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Nella solidarietà reciproca la risposta alle emergenze del nostro tempo

Intervista a Chiara Amirante per "In Terris", 19 Aprile 2020

  • In primis, come sta vivendo questo periodo in prima persona, emotivamente e “praticamente”?

Certamente penso che sia una delle ore più buie e più gravi che la nostra storia abbia vissuto e sento tutta la responsabilità di viverla innanzitutto in preghiera. Riflettevo in questi giorni come davvero un microrganismo è riuscito a mettere il mondo, i potenti in ginocchio e proprio nel momento in cui forse ci sentivamo troppo forti delle nostre scoperte, della tecnologia, della scienza. Credo che più che mai questa pandemia ci abbia messo tutti in ginocchio, compresi i potenti; ma riflettevo che forse è proprio il tempo di stare in ginocchio, che possiamo imparare a stare in piedi quando la croce diventa così pesante solo se impariamo a stare in ginocchio. Quindi sentivo proprio la necessità di vivere più che mai questo tempo immersa nella preghiera, non solo perché abbiamo vissuto la Quaresima, la Settimana Santa ma perché credo nella forza, nella potenza della preghiera e sono convinta che la preghiera non solo ci permette di custodire quella pace del cuore quando sembra impossibile custodirla ma sono convinta anche che la preghiera ci dà quella luce per credere che anche se non andrà tutto bene – perché non andrà tutto bene: stiamo vedendo ogni giorno bollettini di guerra –possiamo credere che tutto concorre a un bene per coloro che amano Dio e quindi che il nostro Padre che è nei cieli, qualunque cosa che Lui permetta, sa far sì poi che concorra a un bene per i suoi figli. Ecco, la preghiera mi dà anche quella consapevolezza che se viviamo il Calvario, se viviamo il Getsemani e lo viviamo uniti in Cristo, è una via che siamo chiamati a percorrere con Lui ma è una via che non si ferma al Calvario: c’è la gloria della risurrezione che attende ed è più forte di ogni Calvario. Quindi cerco di vivere questo tempo con tutta la sofferenza di accogliere il grido di tanti fratelli, che in questo momento è più forte che mai, la paura e l’angoscia di tanti dinanzi alla morte che aleggia come non mai e ci fa sentire tutti vulnerabili e con la possibilità di essere colpiti in prima persona; colpiti i nostri cari, colpiti noi e colpite le persone che amiamo, anche nella maniera più dolorosa che si possa pensare, perché senza l’ultimo saluto e senza neanche la possibilità di un funerale… però con quella certezza che la fede ci dà: che la morte non ha l’ultima parola, la morte è stata sconfitta ed è un passaggio dolorosissimo ma che ci dischiude gli orizzonti dell’eternità. Sto cercando di vivere immergendomi nel mistero pasquale con la fede che, come diceva Papa Francesco, la speranza non delude, e anche con una nuova consapevolezza: che siamo veramente in una terza guerra mondiale che colpisce tutti, civili e non civili, e da cui nessuno è esonerato, non solo per la pandemia ma anche per le tante crisi che stiamo vivendo e per ciò che stiamo raccogliendo, perché abbiamo seminato male e stiamo raccogliendo male: stiamo raccogliendo morte, stiamo raccogliendo un avvelenamento molto grave di tutto il nostro pianeta. Ci sono tante urgenze, penso agli immigrati, ai profughi, alle guerre civili, alle tante malattie che si stanno diffondendo, che fanno molti più morti della pandemia, pensiamo solo al tumore. Quindi credo che sia un tempo che più che mai ci mette di fronte a un’opzione: o continuiamo a restare chiusi in noi stessi, nei nostri interessi personali per cui si è pronti a calpestare i diritti dei più piccoli, dei più fragili e la Terra, la nostra casa comune in nome del dio denaro, in nome del potere e dei propri interessi oppure capiamo che questo più che mai è un tempo che ci interpella tutti in prima persona e che questa guerra la possiamo vincere solo se la combattiamo tutti insieme, tutti in comunione. Quindi è sì il tempo di stare in ginocchio, in preghiera ma anche il tempo che ci chiede solidarietà, fraternità, unità e la consapevolezza che questa guerra la vinceremo se chiediamo a Colui che tutto può la forza per affrontare questa grave crisi e se diventiamo cirenei gli uni degli altri per aiutarci a vivere un tempo che sicuramente è drammatico per tutti. Quindi la nostra forza non è nel chiuderci vedendo tutti come possibili nemici ma nel sentire la responsabilità del nostro fratello e nel cercare insieme di portare questa croce credendo nella forza dell’amore e credendo che la fede ci insegna che dopo ogni notte c’è una nuova aurora e dopo il Calvario ci attende la risurrezione. Credo che dopo questo tempo di purificazione grande ci sarà anche una nuova primavera.

  • Immagino abbia ricevuto e fatto diverse telefonate: dalle persone che segue ai suoi amici e parenti. C’è più paura o più fiducia, al momento?

Sicuramente c’è tanta paura, perché non c’è persona che non si senta esposta al pericolo di morte, perché non sai da dove arriva. Nelle guerre, per quanto drammatiche siano, c’è chi va al fronte e sa di esporsi al pericolo; c’è chi resta nelle città ma ci sono gli allarmi che ti avvertono che sta arrivando un bombardamento… In questo caso purtroppo chiunque incontri può essere una persona che, senza neanche saperlo, ti può contagiare e se tu sei fragile puoi morire per questo contagio. O peggio ancora, ognuno di noi può sentirsi un potenziale portatore di morte per i suoi cari, perché sappiamo che ognuno di noi, magari inconsapevolmente, anche nella fase asintomatica potrebbe portare questo virus alle persone che più ama. Quindi sento che c’è tanta paura in tante persone, paura giustificata, perché tantissime delle persone che sento purtroppo hanno qualche caro, qualche amico, qualche parente in terapia intensiva, ricoverato. Io stessa l’altra settimana ho avuto una mia carissima amica che è morta, così, in pochi giorni, senza poter salutare i suoi, senza poter avere un funerale. Però, aldilà di questa paura, che sicuramente accompagna l’ansia, l’angoscia, vedo anche tanti segni positivi: io vedo anche una nuova solidarietà, una nuova capacità di stringersi in quelle relazioni che forse le corse di ogni giorno ci portano trascurare. Vedo la voglia di imparare anche qualcosa da questo momento difficile, vedo molta più sete di spiritualità, di profondità, rapporti molto più profondi, molto più veri aldilà delle maschere. Vedo la riscoperta delle piccole cose che avevamo un po’ perso: quando perdi qualcosa, sai dare un valore a ciò che magari dai per scontato e arrivi a saper dare molto più valore alle cose piccole, alle gioie di ogni giorno, alla bellezza di un abbraccio proprio adesso che non possiamo più abbracciarci, alla bellezza dello stare insieme, alla bellezza di poter fare una passeggiata, di gustarsi un tramonto… Nei momenti di grande difficoltà tanti sono capaci di lasciarsi interpellare in prima persona e tirar fuori quelle risorse spirituali che magari normalmente, nel tran tran quotidiano, restano un po’ sopite.

  • Crede che i fedeli stiano vivendo questo periodo con animo differente? E come?

Sicuramente tanti fedeli e tanti non fedeli che ho sentito, dinanzi a questa possibilità della propria morte, di quella dei propri cari, dinanzi alle tante immagini angoscianti che ogni giorno i Tg e tutte le trasmissioni ci propongono, hanno avuto una maggiore sete di spiritualità, di preghiera. Mi colpisce quanti stanno seguendo la Santa Messa con Papa Francesco la mattina, quanti hanno seguito tutte le celebrazioni del triduo pasquale, cosa che magari prima tendevano a non fare, quanti hanno sentito il bisogno di pregare molto di più, di approfondire la loro fede, di porsi quelle domande esistenziali che sono il cuore della nostra fede ma che il più delle volte viviamo con molta superficialità. In questo tempo di Settimana Santa, c’è un desiderio molto più forte di immergersi nel mistero pasquale, di immergersi nel mistero di un Dio che ci ama così pazzamente da dare la sua vita per noi e di interpellarsi rispetto al grande mistero che è la grande notizia del cristianesimo: la risurrezione. Perché se è vero che Cristo è risorto, tutto cambia, anche la prospettiva della morte, che chiaramente è sempre dolorosa, sempre ci fa paura, la prospettiva della malattia, della sofferenza… alla luce di questo mistero il grande non senso della nostra vita acquista un nuovo senso perché Dio stesso ha percorso quella strada riempiendola di senso e di significato. Quindi tanti la vivono con questa certezza: la morte non ha l’ultima parola e niente e nessuno ci può separare dall’amore di Cristo. Grazie alla fede in un Padre che è Papino per noi cristiani (Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Abbà, Papino), possiamo non lasciarci togliere la speranza, non lasciarci togliere la fede che l’amore è più forte della morte. Quindi fra i segni positivi che vedo ci sono anche questo risveglio della sete di spiritualità, della sete di Dio e questo bisogno di andare un po’ più in profondità, di ascoltare il silenzio, cosa che sempre ci ha fatto paura, e di farci quelle domande importanti: chi sono? Cosa voglio? Che senso sto dando alla mia vita? Ho una vita sola e per cosa la sto spendendo? Qual è la mia missione in questo momento così grave per tutta l’umanità?

  • L’unione che sta mostrando l’Italia al momento sarà abbastanza forte da rimanere salda anche a emergenza passata? O crede che ci sia il rischio che questa esperienza ci insegnerà “poco” e che le minoranze torneranno a essere tali? La spaccatura tra Nord e Sud del Paese si avvertirà dopo come prima?

La mia speranza è che la sofferenza, comunque, se la si sa vivere bene, è sempre un crogiuolo da cui possiamo tirar fuori quell’oro nascosto e presente nell’anima di ciascuno. Così certamente la mia speranza è che possiamo vivere bene questo momento di prova e che possiamo viverlo come un’opportunità per crescere di più, per prendere più consapevolezza che non è il tempo delle divisioni e non è il tempo dei muri ma il tempo della fraternità. Come ha ricordato ancora Papa Francesco, siamo nella stessa barca, c’è con noi il Maestro e dobbiamo aver fede in Lui ma dobbiamo anche sapere che in questo momento dobbiamo remare insieme. Questa crisi non è solo una crisi dovuta al coronavirus, è una crisi che stiamo vivendo a livello globale, è una crisi dell’ambiente, è una crisi economica che ci porterà a vedere, oltre che i morti, i livelli di miseria, di povertà aumentare esponenzialmente. A volte quando si è in situazioni di difficoltà purtroppo cresce anche la violenza, l’aggressività, si vede ciascuno come un potenziale nemico. Spero e prego perché vinca la consapevolezza dell’importanza di aiutarci, di cooperare, di remare insieme, di combattere insieme questa battaglia. Non ho la sfera di cristallo per cui non posso sapere se domani saremo migliori o peggiori, perché la sofferenza ha proprio questa caratteristica: o tira fuori il meglio di te o tira fuori il peggio. Naturalmente io sono ottimista per natura, se no non potrei fare quello che faccio, perché ogni giorno sono a contatto con le tragedie più grandi. L’esperienza mi insegna che comunque c’è sempre una luce alla fine del tunnel, c’è sempre una capacità incredibile di bene in ogni persona. Chiedo che questa prova ci aiuti a tirar fuori questa capacità di bene che spesso resta un po’ assopita, e ci porti a trovare nuove risposte a quelle emergenze globali che vanno ben oltre la pandemia che nostro pianeta sta vivendo, risposte cercate insieme che abbiano efficacia, molto più dell’illusione di poter combattere ognuno la propria battaglia, perché l’unione fa la forza.

  • Mons. Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, ha detto in un’intervista a La Stampa che “I mezzi clinici da soli non bastano, contro il Covid-19 servono gli anticorpi della solidarietà”. Le chiedo di commentare.

Dobbiamo essere fiduciosi che presto troveranno delle medicine, troveranno un vaccino ma, come dicevo prima, è una battaglia che possiamo vivere insieme, è un tempo in cui non possiamo semplicemente pensare alle nostre paure, alla nostra crisi: dobbiamo per forza essere attenti a chi non ha già più di che mangiare, alle famiglie che non sanno già più come arrivare a fine mese e se non ci mettiamo in quest’ottica, anche rispetto alla crisi globale che stiamo vivendo, non abbiamo una prospettiva di futuro. Il Papa invitava anche l’Europa ad essere unita in questo momento. Certamente solo se saremo solidali gli uni con gli altri fra persone, nazioni e popoli, potremo trovare delle strategie di risposta alle tantissime emergenze che oggi ci interpellano.

  • Riscoprire la comunione e la condivisione con i propri familiari e conviventi è senza dubbio una gran cosa. Per molti c’è il rischio di non poter passare insieme la Santa Pasqua. Cosa si sente di dire a queste persone?

Certamente essere forzatamente isolati dai nostri cari in questo periodo è una delle sofferenze più grandi per tutti. Però ho visto anche qui tanta fantasia nello scoprire nuove possibilità, nel non voler perdere assolutamente la possibilità di essere insieme anche a distanza. Ho visto tante famiglie sfruttare i collegamenti informatici ed essere più unite di prima anche grazie a queste connessioni Internet che oggi ci danno la possibilità di essere nella stessa stanza a parlare gli uni con gli altri anche se siamo a mille chilometri di distanza. Anche noi qui a Nuovi Orizzonti, a Cittadella Cielo, per motivi di sicurezza abbiamo dovuto mandare delle loro famiglie tanti ragazzi accolti che avevano una famiglia dove rientrare. Con alcuni siamo rimasti qui ma la cosa bella è che nonostante le distanze, ognuno nelle proprie case come mai era avvenuto, abbiamo vissuto questa Pasqua più che mai in comunione con tutta la nostra grande famiglia. Grazie alle nuove piattaforme abbiamo potuto ogni giorno incontrarci virtualmente e fare momenti di profondissima condivisione di ciò che stavamo vivendo con circa 400/500 responsabili di Nuovi Orizzonti, grazie alla piattaforma di Zoom. Grazie alle dirette social siamo riusciti a essere in collegamento con 50.000 amici, piccoli della gioia, cavalieri della luce della nostra grande famiglia di Nuovi Orizzonti. E come l’abbiamo fatto noi che abbiamo tanto a cuore l’essere famiglia (ci teniamo ad avere sempre momenti di comunione ogni settimana, ogni mese), ho visto tante famiglie farlo nel loro piccolo, anche se a distanza, grazie a queste connessioni web.

  • Qual è la prima cosa che farà dopo il ritorno alla normalità?

Per quanto mi riguarda, purtroppo dovrò essere ancora molto attenta e prudente, perché sono fra quelle persone che delle cinque patologie più vulnerabili al coronavirus ne hanno ben quattro. Già prima del lockdown avevo incontrato persone che in seguito ho scoperto che erano positive. Prima ancora di scoprirlo avevo tutta una serie di sintomi, sembrava che mi fossi contagiata e i medici erano molto spaventati, perché sono fra quei casi che potrebbe non sopravvivere al coronavirus. Così si sono molto raccomandati che, aldilà del lockdown, io sia sempre molto attenta. Finché non ci sarà la terapia – naturalmente ci vorrà un po’ perché arrivi – dovrò continuare un po’ questo isolamento. È un isolamento relativo, qui ora siamo in venti, ma stiamo cercando rispettare tutte le norme di sicurezza che adesso sono prescritte. Quindi non credo che potrò cambiare di molto il mio comportamento attuale. Questo per me sarà molto difficile, perché la mia vita è fatta di grandi incontri, normalmente ogni giorno qui siamo 120 e poi arrivano sempre tante persone… Non sarà facile per noi di Nuovi Orizzonti: l’abbraccio è sempre stata una scoperta veramente bella, che ci caratterizza, tanto che proponiamo gli abbracci gratis ed è un modo per trasmettere speranza e luce a tanti.

La prima cosa che farò sarà continuare a pregare, non smetterò di intensificare la preghiera e poi spero anche di potermi rigustare qualche passeggiata all’aperto, anche se prima non è che avessi tutto questo tempo di farmele. Devo dire che non cambierà di molto: continueremo a vivere in questa consapevolezza nuova, rinnovata dell’importanza di non perdere la bellezza dei ritmi un po’ più tranquilli (più tranquilli si fa per dire, perché le emergenze sono sempre tante), un po’ più a misura d’uomo che stiamo vivendo in questi giorni. La prima cosa che vorrei fare è non perdermi questo, non perdermi quei tempi di condivisione che i ritmi un po’ meno frenetici che ci ha imposto il coronavirus ci hanno dato la possibilità di gustare.

  • A fine maggio uscirà il suo nuovo libro, “Dio è Gioia”, che coinvolge il Santo Padre. Le chiedo con quale spirito si è messa al lavoro su questo progetto, nato da un incontro importante per la sua comunità.

Lo spirito è quello di comunicare la scoperta che ha cambiato la vita a me in prima persona e poi ormai a migliaia e migliaia di persone che fanno parte di Nuovi Orizzonti: la scoperta che Dio è gioia, vissuta personalmente da migliaia di ragazzi che sono arrivati in comunità. La scoperta che le vie di pseudo-felicità che il mondo ci propone spesso si trasformano in vie che ti portano a vivere l’inferno già su questa terra, quindi sono tutt’altro che vie di felicità. La scoperta che la spiritualità, per quanto oggi venga trascurata, è una strada fondamentale non solo per farci ritrovare la gioia piena, non solo per farci riscoprire la pace di cui il nostro cuore ha bisogno ma anche per realizzarci in pienezza. Io credo fermamente che noi siamo immagine e somiglianza di Dio, un Dio che è amore, quindi che abbiamo bisogno di amare e di essere amati e che abbiamo bisogno di crescere in questa capacità di amare. In questi anni a Nuovi Orizzonti abbiamo fatto un percorso sull’arte d’amare, sulla conoscenza di sé e guarigione del cuore che abbiamo chiamato Spiritherapy, che ci porta ad approfondire quei segreti che Colui che ci ha creato ci ha dato per la pienezza della gioia, sperimentandone ogni giorno l’efficacia perché ci sono migliaia di ragazzi che sono arrivati qui disperati e oggi sono testimoni della gioia di Cristo risorto. Possiamo anche sperimentare che nello spirito, che ci caratterizza fra tutte le altre creature, abbiamo delle potenzialità immense. Grazie queste potenzialità possiamo vivere la nostra vita con una pienezza completamente nuova e possiamo liberarci dalle tante trappole che imprigionano il nostro volo e possiamo scoprire la grande missione che ognuno di noi ha in questo breve passaggio sulla terra. Quindi il libro Dio è gioia nasce intanto dal voler condividere questa scoperta: che Dio ci ha dato la via per la pienezza della gioia, una via che spesso abbiamo dimenticato; e poi, proprio all’insegna di questo tema “Dio è gioia”, per condividere un momento meraviglioso, di grande sorpresa e di regalo grande che Papa Francesco ci fatto nel venire in comunità. Abbiamo condiviso con lui delle esperienze che caratterizzano tanti ragazzi che arrivano in comunità: l’esperienza dell’inferno della strada, delle baby gang, dell’inferno della tossicodipendenza, della bulimia, dell’aborto, della sesso-dipendenza. Ma come sabato santo abbiamo meditato la discesa agli inferi di Gesù, così abbiamo fatto l’esperienza che quando Gesù scende nei nostri inferi si rende via per noi verso la risurrezione, abbiamo avuto il dono di poter sperimentare quella pienezza di vita che Lui solo ci dona. Quindi il libro Dio è gioiavuole essere una condivisione di questa scoperta della gioia ma anche un condividere con il mondo questo momento di grazia veramente straordinaria: Papa Francesco, da cuore a cuore, ha risposto alle testimonianze dei ragazzi passati dalla morte alla vita, consegnandoci tante perle preziose. Poi c’è anche un’intervista fatta a lui sulla gioia e ci sono anche delle condivisioni di tanti amici della comunità che hanno partecipato all’incontro qui con lui, da Boccelli a Nek, a Matteo Marzotto, a Fabio Fazio, che ci raccontano qualcosa dell’importanza della scoperta della spiritualità come via della gioia.

Chiara Amirante nell’intervista con Renato Calvi 

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