Comincia il secondo giorno di assemblea sinodale. Un inizio che porta in sé tanta curiosità e un po’ di ansia… Posso dire, dopo l’apertura del Sinodo con la celebrazione eucaristica, che Papa Francesco ha un modo così semplice e diretto di comunicare che mi attrae molto e lo ascolto volentieri.
Oggi ho come me un compagno di eccezione: San Francesco.
Semplicità e schiettezza. Queste sono le due parole che mi hanno colpito sin da subito in queste prime ore a Roma e che credo racchiudano la vita di Francesco d’Assisi e in un certo modo la vita e lo stile del “nostro” Francesco.
I sogni hanno cambiato Francesco, la sua famiglia, la storia dell’Italia e della Chiesa intera. Se guardo la mia vita, oggi mi sembra di capirlo un po’ di più.
Innanzitutto il mio ingresso in Comunità a Cittadella Cielo di Frosinone coincide proprio con questa data: il 4 ottobre. Ho sempre pensato che non fosse un caso.
Ora, alla soglia di questo terzo anno che comincio in Comunità, sento tante voci più o meno vicine a me che cominciano a non appoggiarmi più in questa scelta, a non essere d’accordo, a dirmi che devo essere più concreta, che devo pensare a cercarmi un lavoro che mi assicuri il futuro…
Per questo, le parole semplici e dirette del Santo Padre rivolte ai giovani presenti al Circo Massimo lo scorso agosto mi risuonano fortemente ancora dentro:
C’è un ragazzo, qui in Italia, ventenne, ventiduenne, che incominciò a sognare e a sognare alla grande. E il suo papà, un grande uomo d’affari, cercò di convincerlo e lui: ‘No, io voglio sognare. Sogno questo che sento dentro’. E alla fine, se n’è andato, per sognare. […] Questo giovane, un italiano del XIII secolo, si chiamava Francesco e ha cambiato la storia dell’Italia.”
Questo giovane ragazzo italiano mi dice che è importante e fattibile rincorrere e realizzare i sogni che hanno il profumo di Dio, anche se magari possono non essere comprensibili e non condivisi dalle persone che mi stanno accanto.
Sapete qual è il mio sogno? Essere vicina agli altri; aiutare gli altri. Le prime volte in cui ho iniziato a sentirlo chiaramente è stato quand’ero alle superiori, ancora prima della conversione. In quel frangente non capivo bene in che forma. È stata una spinta che ho sempre avuto dentro e che non potevo contenere.
L’ingresso in Comunità è stato l’inizio della realizzazione di questo grande sogno: prendere del tempo per me – perché in seguito ho capito che avevo tanto bisogno di essere aiutata anch’io – che mi portasse ad avvicinarmi alla gente in modo libero.
C’era però un “padre” che mi imprigionava, che mi diceva, come successe a San Francesco, di non fare questo passo. Chi era? La paura di perdere qualcosa; la paura di lasciare un lavoro, delle sicurezze, la gente che mi circondava, la mia casa. Erano le sicurezze della mia vita. C’era una voce dentro me che insisteva nel dirmelo. Mi rendevo conto che stavo facendo un salto nel vuoto.
La Comunità ha giocato un ruolo importante per me. Mi ha aiutato ad esorcizzare questa paura. Anch’io, nel mio piccolo, posso dire che in questa famiglia ho trovato quel cento volte tanto; ho capito che non stavo perdendo, bensì ricevendo qualcosa di ancora più grande.
San Francesco aveva ragione e, come lui, non lasciamoci rubare i sogni! Io l’ho sperimentato realmente…!
E non lasciamoci rubare la gioia! Chiara Amirante ci ha lanciato questo ulteriore grido durante il percorso dell’Arte di Amare proprio quest’anno:
Non lasciatevi rubare la gioia! Il mondo ha bisogno di gioia, il mondo ha bisogno di entusiasmo quindi, non ci possiamo permettere di non essere nella gioia, non ci possiamo permettere di non essere nell’entusiasmo, perché dobbiamo donarlo a tanti, tanti, tanti che purtroppo non hanno conosciuto l’amore”.
La gioia quella vera, quella piena, rientra certamente nei sogni grandi che Dio ha per noi!
E allora, sogniamo in grande e sperimenteremo una gioia piena che nessuno potrà rubarci!
Fonte: https://www.agensir.it/chiesa/2018/10/04/realizzare-i-sogni-che-hanno-il-profumo-di-dio/