Pensieri e RiflessioniSpiritualità
La parola più bella del mondo
Si racconta che molti anni fa tre amici si recarono dal celebre rabbi Yitzhaq, che viveva nella città di Praga, e gli posero questa domanda:
Rabbi, è sorta fra noi una questione su quale sia la parola da considerarsi la più bella.
“Per me è indubbiamente AMORE, perché come un odoroso mazzo di fiori raccoglie ed esprime tutti i sentimenti che l’uomo può provare, compresa la devozione a Dio”.
“E allora perché non considerare DIO la parola più bella?” – disse il secondo amico – “dal momento che è Lui il fine di ogni nostra parola”.
“Sono due parole senza dubbio bellissime” – intervenne il terzo – “ma se pensiamo che la nostra discussione è sorta perché parlavamo fra noi da amici, e se pensiamo che l’amicizia è il sentimento che ci lega a tutti gli esseri e le cose create del mondo, come dice la Scrittura, non possiamo dubitare che AMICIZIA debba considerarsi la parola più bella del mondo, tanto più che è la forma di amore più alta e gratuita”.
Il Rabbi Yitzhaq li guardò e sorrise:
“Grazie per avermi posto questa domanda”.
Poi sorridendo chinò il capo e riprese il libro che stava leggendo prima che i tre amici arrivassero da lui, senza dire altro. I tre tornarono a casa delusi, senza capire perché il Rabbi non avesse risposto.
Dimenticarono presto la loro questione. Nei tempi che seguirono la vita li pose di fronte a due parole che certo non avevano considerato nella loro vecchia discussione, DOLORE e MORTE. Il primo infatti perse suo figlio in un incidente e cadde nel dispiacere e nel tedio a tal punto che per molto tempo non volle vedere nessuno, neppure i suoi due amici. Essi condivisero fra loro la sua pena e pregarono continuamente per lui.
Si incontrano tutti e tre solo molto tempo dopo, attorno al letto di morte di uno di loro, quello che aveva proposto la parola AMICIZIA, colpito in quei mesi da un brutto male.
Si guardavano pieni di tristezza, senza parlare. Qualunque parola avrebbe infranto il silenzio che li univa, come un sasso lanciato contro un cristallo fragile. Ma alla fine l’amico malato parlando a fatica sussurrò:
“Grazie… Grazie…”
Gli altri due gli strinsero la mano, senza capire quello che aveva voluto dire in realtà.
“Grazie… è la parola… quella che cercavamo tre anni fa… è l’unica parola che mi viene di pronunciare ora”.
Gli occhi del primo amico si velarono di lacrime:
“Grazie… è ciò che ho pensato quando tutto il dolore per mio figlio è passato. Non so neanche perché, ma mi è venuto di dire grazie”.
Si guardarono in silenzio, sorridendosi l’un l’altro.
Massimo Leone