Famiglia
Pronto? Nonna, sono io!
“Pronto? Nonna, sono io!”. Non serve neppure dirle che sono Luca, che mi riconosce dalla voce. I miei nonni sono la memoria della mia vita, l’archivio, l’hard disc della mia famiglia. Ma c’è una nonna che ogni qualvolta la sento, mi spaesa sempre. Questa è la storia di una delle tante chiamate fatte a questa donna.
La sento e mi riconosce al suono della mia voce. È come se negli anni avesse affinato i sensi. Si pensa che invecchiando il fisico declini. È vero in parte. Con lei ho visto che alcuni sensi, per non dire tutti, si sono perfezionati. Interrompe subito la mia telefonata. “Luca, vuoi una ricarica al telefono?”. Sì, diventerà il leitmotiv con cui ogni discorso viene interrotto da lei… “No, nonna. Non ne ho bisogno!”. Ovviamente non è aggiornata sui vari abbonamenti alla compagnia telefonica.
Alla domanda: “Come stai?” lei mi racconta quanto succede in famiglia, nel vicinato, nel borgo in cui vive. È il suo modo per dirmi come sta: vive osservando, alle volte prendendo posizione in modo non molto oggettivo sui fatti o sulle persone, racconta quanto succede, descrive i suoi stati d’animo, declina i suoi innumerevoli acciacchi. È il suo modo per dire che sta bene perché è ancora capace di raccontare, di ascoltare il suo corpo, di osservare, di prendere posizione, giusta o sbagliata che sia. “Vuoi una ricarica?”. È l’ennesima volta che me lo chiede, ma invece di pensare che non mi ascolti, credo fermamente che dietro a questa domanda ci sia qualcos’altro. Dopo un po’ di novità sulla settimana trascorsa mi chiede sempre e con costanza se mi trovo bene, se sto in salute. Sono cose che sono per lei e credo per tutti coloro che hanno una storia, una memoria, le vere priorità della vita: la felicità nel qui ed ora, la salute, la serenità.
Si ferma ancora affermando: “Domani mando tuo papà a farti una ricarica!”. Io sorrido, anzi rido proprio, perché lo afferma con disinvoltura, quasi fosse un’evidenza per lei, un giusto atto da compiere. Ebbene sì, per lei è un gesto di affetto, è un mezzo per fare qualcosa per me perché la distanza fisica, abitando a centinaia di chilometri, non può permettere altro. Ma perché una ricarica?
Lei è custode della mia storia di vita, il contenitore dentro cui sono conservati i bei momenti della mia vita e quelli più difficili. Lei sa ironizzare, è una maestra quando si tratta di mettere delle priorità con qualche battuta che ti fa capire con una grande arte che ciò che conta è stare bene. Mi ha dimostrato negli anni che star bene è avere salute, affetti veri e fecondi perché famiglia e fecondità, per chi ha un po’ di storia, sono sinonimi.
“Allora, ti faccio ‘sta ricarica?”. Sì nonna, fammela. Non ne ho bisogno, ne ho necessità perché per te ricaricarmi il telefono è un modo per dirmi ancora una volta che sentire la mia voce, raccontare qualche fatto, anche banale, ascoltare quello che il corpo ti sta dicendo, ricordare fatti del passato, sì, sono modi per dirmi: “Ti voglio bene e ci sono!”.
I nonni sono questo in fondo. Sono coloro che ti mettono davanti alle vere priorità, davanti ai veri bisogni, davanti a ciò che dà serenità e tranquillità. Non parlano di sacrificio, bensì di impegno perché per loro la vita è tale se sai da dove vieni, verso dove vai, senza dimenticarti di ascoltare come stai. Lei in questo è una grande donna.
Parlare. Sentire la mia, la tua voce. Per lei è felicità. Per lei è fare storia. Per lei è vita. Per me è gioia perché mi ricorda costantemente che ho un’origine, che c’è qualcuno che mi riconosce al suono della voce. Se lei è così attenta, come sarà Dio nei miei confronti? “Luca, vuoi una ricarica!”. “Sì nonna, non vedo l’ora e grazie infinite per dirmi ti voglio bene in un modo così originale ma così tuo!”.