Evangelizzazione

Tutto sarà diverso

Si possono fare tante letture del Vangelo odierno (Marco 10,46-52). Meditandolo da ieri e fermandomi sulla Parola di Luce scelta da Chiara Amirante nel post “Apri gli occhi del nostro cuore“, mi hanno colpito i versetti iniziali e quelli finali. Sarà che ieri è iniziata la “Scuola di evangelizzazione” a Roma e abbiamo evangelizzato fino a tardi a Ponte Milvio, ma la parola chiave mi sembra sia: “strada“.

  • “Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare…”
  • “…subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.”

La strada è il luogo in cui tutto si svolge. La strada mi ha fatto pensare alla “strada della vita” su cui anche noi possiamo rischiare di stare seduti, subendo le circostanze e gli eventi passivamente, subendo la nostra vita senza viverla. Avviene qualcosa che cambia radicalmente tutto: Bartimeo per quella stessa strada cammina dietro a Gesù, ovvero vive la “sequela di Cristo”, riappropriandosi della sua vita, vivendola attivamente, scegliendo di seguire l’unico Maestro e Signore.

Ma cosa è accaduto e come ha fatto?

Prima di tutto potremmo dire che il cieco Bartimeo ci vedeva molto bene: aveva aguzzato i sensi spirituali che l’hanno reso capace di riconoscere Chi stava passando. In secondo luogo ha avuto il coraggio e l’umiltà di gridare e chiedere aiuto fino al punto di essere esaudito. Ha continuato a gridare nonostante gli dicessero di tacere e di smetterla. Ha avuto la giusta perseveranza fino al punto di forzare ed ottenere. Il culmine è l’incontro personale con Gesù: punto imprescindibile.

Ma magari in molti già lo abbiamo avuto questo incontro, eppure ancora “siamo seduti” sulla strada della nostra vita, ci siamo riassopiti. Forse perché sono mancati altri passaggi fondamentali che nel Vangelo di oggi ci sono presentati. Uno tra tutti: il “balzo” di Bartimeo che non perde tempo e subito senza se e senza ma si butta nella nuova vita. In secondo luogo “il mantello” di cui si spoglia. Quanti possibili maschere e mantelli possono impedire l’incontro o la sequela iniziata… Chiara Amirante nella Parola di Luce di oggi ne fa un bel elenco: “vanagloria, rancore, orgoglio, pigrizia, bisogno di affermarci, rabbia, invidia, giudizio, pretesa…” Una volta che abbiamo fatto il “balzo” bisogna anche perseverare fino alla fine e restare sempre nell’atteggiamento di discepoli con l’umiltà di sapere che siamo sempre in cammino, sempre in stato di “conversione”, senza mai abbassare la guardia e non stancandoci di rialzarci dalle cadute andando a lavorare sui punti chiave delle nostre fragilità.

Allora la strada resterà sempre la stessa. La stessa in cui prima eravamo seduti. Le stesse persone che passano, le stesse situazioni, le stesse dinamiche. Ma noi saremo diversi perché alla sequela di Cristo su quella strada e quella gioia da cuore nessuno potrà mai togliercela. Allora in realtà, tutto sarà diverso.

L’omelia del Santo Padre oggi nella Messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione mi ha colpito molto. Vi invito a leggerla… Quando avevo scritto il post ancora non l’avevo sentita e davvero le parole di Pietro sono giunte come una luce nuova!

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8 thoughts on “Tutto sarà diverso”

  1. Grazie Don Davide….stamattina meditando il Vangelo…che mi ha più volte colpito soprattutto in quel “Coraggio!Alzati ti chiama!” parole che spesso sento ripetermi dentro…non so perchè mi è venuto alla mente il passo famosissimo del Piccolo Principe quando la volpe sottolinea che “non si vede bene che col cuore…l’essenziale è invisibile agli occhi” e allora ho pensato che a volte la cecità è proprio una cecità del cuore ed è proprio quello che deve essere guarito per poi poter fare il balzo proprio come Bartimeo!!!! Grazie di cuore e buona Domenica!!!!

  2. Siamo un po’ tutti come Bartimeo, dei mendicanti di luce, seduti ai bordi di una strada, mentre la vita ci scorre a fianco. Seduti, perché tanto ogni strada si equivale e molte non portano da nessuna parte.
    Un mendicante cieco che grida… La folla che gli dà dell’illuso cercando di farlo tacere. Ma lui non molla. Proviamo a non mollare neanche noi allora, a non rassegnarci al buio di oggi, a non accontentarci di una vita a tentoni. Anzi, il peggio che ci possa accadere è di innamorarci della nostra cecità o del nostro mendicare, seduti ai bordi della vita. E quando Gesù lo chiama, nella voce che lo accarezza comincia a guarire. Guarisce come uomo prima che come cieco. Esce dal suo naufragio umano perché qualcuno si è accorto, si è fermato, ha fermato tutti gli altri per lui, lo tocca con la voce, ha ascoltato le sue ferite, la sua tenebra, la sua angoscia. L’ultimo si riscopre uno come gli altri.
    La sua guarigione si fa completa appena balza in piedi, getta il mantello, lascia ogni sostegno, per avanzare senza vedere, le mani avanti, verso quella voce che lo chiama. Guidato, orientato solo dalla parola di Cristo che vibra nell’aria. Proviamo a seguire anche noi le vibrazioni della sua Parola abbandonando i nostri angoli bui, le vecchie strade e forse, buttandoci nel volo, ci accorgeremo di quelle ali che non sapevamo di avere. Che cosa vuoi che io ti faccia? Che io riabbia la vista. Non per vedere i paesaggi che lo circondano, il mendicante di luce vede una strada quella che gli serve per seguire Gesù. Ogni Parola del Signore sia per noi se non un sole… almeno tanta luce quanto basta al primo passo!! 🙂

  3. LA STRADA E’ IL LUOGO PRIVILEGIATO DA GESU’. NELLE STRADE DEL MONDO INCONTRIAMO L’ALTRO E GLI ALTRI PER POTER COMUNICARE CHE LA LUCE HA SQUARCIATO LE NOSTRE TENEBRA. LA STRADA. LE STRADE SONO LUOGHI IN CUI IL POTERE MONDANO E’ BEN EVIDENTE, MA E’ ANCHE INCROCIO PER GRIDARE FORTE CHE SOLO DIO/PADRE COL SUO INFINITO E IMMENSO AMORE PUO’ DONARE PACE, LIBERTA, VERITA’ E PIENEZZA DELLA GIOIA. CON AMORE IDA

  4. “l’uomo che ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza, sa cogliere la possibilità di incontro ” sono queste le parole che più mi hanno colpita del Papa, tra le tante a dire la verità; quello che mi risuona dentro è che davvero la nostra salvezza allora passa dal non lasciare che le mie cecità diventino la mia naturale condizione, che poi piano piano mi ci accomodo per bene..e poi ogni fragilità fisica può essere, e lo è, un’occasione per affinare delle capacità interiori, perchè in realtà credo che la vita chiama vita e che non ci sia nessun ostacolo capace di impedire all’anima di trovare un canale per esprimere tutto l’amore che ha dentro. C’è una frase che mi accompagna da qualche anno, e spesso durante la giornata mi gira in testa; ve la scrivo in inglese perchè così me l’avevano detta e così mi è rimasta; non so se è di qualche santo,comunque dice : “We are beggars before God” (siamo mendicanti davanti a Dio)

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