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Due vite che si incontrano: un neonato abbandonato ed un’infermiera

«Io posso solo raccontarti in che modo sei entrato nella mia, di vita, perché già so che non ne uscirai mai più!»

È la storia di Giorgio, un piccolo neonato trovato in un cassonetto nei pressi del cimitero di Rosolina Mare, Rovigo, qualche giorno fa. Il piccolo era chiuso in una borsa e piangeva. Fortunatamente il suo grido è stato avvertito da un passante che non ha esitato a chiamare i soccorsi non appena ha trovato questo corpicino esanime. All’arrivo dell’ambulanza, il piccolo Giorgio era in condizioni critiche. Nel pomeriggio, però, il quadro clinico è migliorato.

In tutto ciò c’è un’altra persona ad essere stata salvata. Si tratta di Giorgia, l’infermiera che salvò il neonato abbandonato. È stata lei a tagliargli il cordone ombelicale e a tenerlo stretto tra le sue braccia nella corsa disperata dell’ambulanza verso l’ospedale di Rovigo.

È sorprendente come un aiuto possa cambiare radicalmente la vita di chi lo riceve ma anche di chi lo dona.

Tutto questo è stato testimoniato da una lettera che la stessa Giorgia ha scritto ad un giornale locale come testimonianza per un  futuro al piccolo che ha preso il nome di chi l’ha salvato.

«Caro Giorgio, l’altra notte non ho chiuso occhio pensando a te. […] È la storia del tuo primo giorno, che poi è anche la storia del nome che porti. Il mio nome.»

Non c’è nulla di più bello e di meno scontato che sentirsi dire una frase così ricca di affetto. Cos’è successo nel cuore di Giorgia? Non è una questione solo professionale, non ha solamente messo in atto quanto il suo lavoro le chiedeva di fare. Ha messo in gioco una parte importante se non addirittura fondamentale della persona: il cuore.

Non chiudo occhio infatti quando qualcuno mi entra nel cuore, non chiudo occhio quando la persona a cui voglio bene sta rischiando la vita. Non chiudo occhio infine quando chi mi è entrato nel cuore non ha una famiglia che lo possa accogliere.

Il cuore. È il luogo più sano e più vero in cui una persona può entrare per trovare cure e ristoro. Non c’è reparto ospedaliero che possa essere migliore di quello. In esso si può trovare la vita che permette a chi soffre di rifiorire. È una fonte di elettricità che mette in moto i meccanismi maggiormente in tilt, ridandogli vigore.

Il cuore. Niente e nessuno può sostituirsi ad una realtà simile: è luogo e rimedio ideale per qualsiasi guarigione.

« Ti auguro di essere felice. Di crescere sano, di conservare la forza che hai dimostrato di fronte a quel cimitero che dovrebbe servire a contenere i morti e che invece ci ha restituito una vita.»

Giorgia si è giocata il cuore. Ha ridato vita ed in cambio ha ricevuto vita. Nonostante il fatto tragico e privo di ‘perché’ razionali che spieghino l’abbandono di un neonato, c’è ancora chi ha il coraggio di offrire riparo e cure, affetto e sostegno. C’è chi ancora punta al cuore!

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