dentro questo contesto.
IO SONO VALERIO
Qui si fa sul serio.
Ho iniziato questo percorso, con la consapevolezza che sarebbe servito a guardare meglio dentro di me. Non avevo idea di come questo sarebbe successo, ma un po’ sapevo che tutto dipendeva da quanto ero disposto a mettermi in gioco. Per tre giorni avrei dovuto pensare solo a me. In fondo cosa sono tre giorni?
Spesso passano le settimane, i mesi, senza nemmeno accorgermi del tempo. Mi scivolano addosso e scorrono via, inesorabili e a volte mi dimentico di viverli.
Ecco, per me, questi tre giorni sono stati tre mesi! Assurdo.
Le emozioni provate sono state davvero tante. Il percorso l’ho condiviso con una ventina di “compagni di viaggio”. Che gioia poter toccare con mano chi passa dalla rassegnazione al mettersi in gioco, al rimettersi in discussione.
Vedere una persona, stesa per terra, che si nasconde sotto una coperta, umanamente ti fa pensare che sia finita, che non puoi far nulla per riuscire a farla alzare e a smuoverla da lì. Sembra morta o che abbia rinunciato irrimediabilmente di rialzarsi.
E invece no! F. parla con lei, prova a chiederle come sta, come si sente, perché è lì. Davanti ai tuoi occhi la vedi, immobile, silenziosa. E invece, no! Comincia a parlare. Lentamente. Poi si alza.
Io vivo quel momento con un’intensità enorme. Vedi che dal nulla comincia ad alzarsi in piedi. M. le fa da specchio. Incominciano dei movimenti insieme, c’è armonia, la musica aumenta di volume: inizia una danza. Mai una danza mi aveva così emozionato. Per me era la più bella ballerina che avessi mai visto.
Stupende!
Quanto può emergere, quanto profondo può essere un semplice brano del Vangelo?
La parabola dei talenti è stata la base, l’inizio e la fine di questo seminario. L’ho vissuta, fatta mia, l’ho resa concreta e reale grazie alle attività che mi erano proposte. Ho sofferto, quando mi sono visto in quel servo, nascondere quei talenti, come lui, per paura. Prendere quello che ho, quello che sono, nasconderlo, nel posto più oscuro, più freddo che ha trovato. E’ stato talmente vivo quel momento che davvero ero immobile, nel luogo più buio, più isolato della stanza. Sentivo un’angoscia tremenda che mi soffocava, sentivo disagio, freddo. Il tempo era infinito. Nessuno poteva aiutarmi.
“Posso stare qui, con te?”
Quante volte ho detto NO. Quante volte mi sono permesso di non consentire a nessuno di aiutarmi, quante volte non ho consentito che chi mi stava intorno, mi vedesse così com’ero.
Non oggi. Non ora.
“Sì”
La voce di F. mi suonava amichevole, mi dava fiducia e sicurezza. Le ho permesso, semplicemente, di farmi vedere per quello che ero in quel momento, di dirle come stavo e perché ero lì. Non volevo farmi vedere da nessuno, non consentivo a nessuno di guardarmi. Avevo timore degli sguardi.
Lei, con molta gentilezza, è riuscita a farmi alzare da lì. E’ riuscita a farmi muovere. Volevo andare verso quella porta, da dove entrava la luce. Ho sentito dentro di me di farmi vedere dagli altri, dovevo consentire a loro di guardarmi ed io di fissare il mio sguardo su di loro. “Che cosa vuoi dire a loro?”, mi chiede F.
“Io sono Valerio!”
F. m’incalza: “Più forte!”, “IO SONO VALERIO!”
Davanti a loro ho pronunciato più volte il mio nome! Libero, così mi sono sentito. Leggero. Che meraviglia!
Come momento conclusivo, ognuno scrive un pensiero su un foglietto che poi sarà pescato a caso da noi.Pesco il biglietto, lo apro e leggo: “Grazie per avermi guardata….”.
Non siamo fatti a scompartimenti stagni, ma da un mix di fisico, psiche e spirito che tra loro interagiscono e sono in relazione.
Ho capito che chiunque di noi ha tanti talenti, spesso nascosti.
Che sono doni ricevuti da Colui che ci ha chiamati all’esistenza con tanto amore!
Che sono doni ricevuti da Colui che ci ha chiamati all’esistenza con tanto amore!
Che tenerli nascosti è una violenza a noi stessi e agli altri.
Che i talenti sono una parte di noi e che senza di quelli, senza usarli, siamo incompleti.
Ho capito che c’è una gioia enorme quando questi talenti, una volta dissotterrati, sono condivisi con chi ti sta intorno.
Grazie di cuore […]
Valerio
Il bibliodramma è una metodologia che favorisce l’incontro profondo tra la Parola di Dio e la vita concreta di ogni persona; una modalità di confronto biblico di gruppo, basata sull’esperienza umana di ognuno ed espressa, condivisa nel “qui ed ora” di un incontro, utilizzando le tecniche attive. L’approccio bibliodrammatico, nello spirito del concilio Vaticano II, si è lentamente sviluppato nel mondo, specie nel nord Europa, in America latina, negli Stati Uniti ed in Asia. Le prime sperimentazioni risalgono agli anni sessanta. Da alcuni anni sono partiti anche in Italia, i primi percorsi formativi per chi desidera essere facilitatore di incontri tra la vita delle persone e la Parola di Dio anche con questa metodologia.
Grazie Valerio, per il tuo Si, grazie perché hai permesso a Gesù di mostrarti la meraciglia che sei, ti voglio bene!!!
ho detto il io si ma , come dove quando?
Brano biblico: Eb 4,2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
Anche noi come quelli, abbiamo ricevuto il vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede
Eb 4,2
Come vivere questa Parola?
Il testo rievoca l’episodio della reazione negativa degli ebrei, vaganti nel deserto, alla “buona notizia” recata dagli esploratori Giosuè e Caleb, circa la terra promessa. L’atteggiamento diffidente e reattivo, segno di una palese mancanza di fiducia in YHWH che ne avrebbe loro reso possibile l’accesso e la conquista, tornò a loro svantaggio, obbligandoli a prolungare per quarant’anni la permanenza nell’inospitalità di quelle terre desolate.
Il solo ascolto della “buona notizia” non era stato sufficiente a garantirne la realizzazione.
Un monito che ci coglie nell’oggi, in quest’epoca che tanto si avvicina a quell’esperienza di radicale povertà. Anche per noi risuona la “buona notizia” del vangelo che torna a ripeterci quanto siamo importanti per Dio, e ad additarci la via da percorrere per realizzarci pienamente come singoli e come società.
Il rischio è di limitarci a un ascolto esteriore che non ha presa sul vissuto, non si trasforma in obbedienza (= ab audiens) capace di rilanciare l’esistenza nella direzione di ciò che veramente conta, di ciò che solo può ridarle senso gusto e colore.
Se Dio ci ama tanto da immergersi nella nostra situazione per introdurci nel riposo della sua, non possiamo andare avanti come se niente fosse, non possiamo continuare a levare, come gli Ebrei, lamenti inconcludenti: la certezza che possiamo contare su di lui ci deve rendere operosamente e gioiosamente intraprendenti.
Ed io come passo dall’ascolto all’azione? La parola di Dio mi rende audace nel prendere decisioni significative?Qual’ è la via che Dio ha per me? Dove andare? da D0ve Partire? Quale la vocazione? consacraga? laica?’ religiosa?e SI TRATTA POI DI RUOLI O SI ALTRO?Come si descide?
………….Non basta, Signore, che io sia convinto di essere prezioso ai tuoi occhi e di aver sentito ardere l’amore per Te. È necessario che questa consapevolezza intrida la mia vita infondendomi il coraggio di tradurre in esistenza concreta i tuoi appelli a un di più qualitativo da imprimere ai miei giorni.
La minima riserva, il minimo timore di sentire con troppa chiarezza che Dio ci chiede più di quanto vogliamo dargli, disturba la sua parola dentro di noi. François de Salignac de La Mothe Fénelon
grazie
Dalia