Spiritualità

In missione di spiaggia a Riccione e in Sardegna con Massimiliano Maria Kolbe

Da un mese oramai c’è chi è stato in missione in Brasile, chi in Sardegna o in Croazia… e la missione di Riccione al suo 10° anno è iniziata ieri accompagnata da un agosto ricco di santi e sante speciali. Ma ce n’è uno oggi che mi sembra esser particolarmente vicino alla Comunità Nuovi Orizzonti e che può aiutarci non solo nell’evangelizzazione e nei Cenacoli di preghiera, ma anche a prepararci nella vigilia dell’assunzione della beata vergine Maria, festa solenne sia in Occidente sia in Oriente fin dal VII sec.

Condivido in breve la storia recente del martire Massimiliano Maria Kolbe, che – scoprirete – segnato sempre dalla malattia è stato strumento privilegiato di Dio per l’evangelizzazione con uno zelo apostolico unico: aveva nel cuore il proporre a tutti la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria attraverso il giornale “Il Cavaliere dell’Immacolata” e il Movimento Ecclesiale “la Milizia dell’Immacolata” da lui fondati, utilizzava con grande successo tutti i mass-media dell’epoca come missione, fondò “Niepokalanòv” (la Città dell’Immacolata)…Insomma “a buon intenditor poche parole!”

Buona lettura…eGIOIAsia!!!

Invito tutti voi a…:

 

La storia di San Massimiliano Maria Kolbe

Massimiliano Maria Kolbe nacque a Zdunska-Wola (Lodz) nella Polonia centrale, l’8 gennaio 1894, e fu battezzato lo stesso giorno col nome di Raimondo. La famiglia si trasferì poi a Pabianice dove Raimondo frequentò le scuole primarie, avvertì un misterioso invito della B. Vergine Maria ad amare generosamente Gesù e sentì i primi segni della vocazione religiosa e sacerdotale. Nel 1907 Raimondo venne accolto nel Seminario dei Frati Minori Conventuali di Leopoli, dove frequentò gli studi secondari e più chiaramente comprese che per corrispondere alla vocazione divina doveva consacrarsi a Dio nell’Ordine francescano.

Il 4 settembre 1910 incominciò il noviziato col nome di fra Massimiliano, e il 5 settembre 1911 emise la professione semplice.

Per proseguire la sua formazione religiosa e sacerdotale fu trasferito a Roma, dove dimorò dal 1912 al 1919, presso il “Collegio Serafico Internazionale” dell’Ordine. Qui fra Massimiliano continuò ad assimilare quelle virtù religiose che già lo rivelavano un degno ed esemplare figlio di S. Francesco, e lo preparavano a diventare un autentico sacerdote di Cristo. Emise la professione solenne il 1° novembre 1914 col nome di Massimiliano Maria. Conseguì nel 1915 la laurea in filosofia e nel 1919 quella in teologia.

Ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 celebrava la Prima Messa nel giorno successivo nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte, all’altare che ricorda l’Apparizione della Vergine Immacolata ad Alfonso Ratisbonne. Nelle difficoltà non si abbatteva mai e non cadeva mai nello sconforto; al contrario, diceva con gioia: “La prossima volta tutto andrà meglio”. Questa capacità non veniva da una predisposizione mentale ma dalla sua profonda fiducia nella Madre di Dio. Quando era provato nel corpo e nello spirito, non lo faceva mai vedere, si controllava perfettamente.

Le lettere di Kolbe e i commenti degli osservatori lo mostrano in continua crescita spirituale, in quell’amore di Dio che suscita nel cristiano il desiderio di protendersi a tutta l’umanità, di far conoscere e di far amare Dio, Padre buono per tutti gli uomini. Provava in tutti i modi ad avvicinare coloro che si professavano atei o che organizzavano qualcosa contro la Chiesa. Esistevano pericoli politici causati da un nazionalismo rampante e dal comunismo, pericoli sociali dati da una continua industrializzazione, dal materialismo e dallo sviluppo dei mass-media, a cominciare dalla radio e dai film. Incominciò a studiare tutto, dal comunismo all’industria dello spettacolo e vedere quali aspetti positivi presentano, per poi costruire su queste basi.

Nel bel mezzo dei suoi studi spirituali e intellettuali, Massimiliano contrasse la tubercolosi. Mentre stava giocando a calcio in un’assolata giornata di estate – come lui stesso ricorda in seguito – tutto ad un tratto sentì  qualcosa salire alla bocca: era sangue. Il dottore gli ordinò di mettersi a letto e Massimiliano disse tra sé: sembra proprio la fine. Ma non lo era, anche se di tanto in tanto avrebbe sofferto di serie ricadute per il resto della vita. Pian piano aveva capito che doveva combattere per Dio, sotto la guida di Maria, non una battaglia vera e proprio ma una battaglia spirituale. Per chissà quale ragione, fu proprio quando fisicamente era in queste condizioni che, con il permesso del suo Rettore, Massimiliano iniziò a reclutare membri per una Milizia Spirituale; per la maggior parte amici molto stretti. Il 22 luglio 1919 ricevette la sua seconda laurea, in teologia; aveva 25 anni.

Massimiliano Kolbe si è posto l’eterno interrogativo sull’essere supremo. Egli prima di dare una risposta su Dio cerca di dare una risposta sull’uomo. L’uomo, secondo la fede, non viene dal nulla e va verso il nulla. Egli porta scritto nel più profondo del suo essere, una insaziabile sete di felicità, che chiede di essere appagata. Vi è una pienezza a cui egli aspira e che lo attrae inesorabilmente verso una méta. Il rapporto intimo e personale con la fonte stessa di Colui che può colmare ogni sete e ogni inquietudine, crea nella creatura un riposo davvero esaustivo e totalizzante.

Durante tutta la sua vita di religioso Massimiliano si spese principalmente per promuovere la venerazione di Maria, madre di Gesù. Cosciente dell’impegno soprattutto teologico e intellettuale che il suo Ordine religioso aveva preso nei secoli per promuovere il riconoscimento dell’Immacolata Concezione di Maria, nel 1917, con altri suoi confratelli, fondò la “Milizia dell’Immacolata”, per dare continuità anche sul fronte esistenziale e pastorale al legame dei Frati Minori Conventuali con Maria Immacolata. L’obiettivo dell’associazione era la diffusione nel mondo della devozione a Maria, utilizzando anche i mezzi permessi dalla tecnologia, quali la stampa e successivamente anche la radio.

In questo senso va vista la pubblicazione della rivista “Il Cavaliere dell’Immacolata”, stampato dagli stessi frati francescani ed arrivato ad una tiratura di più di 120.000 copie alla vigilia della seconda guerra mondiale. Sottolineando l’importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere che : “Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello.

Pur con un fisico indebolito dalla tubercolosi, nel 1930 partì come missionario alla volta del Giappone dove rimase fino al 1935.

Nel convento di Niepokalanow, in Polonia, alla vigilia del conflitto mondiale c’erano quasi 1.000 tra frati professi, novizi e seminaristi. Il convento cattolico più grande del mondo: era quasi una città autonoma. Nei primi anni della guerra offrì riparo a numerosi rifugiati polacchi, compresi molti ebrei.

Nel mese di maggio 1941 fu arrestato dalle SS e portato nel campo di prigionia di Auschwitz. Alla fine del mese di luglio dello stesso anno un uomo del block di Kolbe era riuscito a fuggire dal campo: per rappresaglia i tedeschi selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. Dopo 2 settimane senza acqua né cibo nel bunker, visto che quattro dei dieci condannati, tra cui Kolbe, erano ancora vivi, furono uccisi il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico e il loro corpo venne poi cremato.

Una volta, profeticamente, Massimiliano aveva detto: “Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella.”

Dopo la sua morte, la madre riportò un episodio che Massimiliano le aveva raccontato quando aveva circa 10 anni: disse che gli era apparsa la Vergine Maria con due mazzi di fiori, uno rosso ed uno bianco, chiedendogli quale volesse; il bambino disse che li voleva tutti e due. Alla mattina, svegliandosi, li trovò entrambi sul suo cuscino. Il mazzo bianco rappresentava una vita pura al servizio di Dio, quello rosso il sangue che avrebbe sparso con il martirio. Vedendo la sua vita a posteriori si può dire che ha avuto gli aspetti caratterizzati dai due mazzi di fiori. Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz e morì nel 1995.

Massimiliano Maria Kolbe fu beatificato il 17 ottobre 1971 dal Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini) e canonizzato il 10 ottobre 1982 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła), suo conterraneo.

Il giorno della canonizzazione il Papa, nell’omelia, lo definì “santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo” e “martire della carità”. A questa cerimonia era presente anche Francesco Gajowniczek.

Significato del nome Massimiliano: “grandissimo”, “il primo dei figli” (latino).

 

La lettura del Breviario tratta dalle lettere di san Massimiliano Maria Kolbe

(Cfr. Scritti di Massimiliano M. Kolbe, traduzione italiana, Vol. I, Firenze 1975, pp. 44-46. 113-114).

        Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l’ardente zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatiamo, non senza tristezza, il propagarsi dell’«indifferentismo». Una malattia quasi epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi. Dio è degno di gloria infinita. La nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dargli lode nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita.

La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che l’impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime. Ed ecco in poche parole i mezzi più adatti per procurare la gloria di Dio nella santificazione delle anime. Dio, scienza e sapienza infinita, che conosce perfettamente quello che dobbiamo fare per aumentare la sua gloria, manifesta normalmente la sua volontà mediante i suoi rappresentanti sulla terra.

L’obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L’unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio.

Dio è tutto: solo lui è infinito, sapientissimo, clementissimo Signore, creatore e Padre, principio e fine, sapienza, potere e amore. Tutto ciò che esiste fuori di Dio ha valore in quanto si riferisce a lui, che è creatore di tutte le cose, redentore degli uomini, fine ultimo di tutte le creazioni. Egli ci manifesta la sua volontà e ci attrae a sé attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, volendo servirsi di noi per attrarre a sé altre anime e unirle nella perfetta carità.

Considera, fratello, quanto è grande, per la misericordia di Dio, la dignità della nostra condizione. Attraverso la via dell’obbedienza noi superiamo i limiti della nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di tutti.

Questo è il sentiero della sapienza e della prudenza, l’unica via nella quale possiamo rendere a Dio la massima gloria. Se esistesse una via diversa e più adatta, il Cristo l’avrebbe certamente manifestata con la parola e con l’esempio. Il lungo periodo della vita nascosta di Nazareth è compendiato dalla Scrittura con queste parole: «e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Tutto il resto della sua vita è posto sotto il segno dell’obbedienza, mostrando frequentemente che il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compiere la volontà del Padre.

Amiamo dunque, fratelli, con tutte le forze il Padre celeste pieno di amore per noi; e la prova della nostra perfetta carità sia l’obbedienza, da esercitare soprattutto quando ci chiede di sacrificare la nostra volontà. Infatti non conosciamo altro libro più sublime che Gesù Cristo crocifisso, per progredire nell’amore di Dio.

Tutte queste cose le otterremo più facilmente per l’intercessione della Vergine Immacolata che Dio, nella sua bontà, ha fatto dispensatrice della sua misericordia. Nessun dubbio che la volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nelle mani di Dio.

Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali.

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