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Un uomo vestito di bianco… La grandezza dei piccoli gesti!

Un portellone di un aereo che si apre, uno dei tanti. Solo che questa volta a scendere le scalette è un nome, un Papa. Si chiama Papa Francesco ed è appena tornato da un lungo viaggio che l’ha portato in Sud America, lui, argentino. Questa volta è stato in Perù e in Cile. Fin qui non c’è nulla di particolare: è uno dei tanti viaggi di un Papa.

Il Papa argentino torna nella città eterna.  Ma, forse questa volta c’è qualcosa di particolare, qualcosa che ha colpito nel profondo milioni e milioni di persone, non solo cattolici, non solo cristiani, non solo fedeli. Immagini che hanno fatto il giro del mondo tramite internet.

Tramite quel meraviglioso strumento che talvolta viene usato male, molto male. Ma, stavolta i fautori di quel male, di quel veleno sparso a piene mani si devono mettere l’anima in pace perché quel Papa, quell’uomo vestito di bianco, appena tornato da un lungo viaggio, stanco, ottantenne, ha fatto una cosa che ha toccato nel profondo, come dicevamo prima, il cuore di milioni e milioni di persone.

Andiamo con ordine. Il Papa scende i primi gradini della scaletta e mi tornano subito in mente le prime immagini. Strano. Quando nessuno parla di matrimonio, di unione, di amore tra un uomo e una donna, due persone, appunto un uomo e una donna, questa volta uno Stewart e un’hostess, si pongono di fronte al Papa e gli dicono semplicemente che si vogliono sposare.

Forse non glielo dicono proprio così, ma il senso è quello. Il Santo Padre non si tira indietro. Lui, l’uomo più potente del Vaticano, gli dice semplicemente: “Ma voi, vi volete bene? E allora perché non vi sposate? Lo facciamo qui!”. Il tutto è di una semplicità sconvolgente. L’uomo e la donna hanno i volti, i visi di persone normali, di persone che potremmo incontrare nei supermercati, nella strada. E dicono: “Sì!”. Dicono ‘sì’ al Santo Padre increduli perché non avrebbero mai pensato di sposarsi in quel contesto.

E dire un ‘sì’ a quella unione di matrimonio. Di fede. Di viaggiare insieme di fronte al Santo Padre. Qualcosa che ha dell’incredibile. Quell’immagine ha fatto il giro del mondo in maniera virale: un uomo e una donna vengono sposati dal Santo Padre in un aereo. È tutto molto semplice, lineare, la prima immagine che ci lascia quel Pontefice.

Continua a scendere quella scaletta che lo porterà sul suolo di Roma. Arriva la seconda immagine. Forse ancora più sconvolgente, più forte: il corteo papale pieno di uomini della sicurezza che lo vogliono proteggere da qualsiasi cosa gli possa accadere, ebbene all’improvviso un cavallo si imbizzarrisce, l’agente di polizia in sella a questo cavallo è una giovane agente donna. Cade per terra. E cade in maniera rovinosa.

Il Papa blocca il corteo. È il primo a scendere. Lui, l’uomo di Roma di ottant’anni batte sul tempo tutti gli uomini della sicurezza. Il corteo si ferma, si blocca, non si capisce cosa stia succedendo. Ma lui è già accanto a quella donna. Le chiede semplicemente: “Come stai? Che cosa è successo?”. Le tiene la mano.

Quella donna è incredula. Non solo per l’incidente che le è capitato, ma soprattutto perché il Santo Padre, quell’uomo vestito di bianco, ha bloccato tutto, ha bloccato qualsiasi corteo, qualsiasi sicurezza, ha battuto sul tempo gli agenti della scorta che corrono verso la donna e verso il Santo Padre. Adesso è lì accanto a quella donna a terra.

Mi ricordo una volta che un signore abbastanza anziano, che aveva fatto la seconda guerra mondiale, in una grande discussione politica sugli immigrati mi disse semplicemente: “Io so soltanto che chi ha bisogno di aiuto, va a sua volta aiutato”. Questa volta ad aiutare è il Santo Padre. Non parla, non fa nessun ragionamento, non fa nessuna conferenza stampa; aiuta e basta! E il corteo riparte.

Mi piace pensare all’agente di polizia che dal suo letto racconterà nei giorni che verranno quello che è successo: ad aiutarla è stato il Santo Padre. Ci dimentichiamo spesso di aiutare gli altri; quell’immagine che ha fatto il giro del mondo ci vuole ricordare esattamente questo: chi ha bisogno di aiuto va aiutato. Immigrato, agente di polizia, emarginato, senzatetto, con problemi economici. Chi ha bisogno di aiuto, va aiutato. Lo dice con i gesti il Santo Padre.

Il Santo Padre continua a scendere la scaletta dell’aereo e questa volta una potente immagine che ci viene data è l’incontro con una tribù di Indios sudamericani. Uomini e donne emarginati dai processi produttivi, da internet, dal capitalismo, dalla globalizzazione mondiale. Lui, il Santo Padre, li incontra, semplicemente.

Sono mezzi nudi, gli ballano davanti, sono allegri. Sono gli emarginanti, quelli che non hanno peso produttivo, quelli che non parlano di internet, che non parlano della circonvalley della California, della globalizzazione, quelli che non parlano di spread. Eppure hanno la gioia del loro rapporto con la natura, e questa volta è l’Amazzonia.

Sembra che dicono al Santo Padre: “Voi avete gli orologi ma noi abbiamo il tempo!”. No all’inquinamento, no ai grandi disastri che sta facendo l’uomo. Quel Santo Padre gesuita li guarda sorridendo e il bel volto è in comunicazione con loro, semplicemente. È la terza immagine.

Il Santo Padre ha sceso quasi tutti i gradini della scaletta. È praticamente sul suolo italiano. È di nuovo tornato.

Domani sarà un altro giorno.
Einstein diceva semplicemente: “Ogni giorno è un miracolo; io non credo nei miracoli, ma credo che ogni giorno sia veramente un miracolo!”.

Bene. Domani sarà un altro giorno e il viaggio del Papa continuerà. Continuerà anche il nostro, ma i fautori dello spargere veleno attraverso i mezzi di comunicazione stavolta si mettano l’anima in pace, perché ora, lui, il Papa di Roma, ha parlato di amore, di aiuto reciproco, di misericordia, e soprattutto di fede con gesti inequivocabili che rimarranno nei nostri occhi e nei nostri cuori.

Grazie Papa Francesco!

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