Evangelizzazione

Ramonda: «Dopo il decreto “salva Italia” chiediamo un “decreto salva ragazze schiavizzate”»

«Il racket albanese ha in mano tutte le strade della prostituzione in Italia. Le organizzazioni criminali nigeriane e romene che gestiscono le prostitute pagano gli albanesi. Nessuna donna può prostituirsi in strada senza pagare il posto che occupa. Solo chi non conosce queste cose può continuare a dire che queste ragazze non sono schiave e che la prostituzione sia una libera scelta». La denuncia è stata fatta da don Aldo Buonaiuto, nell’intervento di apertura della fiaccolata “Stop alla tratta, libera la vita” organizzata ieri sera dalla Comunità Papa Giovanni XXIII a Verona. Il corteo, organizzato in occasione della Giornata internazionale della donna, ha percorso alcune vie cittadine ed è confluito in Piazza Bra dove due ragazze liberate dal racket della prostituzione hanno raccontato la loro storia. 

Sofia, romena, a volto semicoperto per non farsi riconoscere, è arrivata in Italia a soli 16 anni. «Prima volevano farmi prostituire in un locale ma mi rifiutavo. Allora mi hanno venduta ad altri». Sottoposta a violenze da sfruttatori e clienti, minacciata con la pistola, chiusa in una stanza per piegare la sua volontà, stava pensando di farla finita. Poi l’incontro con don Benzi e don Aldo. «Ora ho un fidanzato, e posso sognare anch’io di avere una mia famiglia». Vittoria, nigeriana, è arrivata in aereo a 20 anni, rincorrendo la promessa di un lavoro. «Il giorno dopo ero già sulla strada» ha raccontato «dove sono rimasta per tre anni». Una situazione terribile da cui è uscita grazie al figlio. «Sono rimasta incinta e allora ho chiesto aiuto alla Comunità Papa Giovanni XXIII». Ora Vittoria è sposata e con il marito accoglie chi ha bisogno di una famiglia. «Noi ragazze nigeriane siamo allegre, cantiamo, balliamo. È il nostro modo di reagire anche quando dentro siamo tristi, è questo che ci dà la forza di resistere. È Dio che mi ha salvato e voglio dire a tutte le ragazze che lui è più forte di tutti i riti woodoo».

«Non vogliamo solo medicare le ferite ma rimuovere le cause di questo fenomeno» ha detto l’assessore Vittorio Di Dio, in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Verona, agendo «sia sul fronte dell’offerta, i trafficanti, sia su quello della domanda, i clienti».

Forte il monito del vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti: «Non c’è uomo che sia degno di questo nome che non debba difendere la dignità della donna» e ha anche invitato le donne stesse a «difendere la loro dignità, rifiutando la mercificazione del loro corpo». Ha quindi rivolto un appello alla città: «Insieme, istituzioni civili, religiose, scolastiche, culturali, famiglie, liberiamo Verona da questa vergogna!».

L’intervento di chiusura è stato di Giovanni Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Comunità Giovanni XXIII. «Chiediamo la conversione dei clienti – ha detto ma se non si convertono occorrono leggi severe, come in Svezia ed altri Paesi europei dove attraverso le sanzioni si sono ottenuti importanti risultati». Il Governo Monti, ha dichiarato poi ai giornalisti presenti, «non  avendo vincoli di consenso, può riuscire dove i governi precedenti hanno fallito. Dopo il decreto “salva Italia” gli chiediamo un “decreto salva ragazze” che fermi questo mercato».

 

 

FONTE: SCRITTO DA: Giovanni Ramonda (Responsabile Generale per l’Associazione “Comunità” Papa Giovanni XXIII)

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