Volontariato

… Va verso la terra che ti indicherò … (Gn 12,1 )

… Va verso la terra che ti indicherò … (Gn 12,1 )

Con queste parole inizia il mio viaggio per la missione in Bosnia Erzegovina, precisamente a Medugorje.

Cosa hanno in comune con me queste parole bibliche dette dal Signore ad Abramo? Una chiamata ad andare e  l’affidamento totale che mi mette in cammino su una strada che non traccio io, ma che mi viene mostrata dal Signore giorno dopo giorno. Non si tratta quindi solo di rispondere a un obiettivo da raggiungere, ma anche di riporre una costante fiducia in Dio da accordare ad ogni passo.

Con questa certezza nel cuore è iniziato il mio viaggio dalla città di Frosinone insieme ad altri quattro missionari. Lo scopo della missione era consegnare un “tir” di aiuti umanitari alla Cittadella di Medugorje dove ogni mese in sede aiutiamo circa 500 famiglie con beni di prima necessità tra cui pannolini per ammalati e anziani.

Alla partenza, il primo segnale che non siamo noi a tracciare il percorso è l’incontro inaspettato con Pasquale, un ragazzo che vive in stazione a Frosinone dopo aver perso il lavoro. Ci siamo conosciuti il giorno prima ad un pranzo e l’incontro con lui mi ha colpito nel profondo per la bellezza che traspariva nei suoi occhi e nella sua persona. La sua voglia di vivere, di ritrovare la dignità perduta sono come un tonfo al cuore che mi spinge a perseverare nella mia missione di aiuto e sostegno  agli altri. L’essere stata  riconosciuta da parte sua, l’abbraccio datomi e le poche parole che ci siamo scambiati mi hanno donato quell’amore necessario che ha nutrito, alimentato e rafforzato il motivo del mio viaggio che si è tradotto fin da subito nell’incontro tra “diversamente poveri”.

“Cosa posso fare io? Come posso aiutare queste persone?”. Queste le domande che si sono presentate alla velocità di un treno nella mia mente e adesso sento che il Signore mi rende sempre più chiara la strada nel servizio che sono chiamata a svolgere. Non riesco a percepire ancora in modo limpido di che cosa si tratti ma sono sicura che nulla avviene per caso. La curiosità e l’emozione di ritornare nella terra di Maria incominciavano a prendere il sopravvento alimentato anche dai messaggi carichi di gioia che arrivavano da tutti coloro che attendevano la nostra venuta.

Finalmente siamo giunti a Medugorje che è per me casa, un luogo dove il mio cuore trova sempre pace tra le braccia della Mamma Celeste. Solo una parola risuonava dentro di me:  fiducia. Questo affidamento totale mi è stato chiesto fin da subito quando ho appreso la notizia del fermo del tir in dogana per un banale problema: la non corrispondenza al computer di un codice a barra presente nei documenti .

La perquisizione del tir e l’apertura di varie scatole imballate ci hanno fatto perdere tempo ma non speranza nel portare aiuti umanitari gratuiti in una terra caratterizzata dalla diffidenza. Il continuo ripetere “ In manus Tuas” mi ha fatto passare dalla preoccupazione che il carico potesse essere trattenuto per giorni,  all’occupazione della gioia che avrei sperimentato nel vedere il bello e il buono che avremmo portato e donato. Maggiore è il bene che si vuole fare, maggiore è la difficoltà da aspettarsi!

Accompagnati dalla perseveranza, siamo riusciti a far transitare il tir e ci siamo diretti in Cittadella per scaricarlo e prepararci allo smistamento e conteggio che sarebbero avvenuti nei giorni successivi. La gioia nel vedere quanta benedizione il Signore ci aveva mandato attraverso la Provvidenza ha superato le difficoltà incontrate, lasciando i nostri cuori colmi di gratitudine, felicità e soddisfazione.

Inaspettato è l’incontro con Suor Sidonja, una cara persona conosciuta circa un anno fa appartenente al progetto “srce” rivolto alle famiglie bosniache in necessità. Tanta era la mia speranza nel poterla rivedere e rincontrare per consegnarle personalmente la sedia a rotelle e i pannoloni per le sorelle di cui si prende cura ogni giorno. Prima di partire ho tanto desiderato questo incontro e pensavo “sarà impossibile vederla, sarò a Medugorje solo tre giorni!”. Con mia grande sorpresa, invece, l’ho vista fuori dal garage dove stava avvenendo lo smistamento. Ero incredula, mi ripetevo “ma come possibile?! È proprio lei!”. Ci siamo abbracciate, scambiate sorrisi e in quel momento una profonda gioia ha pervaso i nostri cuori irradiando le persone che ci stavano accanto. Nonostante la difficoltà nel comunicare per via delle barriere linguistiche, siamo riuscite a comprenderci soprattutto attraverso il linguaggio non verbale dettato dall’amore concreto e tangibile. Io che sono sempre tanto razionale, che organizzo le mie giornate, mi sono sentita spiazzata di fronte al dono di questo incontro desiderato ma non programmato. Ho sentito in modo particolare che Dio ha condiviso con me la missione di questi giorni ed ho lasciato che fosse Lui l’autore di tutto.
Ancora una volta Gesù si è reso presente attraverso una parola del Vangelo che ha fatto breccia nel mio cuore: “ Egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero”. Ho colto un invito a fermarmi, a prendere il largo, a riposarmi nelle braccia di un Padre che mi vuole ristorare, ridonare nuova vita, nuova forza e nuova energia. Ho deciso, quindi, di salire sul Podbrdo ( la collina delle apparizioni ) insieme agli altri missionari, dove abbiamo recitato il rosario portando le nostre intenzioni su questo monte, chiedendo l’intercessione di Maria ( Gospa ). Arrivati su, abbiamo apprezzato il paesaggio avvolto nel silenzio più assoluto, lasciando spazio alla contemplazione e alla preghiera personale. Abbiamo vissuto un momento profondo di comunione tra terra e cielo, la pace e la tranquillità del posto ha invaso l’anima. Il momento di preghiera è poi proseguito dedicando tempo alla confessione, all’adorazione e alla messa dove abbiamo consegnato questa missione, ringraziato il Padre per la Provvidenza arrivata e il dono della possibilità di essere strumento nelle Sue mani in favore delle 500 famiglie di cui ci prendiamo cura.
Dopo questa missione ho capito che casa è dove sta il mio cuore perché solo vivendo intensamente ogni istante quello che il Signore mi pone davanti posso abitare l’altro in totale pienezza e fiducia ed essere abitata da un Amore che non chiede nulla in cambio.

di Martina Buono

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