Sono qui, seduta sul letto nella mia cameretta, in questa soleggiata Domenica mattina. Una giornata un po’ inconsueta e strana, tranquilla, silenziosa, con la finestra leggermente aperta per sentire l’aria fresca e gli uccellini, e anche quel silenzio rimbombante e ogni tanto troppo rumoroso.
Stiamo vivendo un tempo un po’ cristallizzato, dove giustamente stiamo a casa per proteggerci da ciò che ci circonda e le giornate ci sembrano lunghissime: non possiamo uscire e stare con gli amici, o festeggiare, baciarsi e abbracciarsi. In questo tempo in cui il nostro spazio, casa o stanza ci inizia a stare stretta, ci sono tolte tante cose quotidiane che davamo per scontate.
Però in realtà, ora, pensandoci, non lo so.
Questo tempo così importante, che sembra scivolarci tra le dita, ci sta rivelando che non siamo noi i padroni.
Prima, non avevamo mai tempo per niente e per nessuno, a volte neanche per noi, tra lavoro, studio, sport o altro. In un mondo che ci chiedeva di andare a 1000 all’ora, di svolgere attività sempre più rapidamente, per poi arrivare a fine giornata con un senso di frammentazione, insoddisfazione e incompletezza.
È un tempo da dedicare a me stessa: per osservarmi, ascoltarmi ed imparare ad amarmi.
Dedico del tempo al silenzio per stare con me stessa: per poter osservare tutto ciò che ho e che faccio, anche le cose più piccole e scontate che sottovaluto sempre e solo quando mi vengono tolte mi accorgo della loro importanza.
È anche un tempo per conoscermi e capire cosa voglio e dove vorrei andare o dove sono destinata ad andare, ma anche per scoprire e mettere a frutto i miei talenti.
Ho scoperto che è un tempo positivo, da sfruttare e da non buttare via.
Ho scoperto che non c’è spazio per annoiarmi neanche passando tutto il giorno in casa, anzi, in certi giorni le ore non bastano. Infatti cerco di dedicarmi allo studio, e poi di stare con la mia famiglia per giocare, ridere e parlare.
Siamo distanti, siamo“isolati” ma non siamo soli.
Infatti durante la giornata cerco di sentire i parenti che ora non posso vedere; sento gli amici di sempre e anche quelli che è un po’ che non cerco e durante le videochiamate chiacchieriamo e ci divertiamo ad inventare giochi da fare anche a distanza, e ad improvvisare rimpatriate attraverso i social e piattaforme ora nostre alleate in questo momento.
Infine c’è un momento della giornata speciale dove mi fermo per pregare e ringraziare per il lavoro e l’impegno di tutti: per ringraziare anche delle piccole cose, dei piccoli gesti fatti o ricevuti che si danno per scontati ma possono cambiare la giornata e in alcuni casi la vita.
È un tempo per riflettere, per comprendere il senso di ciò che sta accadendo, per connettermi con il dolore di tutti e la lotta attiva di molti nel combattere il male, per sperare che tutto passi, e che possa “andare bene”.
Certamente è necessario cambiare! A questo desidero prepararmi…
Valentina Talevi