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Nelle mie vene

spunti da "in my blood" di Shawn Mendes

Aiutami,
è come se le pareti stessero cedendo (…)
Sdraiato sul pavimento del bagno,
senza sentire niente,
sono sopraffatto e insicuro,
dammi qualcosa da poter prendere per calmare lentamente la mia mente

Queste sono le parole con cui inizia una canzone del momento: In my blood  di Shawn Mendes.
Ascoltandone solo la musica, sembra un’ennesima hit di cui fra qualche mese ci saremo già dimenticati.

Fermandomi ad ascoltare bene invece, il testo rivela una profondità inaspettata. Un testo che si fa portavoce del grido di tantissimi ragazzi, portavoce della realtà della stragrande maggioranza dei giovani d oggi: ansia, paura, solitudine, non senso, angoscia, depressione…

Infatti, la canzone continua dicendo: “guardando ancora il mio telefono mi sento ansioso, ho paura di essere solo di nuovo e lo odio”.

Una solitudine, un vuoto a cui non basta avere 1000 amici su Facebook o 500 follower su Instagram, per essere colmato.
C è bisogno di Qualcuno…

E ancora:

Ho bisogno di qualcuno ora …” e lo ripete più volte.

Noi questo Qualcuno sappiamo bene chi è, ed è Dio!
Quante volte ci siamo ritrovati in situazioni descritte così bene da questo testo. Cosa ci ha portato a non viverle più?  Avere incontrato quel Qualcuno che è capace di riempire quel vuoto, un esperienza di Amore grandissimo, di misericordia, di pace … a volte attraverso un abbraccio o un sorriso, uno sguardo, uno stare insieme.

Allora da giovane, fortunatissima ad avere incontrato Dio già a 20 anni, mi sento responsabile di portare questa Verità, questa luce; di dire a tanti giovani che è possibile non stare più cosi!!!

So cosa vuol dire, conosco bene quelle sensazioni e so anche com’è è cambiata dopo la mia vita con Dio.

Tutti noi cristiani abbiamo la responsabilità grandissima di dirlo, di parlare con i giovani perché davvero non abbiamo neanche idea di quanto un sorriso, un abbraccio, un “‘come stai?” possa fare bene e arrivare anche a salvare una vita.
Conosco persone che hanno incontrato Dio attraverso un abbraccio.

Auguriamoci di poter essere suoi strumenti ed essere quelle braccia, quel cuore, quell’ascolto, quello sguardo capace di far incontrare Dio.

Simona Rescigno

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