A conclusione del Sinodo non poteva mancare un momento di festa. Festa perché è bello ritrovarsi assieme in quanto “ricercatori della felicità”; festa perché il successore di Pietro ha concretamente aperto le porte di casa per permettere a noi giovani di dire la nostra; festa infine per ringraziare Dio che è ancora all’opera per far uscire il prodigio meraviglioso presente in ciascuno di noi.
Abbiamo voluto ringraziare il Papa per questo Sinodo e per averci voluto qui. Ogni continente, tra canti, poesie e balli ha potuto dire il suo grazie! Un flash mob sulla canzone della Gmg di Panama, in cui abbiamo ballato tutti insieme, coinvolgendo anche alcuni cardinali, ha rotto ogni barriera.
Ma c’è stato un momento in cui l’emozione ha avuto il sopravvento: io e Gioele, l’altro ragazzo uditore italiano, abbiamo letto una lettera di ringraziamento che noi giovani abbiamo scritto personalmente per il Papa. Poter leggere davanti a lui questi “grazie” è stata l’ennesima grazia ricevuta, così come aver potuto poi abbracciarlo e ringraziarlo di persona per questa opportunità che mi ha dato. Ero veramente commossa e la mia voce rotta dal pianto lo ha dimostrato.
È stato veramente emozionante. Ognuno con le sue tradizioni, la propria lingua di origine ha detto il suo grazie con il cuore.
Carissimo Papa Francesco, noi giovani, presenti al Sinodo, vogliamo cogliere questa occasione per esprimerti la nostra gratitudine e la nostra gioia per averci dato lo spazio di fare insieme questo piccolo pezzo di storia. Le idee nuove necessitano di spazio e tu ce l’hai dato. Il mondo di oggi, che presenta a noi giovani opportunità inedite insieme a tante sofferenze, ha bisogno di nuove risposte e di nuove energie d’amore. Ha bisogno di ritrovare la speranza e di vivere la felicità che si prova nel dare più che nel ricevere, lavorando per un mondo migliore.
Noi vogliamo affermare che condividiamo il tuo sogno: una Chiesa in uscita, aperta a tutti soprattutto ai più deboli, una Chiesa ospedale da campo. Siamo già parte attiva di questa Chiesa e vogliamo continuare a impegnarci concretamente per migliorare le nostre città e scuole, il mondo socio-politico e gli ambienti di lavoro, diffondendo una cultura della pace e della solidarietà e mettendo al centro i poveri, in cui si riconosce Gesù stesso.
Al termine di questo Sinodo desideriamo dirti che siamo con te e con tutti i vescovi della nostra Chiesa, anche nei momenti di difficoltà. Ti preghiamo di continuare il cammino che hai intrapreso e ti promettiamo il nostro pieno sostegno e la nostra preghiera quotidiana”.
Il grido inascoltato, intriso di dolori, attese, desideri si è mutato in qualche modo in un grido di gioia.
Non ci sono ancora risposte concrete, ma ho sentito con forza che già l’ascolto vero, profondo, sincero di chi è travolto dalla sofferenza e l’indifferenza può realmente far assaporare una gioia diversa, che il mondo non ti sa dare. Sentirsi ascoltati e accolti è la prima forma di “sollievo” che apre veramente nuovi orizzonti di speranza, pace, gioia…
Se penso a Chiara Amirante, che con un semplice ascolto di un ragazzo emarginato nella Stazione Termini di 30 fa ha dato vita ad una Comunità e ad un popolo di più di 500 mila Cavalieri della Luce – giovani e adulti che hanno deciso di rivoluzionare il mondo cercando di vivere il Vangelo con radicalità –, non oso pensare cosa avverrà dopo l’ascolto di migliaia di storie all’interno del Sinodo…
Un altro popolo sorgerà per portare la rivoluzione delle rivoluzioni: l’amore, quello vero, quello che sa ascoltare, quello che sa accogliere il diverso, quello infine che decide di sporcarsi le mani perché ha capito che la rivoluzione si fa per “contagio” ; contagio d’amore.