Attualità
Siria: è possibile la via della pace?
Ho ricevuto questa lettera dal Monastero di suore strappiste italiane in Siria che ben volentieri pubblico. Una testimonianza di verità e di speranza molto concreta e di grande levatura evangelica. A noi la volontà di essere presenti ai drammi umani e internazionali con la preghiera e con scelte di vita coerenti.
Azēr, 6 settembre 2013
Carissimi fratelli e sorelle,
in questo momento, per invito del Papa, tutti i cuori sono rivolti verso la Siria e le sofferenze del suo popolo. Vogliamo innanzitutto ringraziarvi per la preghiera e il sostegno con cui ci avete accompagnato in questi due anni… La vostra preghiera è la roccia forte che ha reso stabile la nostra casa e ci ha fatto vivere la comunione dell’Ordine. Ci scusiamo anche di non aver quasi mai risposto e non aver dato molte notizie: siamo rimaste per più di un anno senza internet e qualche mese senza telefono. Noi stiamo bene, in tutto questo tempo il Signore ci ha accompagnate con una Provvidenza indefettibile, che ci stupisce e ci rende grate; siamo davvero serene, pur nella profonda tristezza per quanto sta accadendo alla nostra terra e alla nostra gente.
Mai ci è venuto il pensiero di lasciare la Siria, anzi siamo sempre più convinte che essere qui in questo momento sia per noi una grazia. […] Infatti, si è creato col nostro villaggio un legame molto forte (ma non solo, con tutti: cristiani e musulmani; i bambini che ci salutano quando passiamo col nostro pulmino, i benzinai lungo le strade, i negozianti di Tartous dove a volte andiamo per fare rifornimenti, i militari dei posti di blocco che ci chiedono:” Ma allora voi restate?”). E’ un legame forte, una condivisione totale dell’impotenza, di fronte a questa guerra che niente ha a che vedere con la libertà dei siriani e che sta passando sopra la testa di tutti (e purtroppo sopra la vita di tanti, uccisi in modi atroci..). Non vogliamo commentare qui la vicenda siriana. Bisognerebbe dire troppo, e oggi chi vuole può trovare molte informazioni, anche “alternative” alla visione unica che è stata data acriticamente dall’inizio.
Desideriamo dirvi qui tre cose. La prima: c’è stata davvero tanta menzogna sulla Siria. La seconda: la vera divisione, oggi, in Siria, è tra chi accetta la via della violenza, della barbarie, e chi invece vuole a tutti i costi la pace e la convivenza. E questa scelta della pace unisce cristiani e musulmani, ed anche musulmani di diverse”confessioni” (sciti, sunniti, drusi…). Terza cosa: fate tutto ciò che vi è possibile per incoraggiare le vie del dialogo e della pace, per quanto difficili possano sembrare.
In questo tempo, pur nella guerra, abbiamo sempre potuto vivere regolarmente la vita monastica. Incredibilmente, anche nella paralisi della vita interna del paese, sono cresciuti i segni di vita attorno al nostro monastero: un nuovo legame con la diocesi Maronita in cui siamo inserite e il nuovo vescovo Mons. Elias Sleiman. […] Di fatto il nostro monastero si trova nell’unica zona della Siria che, pur essendo toccata fin dagli inizi dai combattimenti, anche sanguinosi, è rimasta relativamente vivibile e senza grandi distruzioni. Vi è stata carenza di gas, di gasolio, di elettricità, mancanza di lavoro. Il costo della vita è molto alto. Eppure non si è mai arrivati alla fame o a situazioni limite come purtroppo in tantissime altre province. Siamo sempre potute restare al Monastero, tranne per tre notti nella primavera del 2012, in cui siamo dovute scendere per sicurezza al villaggio. I combattimenti hanno infatti raggiunto anche il nostro terreno. Potevamo però tornare al Monastero di giorno, e quindi abbiamo potuto sempre celebrare l’Eucaristia nella nostra chiesa; un dono, per noi. Il vero pericolo, nella nostra zona, è la pressione dei gruppi fondamentalisti che premono al confine libanese, vicino a noi, per entrare e sostenere gli altri gruppi di Al Qaida, di salafiti, ecc., che si trovano non lontano, sempre nella nostra provincia di Homs. Ma la gente qui è molto solidale e siamo protette dall’amicizia di tutti i nostri vicini, oltre che da S. Michele Arcangelo, presente tra noi in una icona che abbiamo solennemente installato al centro della casa, proprio di fronte alla piccola statua di S. Giuseppe. Meglio di così!
Aderiamo con tutto il cuore alla proposta di pace del papa, e alla preghiera che ci unisce tutti… Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
Sentiamo particolarmente significative per noi e per il nostro essere qui, come comunità monastica, le parole di Isacco il Siro :
“Tu non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori.”
le vostre sorelle in Siria