Evangelizzazione
Quella notte alla stazione Termini.. pensieri di una missione particolare
Dopo due mesi circa, decido di condividere un’esperienza a cui ne sono seguite altre, ma questa prima volta è per me forse quella che merita di essere raccontata con semplicità, allo scopo di sostenere tutte le persone che incontriamo nei nostri contesti con Amore e ascolto. La custodivo nel mio cuore ma oggi voglio condividerla con voi. Grazie Chiara per il tuo si!
Quella notte alla stazione Termini.. era una notte non come le altre, un po’ più fredda per essere il mese di ottobre, ma riscaldata da tanti cuori e da tanti incontri fatti. Ci diamo appuntamento in quattro alle 21.30 circa per cominciare una missione di strada alla Stazione. In pochi attimi si apre quasi un libro di storie che rimangono impresse nel cuore per sempre. Iniziamo, dopo una nostra preghiera nel parcheggio di Piazza dei Cinquecento, ad addentrarci tra i binari e i luoghi meno frequentati, di un posto che ogni giorno vede passare milioni di persone con storie e provenienze diverse. Un luogo apparentemente luminoso per la presenza di negozi e luci naturali e non, di giorno, che si tinge di penombra la sera già ad una certa ora. Ripensiamo mentre camminiamo a Chiara, che da qui ha iniziato la straordinaria avventura di “Nuovi orizzonti” vent’anni fa circa, quando la stazione non era quella di oggi, ma più pericolosa e meno controllata. Per me era la prima volta alla stazione, anche se conosco bene tutta quella zona, avendo abitato negli anni dell’università per 5 anni a via dei Mille dietro via Marsala. Ricordo e mi tornano alla mente i momenti in cui a volte tornavo a casa e già alle 19 trovavo davanti l’ascensore ragazzi che cercavano riparo dal freddo insieme a quelli che vengono definiti “barboni”, ultimi di questa società. Per un momento mi tornano alla mente quegli anni! Questa sera, mi rendo conto che per tanto tempo ho vissuto a un passo dalla stazione, che oggi mi appare nuova e diversa, non conoscendo ciò che sta “dietro,”agli occhi dell’allora studente di 18 anni come me e al passante viaggiatore che in stazione corre e forse non si ferma mai in un luogo apparentemente di passaggio, quando, di passaggio non è soprattutto per molte storie. Si apre uno scenario davvero di “inferi,”giovani di tutte le età e provenienza geografica ma soprattutto questa sera stranieri che cercano non solo riparo e un angolo dove potersi riposare e passare la notte, ma chi li ascolti. Ci imbattiamo in storie segnate da grande dolore, le cui ferite sono ancora del tutto aperte e grondano di sangue talvolta causate dall’indifferenza, dal silenzio, dalla mancanza di un sorriso. Ripenso alla frase di Chiara “il mondo sta morendo per mancanza d’amore”. Ci sediamo a terra iniziamo a parlare prima con tre ragazzi provenienti dalla Libia, scherziamo, sorridiamo insieme, ci raccontano quello che fanno a Roma, che musica ascoltano, i loro problemi, i loro sogni… Dopo un po’ di tempo li lasciamo mangiare i pasti che alcuni volontari distribuivano insieme alle coperte. Li salutiamo e parte un abbraccio e una carezza… Da lontano ci salutano sorridendo per quel poco, secondo noi, ma che forse per loro in quella sera è stato tanto. Continuiamo, camminiamo in silenzio ci addentriamo in altri luoghi tra i binari che conoscevo se non quando partivo e ci imbattiamo in altre storie. Giovani che a trent’anni ti dicono: “ormai non mi interessa più nulla della vita, ch senso ha?”Pensavo che proprio per quel tipo di storia, la mia presenza, sarebbe stata ininfluente, essendo la prima volta che mi trovavo davanti a queste problematiche. Mi sentivo piccolo davanti a problemi di un mio coetaneo, per il quale la vita non aveva più senso. Anni di dolore, violenze, carcere alle spalle e ora a Roma, alla stazione, appena arrivato ma con il cuore lacerato e sfiducioso verso il futuro e gli altri.. dopo un’ora circa ci salutiamo. . e la sua risposta : “grazie, nessuno mi aveva mai ascoltato come voi”. Sembra che sia lui a ringraziarci, ma siamo noi a dirgli grazie, io in prima persona, perché la sua storia, la sua sofferenza mi riempiono di dolore, mi fanno toccare gli inferi e pensare che quel suo sorriso strappato può essere un passo verso una nuova vita. Ogni sera prego per lui e per le persone incontrate quella notte a Termini. Il finale di questa serata? Abbiamo raccolto sguardi di dolore, storie tragiche, ma torno a casa con nuova forza e consapevole che “Solo l’amore – come sottolinea Chiara – può far germogliare la Gioia di vivere nei deserti dell’umanità”.
Grande Angelo..ho sentito veramente per un attimo il tuo stato d’animo di vera “compassione”,di come la intende Gesu’ naturalmente,cioè di patire insieme il dolore delle persone con cui ti trovavi..non è da tutti una tale sensibilita’…ed un’abilita’ anke nel saperla riportarla in lettere,scrivendo,…complimenti e grazie per il tuo ascolto…anke io ero uno di loro..un tempo….
Grazie Stefano, le tue parole mi riempiono di gioia. Ho scritto quello che ho provato quella prima sera alla stazione Termini. Sono felice che questa mia semplice testimonianza sia stata un’ opportunità per riflettere . E’ bello vederti oggi pieno di “gioia” amare la vita! Un abbraccio
Siete Meravigliosi…..<3