EvangelizzazionePensieri e Riflessioni
Ed era nostra sorella
Ricorreva la giornata internazionale “contro la violenza sulle donne” e noi ci recavamo in strada di sera, per incontrare donne prostitute.
Eravamo in otto, le raggiungevamo con un pulmino, e con il loro consenso, scendevamo a bere un thè caldo insieme. Alcune erano diffidenti e si preoccupavano solo di lavorare.
Il nostro primo incontro è stato con Sandra, una giovane ragazza nigeriana, vestita della sua quasi totale nudità e di tanta sofferenza.
Mi colpiva la vista della sua intimità palesemente scoperta e mi chiedevo come potesse divenire naturale per una persona identificarsi e sentirsi così tanto “merce da scarto”, essere obbligata a svendersi a tal punto; mi sentivo carica di sdegno nel vedere la rassegnazione di chi era stata derubata e violentata di ogni volontà o dignità. Seppure Sandra rispondesse alle nostre domande, teneva uno sguardo talmente umile e basso, con pause di silenzio, che mi si stringeva forte il cuore.
Mentre la guardavo, dentro di me le dicevo che non doveva abbassare gli occhi, non era lei la vergogna o il disagio su quella strada grigia e fredda, bensì tutte le persone che l’avevano condotta lì, tutti coloro che la consumavano con due soldi, tutti gli indifferenti che vedono e passano oltre, tutti quelli che non si immischiano, i puliti e giusti. Ecco, tutti costoro avrebbero dovuto abbassare lo sguardo. Ma non lei.
Nessuna sceglie di essere schiava, buttata nuda sull’asfalto, al freddo e al gelo… Un giorno Sandra avrebbe chiesto aiuto e cercato un lavoro – ci diceva- ma non ora. Ora era costretta a stare lì, non poteva fuggire…
Ci consentì anche di pregare insieme, e recitammo il Padre Nostro, come fratelli e sorelle.
Anche qualcun altro la salutò così. Da quel momento provai un fortissimo dolore allo stomaco. Quel pensiero, quel dolore, mi è stato addosso per giorni, per circa una settimana.
Desideravo tanto realizzare la mia missione di strada con le prostitute, eppure in quei giorni stavo male allo stomaco e mangiavo tutte le sere marmellata, per addolcire, per tamponare…
Poi compresi che il mio desiderio di togliere le prostitute dalla strada era solo la “mia presunzione”.
Ero chiamata solo a “stare”, a farmi particella piccolissima di un incontro, come era avvenuto quella sera. A realizzare solo qualche secondo di quell’immenso disegno di salvezza di Dio per tutti. Ero chiamata a divenire “presenza silenziosa” per Sandra, nella condivisione di un thè. Infatti per pochi minuti Sandra era stata libera:
per pochi istanti era stata elevata alla condizione di sorella… cercata, guardata e riconosciuta come persona, come creatura di Dio.
Ero stata chiamata a contemplare l’Amore del Padre innanzi al corpo straziato, flagellato, segnato del Crocifisso, che quella sera si chiamava Sandra. O, meglio, a divenire l’Amore del Padre per lei. A farmi abbraccio e calore per lei. A contemplare e adorare quel corpo, quel sangue, e quella acqua, che, ancora una volta era Eucarestia Vivente, era carne viva discesa dal cielo.
Perché Sandra crocifissa era Figlia di Dio, e conosceva il patire di Cristo nella carne, conosceva il Getsemani e il Golgota. Ed era martire del peccato dell’uomo. Ed era nostra sorella, figlia della stessa nostra Madre della Gioia.
Federica Bracaglia