Evangelizzazione

Il post-Comunione: effetti di Grazia da accogliere

Nel blog “…e Gioia Sia!” sono molti i post tematici dedicati all’Eucarestia rispondendo così a diverse delle domande rivolte in questi anni dai nostri lettori. Oggi approfondiamo un nuovo aspetto. Cercherò di renderlo intellegibile a tutti nonostante la difficoltà di alcuni testi che richiedono una preparazione teologica abbastanza avanzata…

Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, (i fedeli) offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con Essa; così tutti, sia con l’oblazione che con la santa comunione compiono la propria parte nell’azione liturgica, non però ugualmente, ma chi in un modo e chi in un altro. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente l’unità del Popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata (LG 11).

Tre sono gli aspetti fondamentali: sacrificale (memoriale), sacramentale (corpo/sangue), conviviale (banchetto). Tradizionale triade di sacrificio, presenza e convito, per cui l’uno non può stare senza l’altro. L’eucarestia è il rendimento di grazie della comunità in cui lo Spirito ripresenta col memoriale della pasqua la sua morte sacrificale nel sacramento della presenza del  Signore, donando se stesso nei segni del pane e del vino nella forma del convito.

L’eucarestia ha degli effetti propri che produce e sui quali dobbiamo confrontarci. La certezza che tali effetti ci siano è indiscussa, il fatto che li accogliamo e permettiamo producano frutto invece è messo in discussione dalla nostra libertà.

Oggi voglio in modo schematico proporveli come esame di coscienza per poterci confrontare con essi ogni qualvolta partecipiamo alla Messa:

  • Consolidare e sviluppare una grazia compresa seguendo la similitudo del pane e del vino. Come nella vita naturale così, nell’ordine della grazia, dichiara il Decretum pro Armenis, l’eucarestia  sostenta,  accresce,  fortifica,  ripara  e  dà gioia (DS 1322).
  • Per Tommaso l’effetto proprio dell’eucarestia è la trasformazione dell’uomo in Cristo.
  • Sottolinea anche l’effetto della carità. Il Cristo viene per renderci comunicatori di amore.
  • La remissione dei peccati nella colpa e, in parte, persino nella pena. Matteo parla di sangue versato in remissione dei peccati (Mt 26,28). Il Concilio di Trento ammette che si può ottenere il perdono dei peccati anche se grandi, tuttavia afferma che chi ha coscienza di esser in peccato mortale, deve premettere la confessione ribadita giuridicamente dal Diritto Canonico al can. 916.
  • Ecclesiologico: edifica e costruisce la Chiesa, aiuta a superare una visione intimistica, ci riunisce in un solo corpo.
  • Comunione con il corpo pneumatico del Risorto e con l’azione dello Spirito. E’ il corpo di Gesù Risorto, trasfigurato!

Signore, ogniqualvolta ti riceviamo, dilata la tua presenza in noi e donaci di edificare il tuo Regno mettendoci a servizio del comune carisma della fede amando la Chiesa!

Se volete gustrarvi un inno all’Eucarestia cliccate qui-> “L’Eucarestia: che mistero immenso” di Chiara Amirante.

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4 thoughts on “Il post-Comunione: effetti di Grazia da accogliere”

  1. Davvero ineccepibile, soprattutto per chi, come me, l’ha sperimentato più volte. L’anno scorso, avendo mansioni lavorative differenti, riuscivo quasi quotidianamente a ricevere l’Eucarestia prima di iniziare la giornata lavorativa, che affrontavo con una marcia in più soprattutto nel delegare i compiti e dirimere i contenziosi tra i colleghi; costoro accettavano di buon grado le mie direttive riconoscendomi un’autorevolezza che io stesso non mi riconosco 😉
    Grazie davvero Gesù, e donami la forza di farmi piccolo per essere pane spezzato per i fratelli.

  2. Carissimo Don Davide grazie di cuore per queste splendide parole di luce a proposito del Sacramento culmine del Cristiano che è l’Eucarestia. Se c’è qualcosa che rimpiango e che purtroppo non posso ricevere giornamente come in passato, è proprio questo dell’Eucarestia. Condivido ciò cje dice Raffaele, anched io per alcuni anni ho sperimentato la forza e la gioa che ti dà nell’affrontare una giornata nel mondo o al lavoro con i colleghi, se prima riesci a gustarti la partecipazione mattutina alla cena del Signore. E’ verissimo ti dà una marcia in più, ti Divinizza e col tempo e con il tuo libero assenso ti aiuta ad avere un legame sempre maggiore con L’amato che a volte ti fa paura. Auguriamoci tutti, attraverso l’amore e la partecipazione quanto mai più assidua e frequente a questo sacramento di poter affermare come san Paolo «Io vivo, ma non sono più io che vivo,è Cristo che vive in me» (Gal. 2,20).
    E Gioia sia!
    un abbraccio a tutti
    Antonello

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